FOCUS - La Lazio del 2000 fabbrica di allenatori: da Mancini a Simeone passando per... Inzaghi

La grande scommessa della Lazio, Simone Inzaghi. Claudio Lotito sceglie la soluzione più conveniente, la decisione dopo aver esonerato Stefano Pioli. Simoncino arriva dalla Primavera con furore (agonistico) e tanta voglia di buttarsi nel calcio professionistico. Sedici anni fa faceva parte di una squadra invincibile con tanti grandi giocatori diventati poi allenatori. Lui è solo l’ennesimo calciatore passato dal campo alla panchina.
MANCIO E SIMEONE SU TUTTI - Certo che di campioni in quella Lazio del duemila ce n'erano. La storia del calcio però insegna che non tutti i grandi giocatori poi diventano grandi allenatori. Ovvio, è il passo più naturale per un ragazzo diventato grande rimanere legato al mondo calcististico. Da quella formazione targata Eriksson, di allenatori ne sono usciti. Il primo? Roberto Mancini, già secondo dello svedese nell’annata successiva al Tricolore. Poi Fiorentina, il ritorno alla Lazio da primo tecnico e poi via verso altri lidi. Inter, Manchester City (con il quale vince una Premier League), Galatasaray e ancora in nerazzurro. Nel giro di un decennio è diventato uno dei manager più quotati. Come un’altra vecchia conoscenza laziale, Diego Pablo Simeone. Si è fatto le ossa in Argentina come da giocatore, poi Catania, ancora Racing Club e Atletico Madrid (conquistando una Liga). Un fenomeno della panchina così come lo era in campo. Giusto per citare Veron: “Io presidente, Simeone allenatore e Nesta ds”. Ma l’ex capitano biancoceleste il ruolo dietro alla scrivania mica gli piace. No, vuole avere sempre i piedi sul campo e allora è diventato tecnico del Miami FC. ‘Tu vuò fa l'allenatore americano’, poi il grande sbarco in Italia. Nel calcio più probante e allo stesso tempo più stimolante. Gavetta o non gavetta? Simone Inzaghi, come suo fratello Pippo, ha fatto il passo tra i grandi direttamente dalla Primavera. Per l’ex Milan è stato un salto nel vuoto senza paracadute, per il laziale il banco di prova inizia ora.
GLI ALTRI - A proposito di Milan, e Sinisa MIhajlovic? Eccolo un altro giocatore di quello Scudetto diventato tecnico. Ma ci sono anche Pancaro, Almeyda, Lombardo, Ravanelli, Conceição e Marcolin. Il mestiere del calcio è questo: si corre in campo e si finisce col dire agli altri di farlo secondo i tuoi schemi. Tanti gli esempi al di fuori della sfera biancoceleste: da Cruyff ad Ancelotti, passando per Capello, Zidane e Guardiola per citarne alcuni. Ma non bisogna per forza essere fenomeni del pallone per diventare bravi tecnici. La storia spiega benissimo: Sacchi ad esempio era un rappresentante di scarpe, Sarri un impiegato di banca e Mourinho insegnava educazione fisica. Un filosofo dell’epoca antica, tale Aristotele, di calcio non ne sapeva nemmeno l’esistenza. Ma disse una cosa: per essere un buon fantino non bisogna essere stati un cavallo. Dunque Inzaghino può stare tranquillo: non è stato di sicuro l’attaccante più forte del mondo, ma ha la possibilità di diventare un grande allenatore. Lazio permettendo.