La battaglia di Chiara, ascolta l'inno della Lazio e non molla

La partita più dura, senza ombra di dubbio, la sta giocando Chiara, massacrata di botte dal fidanzato e ora ricoverata in rianimazione in condizioni gravissime. Chiara ama la Lazio, la sua fede. Dopo 17 giorni non molla e respira ancora. Il padre si racconta sulle colonne del Messaggero: "Per me già è un miracolo che ci sia. Le ho cantato l’inno della Lazio ”So’ gia du’ ore”, quello che piaceva a lei. Tutti gli apparecchi si sono messi a suonare, sono arrivati i medici: i battiti del cuore erano aumentati e la pressione si era alzata. Le ho stretto la mano parlandole, è successa la stessa cosa, il cuore ha accelerato. Magari sono solo io che mi sto facendo delle illusioni, un padre non si può rassegnare e si attacca a qualsiasi cosa, però queste reazioni le ho viste. Muove le braccia, l’altro giorno si è anche scoperta. I medici però mi hanno gelato: dal primo giorno non è cambiato niente, Chiara non ha speranze”. Vita contro morte, una ragazza di 19 anni che però non lotta da sola: la famiglia, i tifosi biancocelesti, la Lazio le stanno accanto. La aiutano a non cadere in uno stato vegetativo: sì, perché secondo i medici, se sopravviverà sarà condannata ad una vita parallela. La pena peggiore. Chiara non molla, proprio come quel coro che parte dalla Curva Nord e riempie lo stadio Olimpico: quel ‘Non mollare mai’ urlato a squarciagola, stavolta, è tutto per te.