Maurizio Maestrelli, il ricordo di Franco Recanatesi: "Il libro sul Maestro cementò la nostra amicizia"

29.11.2011 09:18 di  Giorgia Baldinacci   vedi letture
Fonte: Corriere dello Sport - Franco Recanatesi
Maurizio Maestrelli, il ricordo di Franco Recanatesi: "Il libro sul Maestro cementò la nostra amicizia"

Notizie come quelle della morte di Maurizio prima ti strappano l’anima, poi, come un anestetico, arriva l’onda dei ricordi. Maurizio con Massimo (sempre l’uno vicino all’altro) a 7/8 anni vestiti come due calciatorini sul campo d’allenamento di Tor di Quinto: magliette spesso di taglie più grandi che toccano le ginocchia, i capelli lunghi e arruffati, il sorriso della felicità, le corse a perdifiato davanti a papà Tommaso che li accarezza con gli occhi. Il quadretto familiare (cui talvolta si aggiungeva mamma Lina) era diventato quasi una sigla di chiusura degli allenamenti della Lazio, almeno nei mesi non scolastici. La Lazio di Chinaglia e di Oddi, di Wilson e di D’Amico, di Frustalupi e Re Cecconi: squadra grande quante altre mai e bersaglio di una maledizione bieca e ostinata. Inesauribili, i gemelli Maestrelli non trascuravano nulla pur di rimanere incollati a quel prato verde. L’ultima risorsa eravamo noi giornalisti che indugiavamo alla ricerca di qualche notizia o dichiarazione in più: “Facciamo due tiretti?” imploravano Maurizio e Massimo mentre i giocatori già rombavano al volante delle loro auto di grossa cilindrata e il papà aveva avviato il motore della sua utilitaria. La pazienza e l’amore di Tommaso Maestrelli per i suoi gemelli si manifestavano ovunque, anche e soprattutto negli spogliatoi prima delle partite, dove Maurizio e Massimo erano ammessi perché portavano qualche scompiglio ma anche tanta fortuna. A Foggia quei due mocciosetti - neanche sei anni - si scagliarono contro l’arbitro Panzino, colpevole di aver negato un rigore alla squadra pugliese allenata dal papà. Lo stesso Panzino che il 12 maggio 1974 fu chiamato ad arbitrare Lazio-Foggia. Sollecitati dal papà, erano andati a stringergli la mano e Panzino aveva fatto il gesto di mettersi in guardia: «Ehi, ragazzi, oggi state calmi, eh?». Quel giorno la Lazio vinse il primo scudetto della sua storia e da allora i piccoli Maestrelli non uscirono più dagli stadi.

La morte di Tommaso due anni dopo fu una tragedia per tutta la famiglia ma – se possibile - per i gemelli in particolare. Che sono cresciuti nel suo nome, nel suo ricordo, nei suoi insegnamenti. Sempre insieme, due strani siamesi con due corpi distinti. Puliti, educati, rispettosi. Si sono sposati insieme, hanno avuto il primo figlio nello stesso anno, hanno avviato insieme un’attività lavorativa, poi un’altra. Due abitazioni nello stesso palazzo di Collina Fleming, le vacanze nella stessa casa. Persino un solo telefonino. Le voci erano identiche, era impossibile distinguere se rispondeva l’uno o l’altro, difficile persino riconoscerli dall’aspetto. Due gocce d’acqua. Massimo era il più disinvolto, Maurizio più timido e riservato: forse solo dai comportamenti potevi stabilire chi avevi di fronte. Un giorno del gennaio 2006 si presentarono nel mio ufficio: «Ti dobbiamo chiedere una cosa…», tentennò Maurizio con palese imbarazzo. Massimo venne al sodo: «Noi vorremmo che tu scrivessi un libro su nostro padre». Maurizio prese coraggio: «Solo tu lo puoi fare». A quella richiesta così appassionata avrebbe potuto resistere solo un cuore di pietra. Le ricerche del materiale per il libro che si sarebbe intitolato “Uno più undici” cementarono la nostra amicizia e squarciarono il velo su una famiglia unita e sfortunata come la squadra che l’ha resa celebre: prima Tommaso, poi Patrizia, la figlia più giovane, ora Maurizio sono volati in cielo troppo presto. Vorrei dare una carezza a mamma Lina, 88 anni, eroico pilastro distrutto dai lutti, alla figlia Tiziana che sempre le è stata accanto, alla sposa Monia e ai suoi ragazzi, a Massimo cui hanno strappato mezza vita. Mi rimane il conforto di un sms, sempre conservato nel mio cellulare, che Maurizio e Massimo mi inviarono il 23 dicembre 2006 alle ore 8.44.36., giorno della presentazione del libro: “Questo è il più bel Natale degli ultimi 30 anni, grazie. Mancava qualcosa nella nostra vita che ora tu hai colmato. Babbo applaude dall’alto. Twins”. Grazie a te, Maurizio, per avermi permesso di darti un po’ di felicità. Ma cosa stai facendo lassù, stai già palleggiando con il tuo babbo?