ESCLUSIVA - L'albanese Myrtaj: "Tare sta facendo benissimo, la presidenza della Federcalcio è un suo desiderio"

"L'abbiamo combinata grossa". Gianni De Biasi è il nuovo eroe albanese. Il ct veneto ha accettato una sfida tanto intrigante quanto complicata, appena quattro anni fa. Ha rilevato la guida di una Nazionale con talento fine a se stesso. Indossare la maglia delle Aquile non sembrava più appetibile per le giovani promesse di etnia mista, decise a migrare verso altre rappresentative. De Biasi ha creduto fin dall'inizio in questo movimento, ha stimolato il gruppo preesistente e arruolato nuove leve in giro per l'Europa. Ha avuto ragione lui, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'Albania è la favola della prossima rassegna continentale che si terrà in Francia, preview di un Europeo dai protagonisti inattesi. Il riscatto di una nazione che si è liberata dalle catene di una dittatura di stampo comunista lunga quasi messo secolo, che ha provato a rialzarsi a fatica dal punto di vista economico, dilaniata da tensioni etniche. Oggi questi ragazzi hanno vinto per un popolo intero, che ha sofferto ma non ha mai mollato. Florian Myrtaj ha indossato la maglia rossonera tra il 2002 e il 2006, ha vissuto i primi segnali di evoluzione del calcio albanese (nel 2002 il nostro Dossena fu il primo ct proveniente dall'estero, ndr). Myrtaj, ex attaccante vanta una lunghissima carriera in Italia, tra Cesena, Verona, Perugia, Teramo e molte altre. Lo zio lo chiamò in Italia quando aveva 14 anni, come aiuto muratore lungo la via Emilia. La sua avventura iniziò proprio in quel di Sassuolo, il prossimo avversario della Lazio. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Florian Myrtaj, per una lunga intervista che spazia dal capolavoro di De Biasi al possibile futuro di Tare come presidente della Federcalcio albanese, con uno sguardo sulla gara del Mapei Stadium.
L'Albania stacca il biglietto per i campionati europei. Un'impresa incredibile. "È stato un risultato fantastico, insperato nelle previsioni. Fino a qualche mese fa non se l'aspettava nessuno, poi le cose si sono messe bene e tutti ci speravano".
Il calcio albanese sta sfornando diversi talenti interessanti, ma si sente soprattutto la mano di mister De Biasi. Gli allenatori italiani sono ancora un marchio di garanzia? "È un dato di fatto. L'Italia ha sfornato tanti ottimi allenatori, ci voleva un tecnico che compattasse il gruppo e cercasse nuovi giocatori in giro per l'Europa. Lui è stato bravo a farlo, hanno iniziato questo percorso tre anni fa e sono arrivati a compiere un'impresa straordinaria".
Ora quali sono le possibilità di andare avanti in Francia? "L'Albania ha possibilità di fare qualche bella figura o almeno speriamo. Il suo Europeo l'ha già vinto, raggiungere la qualificazione dopo tanti anni è stato straordinario. Se capita in un girone con qualche squadra non blasonatissima può fare qualche punto e sarebbe già una vittoria. Nel ranking è migliorata molto e lo farà ancora...".
Ultimamente si è parlato della possibilità di vedere Igli Tare a capo della Federcalcio albanese. Qualcuno l'ha indicato persino come possibile erede di De Biasi. "Non credo che Igli voglia fare l'allenatore. Per quanto riguarda la posizione di presidente della Federcalcio, tra tutti i ragazzi albanesi che sono all'estero è la persona che ricopre il ruolo più importante come dirigente. È normale che venga indicato come possibile successore dell'attuale presidente. Non credo a breve, ma è una cosa che succederà. Per quel che ho sentito è un suo desiderio, magari tra 5 o 10 anni, lo può fare".
Preferisci il Tare attaccante o il Tare dirigente? "Ha fatto una carriera ottima da attaccante perché ha giocato tanti anni in Serie A. Ci ho giocato insieme, era un calciatore di temperamento e di personalità. Una punta centrale vecchio stampo, non faceva tantissimi gol ma era un trascinatore in campo e nello spogliatoio. Da dirigente sta facendo benissimo, è partito da zero. Ha piazzato dei colpi di mercato importanti come Biglia e de Vrij, ha preso dei giocatori prima che disputassero dei grandi Mondiali, non è facile".
Berisha è stato uno degli elementi fondamentali nel percorso della Nazionale albanese, ma alla Lazio fatica a trovare spazio. "Lo conosco di vista, non abbiamo giocato insieme perché quando lui esordì avevo già smesso con la Nazionale. Tutte le volte che la Lazio l'ha chiamato in causa ha fatto bene. La Lazio è una squadra importante, gioca due competizioni, ha bisogno di portieri forti. È chiuso da Marchetti però nell'arco degli anni le sue partite le fa sempre".
Domenica la Lazio farà visita al Sassuolo, la tua prima squadra. Ti aspettavi un'ascesa del genere da parte di questo club? "Sinceramente non me l'aspettavo. Sassuolo è famosa per la ceramica, non per il calcio. Alle spalle c'è una società importante, hanno garantito miglioramenti di anno in anno e adesso si sono consolidati in Serie A, sia economicamente che a livello di strutture. Io ci ho giocato 20 anni fa e non si pensava a questo salto, ma sta meritando ogni cosa".
Che partita dobbiamo aspettarci? "L'anno scorso andai allo stadio, la Lazio vinse 3 a 0, giocò una gran partita, andava molto forte. Mi aspetto una bella gara, aperta: il Sassuolo è una squadra che gioca a calcio, non pensa solo a difendersi".
La Lazio ha tre centravanti in rosa: Klose, Matri e Djordjevic. Chi è il titolare, al netto degli infortuni? "Tra tutti i problemi fisici in corso il titolare è Matri. A me piace molto Djordjevic, ma non ho ancora visto il giocatore che mi aspetto a causa degli infortuni. È arrivato all'ombra di Klose, un campione del mondo che ha fatto tanti gol. Non era facile rubargli il posto, lui era riuscito a prenderselo. Adesso si è fatto male, ma è quello che mi piace di più. Per Klose parla la storia, ma non è più in giovane età".
C'è un calciatore albanese che vedresti bene in Serie A? "Hanno fatto molto bene in queste qualificazioni, li ho seguiti, c'è qualche giocatore interessante. Forse Memushaj (capitano del Pescara) potrebbe meritare una chance, conosce il calcio italiano. Non è giovanissimo, ma l'inserimento può essere più semplice. Spero di dare una risposta in prossimità degli Europei, quando li vedrò in partite più importanti. Il calcio albanese è ancora indietro ma sta venendo fuori".