ESCLUSIVA - Vignaroli, amarcord e rimonte: "Lazio, ti ricordi col Real? A Roma non ho avuto cattiveria..."

Chi perde un amico trova un tesoro. Non è solamente un modo di dire di derivazione biblica, ma un insindacabile dato di fatto: “Ho avuto un po’ di problemi questa settimana. E’ morto il mio amico Paolo Ponzo, era come un fratello per me”. Fabio Vignaroli non nasconde il suo stato d’animo. Con Paolo condivideva tutto: dalla provenienza (uno di Cairo Montenotte, l’altro di Finale Ligure), alla passione per il calcio come sacrificio e spirito d’unione ed una splendida esperienza nel Modena con lo smoking, quello della Serie A, quello di Malesani. Condividevano un progetto con i giovani a Savona, a due passi da casa. Avevano aiutato la prima squadra in Seconda Divisione, dedicandosi poi al settore giovanile una volta appesi gli scarpini al chiodo. Fabio non riusciva proprio a rinunciare al calcio giocato ed ha ripreso l’armamento per tornare sul campo: a gennaio è sbarcato in terra maltese, al Mosta. La gioia di calciare un pallone, di vivere una nuova esperienza. Poi il 24 marzo la tragica notizia della scomparsa dell’amico, stroncato da un malore durante una corsa podistica. Fabio è rientrato in Italia, ha vissuto il dolore di questa tragica morte insieme ad altre persone che hanno condiviso momenti magici con Paolo Ponzo. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Fabio Vignaroli, nel giorno del ritorno dei quarti di finale di Europa League contro il Fenerbahce. Un’occasione per discutere dell’impresa che attende i biancocelesti, del suo passato nella Capitale – arrivò nel settembre 2007 a parametro zero, in piena contestazione del tifo organizzato dopo la mancata campagna acquisti con la Champions League alle porte -, ma anche della sua esperienza maltese e dei propositi per il futuro.
Fabio, ci racconti questa nuova avventura a Malta? “Avevo deciso di smettere quest’estate. Ero al Savona, avrei dovuto prendere il settore giovanile, in un discorso appunto con Paolo Ponzo (ex responsabile del club ligure, ndr). Dopo la Lazio son stato in Australia, poi ho avuto un brutto intervento al ginocchio. Avevo quindi intrapreso quest’idea, sono stato qualche mese a giocare a Savona in prima squadra, vicino casa. Avrei voluto insegnare ai giovani, ma chiuso in ufficio facevo un po’ di fatica e ho ripreso ad allenarmi costantemente, poi ho ricevuto un paio di chiamate per l’estero e ho deciso di venire a Malta, perché è un po’ più vicino all’Italia”
Su che livello si assesta il campionato maltese? “E’ un calcio semi professionistico, c’è qualche squadra discreta. Può equivalere ad una nostra Prima/Seconda Divisione, anzi si potrebbe anche far fatica (ride, ndr). Per me l’importante è continuare a giocare ancora un po’, divertirmi e fare un po’ di esperienza. Sono uno da campo: scarpini, maglietta e pantaloncini”
La Lazio stasera è chiamata ad un’impresa, con l’aggravante dell’assenza del pubblico… “Penso che la Lazio sia stata molto penalizzata nella partita di andata. Il pubblico in casa è come un giocatore in più, e le porte chiuse dunque ti penalizzano ulteriormente. La Lazio è una squadra tosta, ha carattere e giocatori di grandissima qualità, può provare a cambiare la sorte”
Come si affronta un doppio svantaggio contro una squadra blasonata come il Fenerbahce? “Secondo me l’approccio giusto, più che tattico deve essere mentale. perchè bisogna ribaltare il risultato ma allo stesso tempo non scoprirsi molto per evitare contropiedi, soprattutto con la giusta motivazione. La squadra è tosta ed equilibrata, dispiace giocare senza pubblico, poteva essere un’ulteriore spinta. Le motivazioni faranno la differenza”
Chi può risultare decisivo per un’eventuale rimonta? “Credo molto nel gruppo. La Lazio ha tanti campioni che possono fare la differenza, però quando un giocatore si rende protagonista c’è sempre dietro una squadra che lo aiuta. Il Klose o l’Hernanes della situazione possono rappresentare la ciliegina sulla torta, ma sono sempre supportati da una solidità e da un equilibrio della squadra. La differenza la fa il gruppo, anche quelli che stanno fuori e non giocano”
Dopo un inizio di stagione sfavillante, il pericolo è di restare a mani vuote. “Il rischio può essere quello. Nel campionato italiano non ci sono squadre che ti lasciano punti facili. La squadra ha avuto un calo: i tanti impegni possono incidere, magari qualche problema a livello numerico nella gestione degli infortuni, però è una squadra che ha dato tanto e penso che questo sia un calo fisiologico. Hanno comunque raggiunto la Coppa Italia che è un obiettivo importante, ma da noi tifosi ci si aspetta un salto di qualità ulteriore ed è quello della qualificazione alla Champions League”
Nella tua esperienza biancoceleste, la Lazio in Champions League rimontò il Real Madrid (Pandev rispose per due volte a Van Nistelrooy, ndr). Si può ripetere l’impresa? “La Lazio in quel momento aveva appena conquistato la Champions, era una partita speciale, con poco da perdere in quel contesto. Era già molto caricata dall’ambiente, dalla partita, dall’obiettivo raggiunto. E’ diverso rispetto a questo tipo di gara in cui la Lazio deve far la partita e ribaltare il risultato da subito, sbagliando il meno possibile. Ora deve dimostrare la sua forza”
In maglia biancoceleste hai collezionato 9 presenze, spesso sei stato impegnato come esterno di centrocampo, in un contesto nel quale i tifosi si aspettavano una campagna acquisti con nomi importanti. Quanto ha pesato tutto questo nell’economia della stagione? “Sono sempre stato un giocatore in grado di ricoprire più ruoli, ho praticamente occupato tutte le posizioni tra centrocampo e attacco. Era una situazione strana perché ero arrivato a settembre e penso che i tifosi della Lazio si aspettassero un giocatore con altre caratteristiche e differente blasone, purtroppo per loro sono arrivato io (ride, ndr). E’ stato un coronamento della mia carriera, ma ho sempre creduto di poter far parte del gruppo e ho sempre lavorato con serenità, cercando di dare il massimo per la maglia che indossavo. Tante volte un giudizio su un giocatore cambia a seconda del contesto in cui approda in una squadra”
Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa nell’approccio a quell’esperienza? “Non ho avuto rimpianti, forse solo di non esser stato abbastanza cattivo nell’impormi. Io ho sempre accettato il gruppo e ho anche snaturato le mie caratteristiche per mettermi a disposizione della squadra, forse questo ha un po’ penalizzato la mia carriera. Non ho mai guardato i numeri e le statistiche, ma solo ad aiutare il gruppo e fare risultato”
Dietro una scrivania non riesci a stare, ma al futuro ci avrai pensato… “Fino a due settimane fa pensavo di portare avanti un progetto con un amico, lavorando sui giovani. In questo momento il calcio è diventato un business, un arrivo economico, ma la parte in cui mi sono divertito e mi diverto tutt’oggi è il sacrificio, il lavoro, la fatica, la sensazione della stanchezza di quando si rientra a casa. Volevo farlo con questo mio amico che purtroppo è venuto a mancare ed in questo momento sono rimasto un po’ scioccato. Tuttavia mi sento portato per continuare in questo mondo e lavorare sui giovani”.