Gattuso: "Impazzisco quando mi danno del razzista". Poi l'appello ai tifosi...

Non è iniziata nel migliore dei modi l'avventura di Rino Gattuso sulla panchina del Valencia. All'annuncio del suo arrivo i tifosi hanno infatti protestato accusando il tecnico di essere omofobo e razzista. L'ex azzurro ha voluto quindi, ancora una volta, dire la sua sulla questione sulle pagine de il Corriere della Sera: "Non vado a caccia di facili consensi, non faccio il simpatico a comando. Sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuna persona, mai, può essere giudicata per il colore della pelle".
"Sono molto diverso da come vengo descritto da dodici mesi a questa parte. Si prendono dichiarazioni di anni diversi, le si isola dal contesto e si imbastiscono processi con l'obiettivo di delegittimare una persona, una vita. Se mi chiamano Ringhio, ci sarà un motivo".
"Nasco in un paese di pescatori, Corigliano Calabro. I miei erano falegnami. Io ho lasciato casa a dodici anni per fare quello che mi piaceva e che sentivo di saper fare: giocare al calcio. Sono andato a Perugia, da solo. Un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista? Desidero solo fare il lavoro che mi piace, con tranquillità. Ed essere giudicato solo per quello, per ciò che sono, davvero".