ESCLUSIVA - Michieli (Rai Sport): "Tra società e tifosi punto di non ritorno, la Lazio merita il salto di qualità!"

Pubblicato il 21 febbraio alle ore 16.00
22.02.2014 06:40 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Cristiano Galano-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Michieli (Rai Sport): "Tra società e tifosi punto di non ritorno, la Lazio merita il salto di qualità!"

Che la risposta migliore ai momenti di difficoltà e di dubbio sia quella del dialogo e del confronto pare essere una considerazione senza originalità, data la sua ovvietà. Non sempre e non tutti condividono, però, queste posizioni: siamo, nostro malgrado, nell’epoca del concetto “urlato” e, se possibile, ancora più forte del proprio interlocutore. Che sia politica, che sia economia, che si tratti calcio, non importa. Anzi: proprio quando è la “pelota” a diventare oggetto di discussione, questo paese di santi, navigatori e allenatori, dà il meglio o il peggio di sé, sciupando vieppiù l’utile risultato dell’approfondimento, facendosi invece blandire dall’arte della polemica e dalle banalità del campanilismo. Ha invece voglia di parlare, pacatamente ma lucidamente, di confrontarsi, di dire la sua sulla Lazio e su ciò che verrà, Lucio Michieli, inviato per anni della “Domenica Sportiva” anche al seguito della Lazio (soprattutto durante l’epoca lotitiana, ndr), elemento di valore e spicco di Rai Sport, la testata giornalistica dell’azienda di Viale Mazzini. Inviato per "90' minuto", per "Stadio Sprint", profondo conoscitore del movimento calcistico di tutte le categorie (sempre puntuali i suoi contributi da bordo campo nelle telecronache di Lega Pro e Serie D proposte dalla Rai fino a giungere all’ultima sua fatica, la corrispondenza da Viareggio per l’appena conclusa "Coppa Carnevale", ndr), Michieli ha attraversato con professionalità e giusta distanza il mondo Lazio in lungo e in largo: da sempre vicino alla Polisportiva, capo ufficio stampa della Lazio Nuoto tra la fine degli Anni Novanta e i primi anni del Nuovo Millennio, a lui si devono le interviste in esclusiva e trasmesse da tutti i tg della Rai a un provato Claudio Lotito quando, in piena Calciopoli, la Lazio pagava colpe non sue e provava a spiegarlo ai suoi tifosi, e non solo a loro. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha intervistato, a metà di una settimana cruciale per le sorti di questa stagione ma anche e soprattutto alla vigilia di un evento particolare come sarà l'appuntamento di domenica sera all'Olimpico.

Michieli, manca davvero poco alla prossima gara interna contro il Sassuolo. C’è da giurarci che l’attenzione dei più non sarà riservata alle giocate dell’ex Floccari o alle insidie di Floro Flores, ma a quanto succederà sugli spalti, a quanto massiccia sarà la contestazione programmata. Lei che idea si è fatto, cosa può realisticamente cambiare dopo questa manifestazione di scontento?

“La mia opinione è che, oramai, si sia giunti al punto di non ritorno. Il fossato che si è creato tra le posizioni assunte dalla società e dalle conseguenti scelte fatte da questa dirigenza, e la stragrande maggioranza della tifoseria laziale, credo non sia più colmabile. La spaccatura, come tutti sappiamo, non è una conseguenza dell’ultimo minuto, o solamente un riflesso delle delusioni dell’ultimo calciomercato. È un malessere che affonda le sue radici in concetti importanti e basilari per una tifoseria quali quelli della rappresentanza, della fidelizzazione, del mantenimento e della valorizzazione del patrimonio storico di una società, di questa società che è la prima nata a Roma, nella Capitale del nostro paese. Tutti temi per i quali la società e la sua gestione non possono non venir bocciate”.

Dopo le parole di Reja, a corollario dell’ultimo calciomercato, che lamentavano come fossero stati molti i calciatori a rifiutare il passaggio in biancoceleste, si è avvertita, forte, la sensazione che la Lazio avesse perso appeal ancor prima di questi rifiuti. Condivide?

“Posso solamente dire che i tifosi della Lazio hanno inevitabilmente il paragone negli occhi della gestione Cragnotti. E ci mancherebbe. Ritengo giusto e pienamente legittimo che i sostenitori biancazzurri puntino e desiderino una Lazio competitiva, che possa, cioè, magari non vincere sempre, ma che stia al passo con i grandi squadroni del Nord, che prima o poi recupereranno il terreno perduto, ma anche , e soprattutto, delle “nuove leve” come la Roma, la Fiorentina, il Napoli. Trovo sacrosanto che il tifoso della Lazio aspiri a competere con tutti. Questa società ha un glorioso passato, ha affrontato momenti bui, moltissimi dei quali immeritati e per fatti a cui era paradossalmente estranea. La Lazio e si suoi tifosi non hanno, e mai lo hanno avuto, nulla di meno dei tifosi e delle squadre che ho appena citato, anzi. I suoi sostenitori hanno dato sempre straordinarie attestazioni d’amore, senza timore di paragone alcuno. Che si dia a questo popolo la speranza e la certezza che si vuole migliorare la storia del club. Il momento è chiaro, il presidente Lotito è innanzi a un bivio: o sceglie di spendere molto, di investire pesantemente, magari, per due, massimo, tre acquisti ma di calibro e valore, oppure lasci, passi la mano, renda questa società capace di progredire come merita”.

Questo è il pensiero della maggioranza del popolo laziale. Ma tra il dire e il fare…

“Non mi nascondo, ci mancherebbe. Ma in periodi come questo bisogna essere chiari. Io riconosco alla società e alla sua presidenza l’aver saputo gestire bene determinate situazioni, fossero colpi di mercato, fossero trattative con la burocrazia. Il punto è un altro: la Lazio ora deve fare il salto di qualità, non è più rimandabile, anzi, siamo in ritardo. Non è più tempo per l’ “acquistino”, per il vivacchiare con sufficienza; serve un’azione energica della società, che al momento appare, invece, in grande difficoltà su molti aspetti. Uno dei quali, senza timore di smentita, credo si sia in maggiore ritardo è quello della fidelizzazione delle nuove generazioni. Non si fa nulla per i ragazzi nelle scuole, anzi non si va nelle scuole, dove ancora oggi, e forse oggi ancora più che in un recente passato, è forte l’attrazione per l’altra squadra cittadina. Non si fa nulla per accaparrarsi nuovi tifosi, non si utilizzano come si dovrebbero i media, le fonti di comunicazione. Non si sfrutta appieno il potenziale del merchandising: la nostra è una maglia storica, affascinante, ancora di grande impatto per le nuove generazioni. Non capire questo è significativo: così facendo si crea un danno a cascata. Bisogna investire, non solo economicamente, nei tifosi del futuro”.

Parlando del futuro, o di quello che potrebbe essere il futuro della Lazio, lei era inviato a Viareggio e ha potuto seguire la Primavera e la sua uscita già nel girone...

“Partiamo dalla fine. Trovo inconcepibile come la Lazio non abbia mai vinto una Coppa Carnevale. Parlo per il passato e anche per il presente: evidentemente vorrà significare che a questa coppa non si tiene particolarmente, come invece credo andrebbe fatto. Nello specifico, presentarsi senza i propri big, come Minala, Crecco, Keita, rende l’idea della scelta di fondo che si aveva e che si riservava a questa competizione. Un po' di vetrina, ma la vittoria e il suo raggiungimento sono altra cosa. A questo aggiunga anche qualche infortunato di troppo, un pizzico di sfortuna e la frittata è fatta. Però lancio un grido di allarme, anche qui: seguo il torneo Primavera per miei impegni professionali e posso confermare che le altre società stanno dando un impulso notevole alle loro rose future. Se non si interviene anche qui e per tempo, il giocattolo rischia di rompersi”.

Concludendo, come giudica il probabile rinnovo di molti dei senatori? Risponde, secondo lei, a qualche logica sensata o e la solita corsa al contenimento della spesa di cui discutevamo?

“Dal punto di vista tecnico, personalmente gente come Klose, Biava, Dias la terrei, ma la terrei soprattutto con il compito di addestrare e tirare su una leva di giovani e calciatori in età matura che possano quindi recepire gli insegnamenti di campioni di comprovata affidabilità. Non la riterrei una mancanza di rispetto se la società impostasse su queste basi le operazioni di rinnovo che, in alcuni casi, sono anche bene avviate. Ma torniamo sempre all’inevitabile punto: accanto a questi rinnovi, la società deve trovare la forza di invertire, e di molto, la rotta e la china degli ultimi anni. Vincere trofei come la Coppa Italia lo scorso anno, da soddisfazione e appaga, ma non è sinonimo di miglioramento e di progresso. Ora non c’è più tempo, alla società spetta la prossima mossa: ne va del futuro della Lazio”.