Patarca: "Rossi ha poco coraggio. Nella Lazio meglio Mancini, Zeman e Materazzi..."

05.02.2009 02:46 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Fonte: lalaziosiamonoi-zappulla
Patarca: "Rossi ha poco coraggio. Nella Lazio meglio Mancini, Zeman e Materazzi..."

C’è chi nel calcio segna gol e ruba applausi cambiando casacca e obbedendo alle logiche del professionismo e chi invece ha speso la propria vita lavorando nell’ombra e regalando sogni.
Volfango Patarca appartiene certamente a questa seconda schiera di eletti, lui che nel cuore dei laziali conserva certamente un angolo speciale tutto suo. Patarca è l’uomo che per 24 anni ha guidato la scuola calcio della Lazio, scoprendo i vari Di Canio, Nesta, Di Vaio e Di Biagio, ma non solo e che oggi lavora per la Pro Calcio Sabina (Promozione), il club di Fernando Nesta, fratello di Alessandro. L’ex-scopritore di talenti a tinte bianco e celesti è stato raggiunto dalla redazione de Lalaziosiamonoi.it, per analizzare la situazione di questa Lazio, nel peggior momento della gestione Delio Rossi…
Mister che succede in questa Lazio?
“Succede che in questo momento non riesce a ritrovarsi e c’è caos anche in campo fra i reparti. Manca la fluidità di manovra e poi Rossi continua a cambiare 3 o 4 pedine a partita e così non si può pretendere di vincere…”
Ma cosa manca ?
“Manca determinazione e gente attaccata alla maglia. Forse qualcuno si è dimenticato di guardare a casa nostra dove ci sono ragazzi promettenti e laziali…”
Parla di Rossi ?
“Bèh si lui fa le scelte. Non mi sembra che abbia dimostrato molto coraggio…”
Mister secondo lei Rossi è uno che non punta sui giovani?
“No, dico solo che spesso si parla di lui come un allenatore che plasma i ragazzi, che li lancia e li fa crescere, ma nella Lazio a conti fatti ho visto esordire solo De Silvestri e Diakitè (preso dal Pescara). Penso che nel calcio bisogna aver coraggio, all’Inter fanno giocare Santon, mentre l’anno scorso Mancini puntava su Balottelli. Allora mi domando, perché nella Lazio dopo tre anni di Rossi non ho visto fare una partita a Tuia e Mendicino? Sono inferiori? Forse bisognerebbe provarli per dirlo…”
Volfango qual è stato l’allenatore della Lazio che ha avuto più occhio per la primavera?
“Forse Mancini. A lui piaceva molto provare i giovani, ma anche Materazzi che ebbe il coraggio di puntare su Dicanio o Zeman che lanciò Nesta. Come possiamo sapere se il nostro Tuia non sia già come Nesta se non lo si fa mai giocare?”
Nella sua carriera alla Lazio quale è stato il talento più forte che ha lanciato?
“E' un ragazzo che gioca ancora e il suo nome è Alessandro Nesta. Calciatore di una classe ed una professionalità unica. Alessandro poi è davvero un ragazzo eccezionale e alla Lazio manca molto uno come lui…”
Con gli allievi coppa Lazio finiscono i ragazzi lanciati da Patarca. Poi? Come sta crescendo il settore giovanile biancoceleste?
“Mi preoccupa e molto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, date un’occhiata ai giovani della Lazio classe ’93. Sono i primi giovani cresciuti dal generale Coletta e stanno stentando molto. La situazione è sconcertante, se non si corre ai ripari subito la Lazio rischia seriamente di non riuscire più ad allestire una primavera”.
Il momento più esaltante che ricorda Patarca alla Lazio e quello più buio…
“Il più bello in assoluto fu il primo gol di Di Canio sotto la sud. Crescere un ragazzo, crescere un talento in cui credi e poi venir ripagato quasi subito con un gol bello e importante come quello segnato da Paolo al derby fu un emozione grandissima. Il momento più buio invece, fu la mia uscita di scena dalla Lazio. Penso che Lotito con me abbia sbagliato, perché un abile imprenditore, quando rileva un’azienda deve analizzare e pesare il valore dei suoi collaboratori. Invece con me lui non si comportò così e mi allontanò da quella che era la mia vita…”
Nutre ancora un sogno Volfango Patarca?
“Che domande… certo che ho un sogno. Io voglio tornare a gestire la scuola calcio della Lazio. Ho l’esperienza giusta e quella lazialità necessaria per scorgere nel giovane aquilotto di oggi il campione vero di domani…”