Lazio, Crespo: "L'arrivo a Roma, Zoff e Eriksson: vi racconto tutto"

Hernan Crespo ripercorre la sua carriera e fa tuffare nei ricordi i tifosi biancocelesti. In una lunga intervista a 'Fenomeni', format di Prime Video con Luca Toni, l'ex bomber argentino ha ripercorso diverse tapper della sua carriera. Ovviamente si è soffermato anche sul periodo alla Lazio. Crespo ha raccontato della dura annata del 2001, episodi di spogliatoio con Eriksson, Simeone e Veron, e tante altre cose. Ecco di seguit le sue parole:
L’ARRIVO ALL’OMBRA DEL COLOSSEO – “La parentesi alla Lazio ha fatto Parte di un percorso. Dopo Parma per me era come tornare come a River. Allo Stadio Olimpico, in una metropoli. Un’occasione sfumata. Passai alla Lazio per 110 miliardi, in quell’estate sono stato il più caro al mondo, il Parma aveva problemi finanziari e ne aveva bisogno. Conceicao, Almeyda e Sensini dalla Lazio passarono al Parma. Io volevo la n.9, però c’era Salas. Era libera la 10 lasciata da Mancini e io, molto tradizionalista, la scelsi. La Lazio aveva vinto lo scudetto, c’era entusiasmo e regaliamo un po’ i primi quattro mesi. Come mi sono trovato? Uno spettacolo, già era una metropoli, diverso da Parma. All’inizio fai fatica, non si vince spesso a Roma, si paga un po’ di concentrazione”.
DA ERIKSSON A ZOFF – “A gennaio Eriksson annuncia che va ad allenare all’Inghilterra, quindi si perde qualcosa. Quando se ne va, arriva Zoff, e lì la squadra si mette a posto e inizia a rosicchiare punti. Un’occasione sfumata perché dovevamo giocare con l’Inter a San Siro, ma andiamo a giocare a Bari per via dell’episodio del lancio del motorino nella curva dell’Inter. Segno l’1-0 di testa, poi sprechiamo una valanga occasioni. Non riusciamo a fare il 2-0 e all’ultimo minuto c’è una punizione per l’Inter. Io ero in barriera, guardo Recoba e gli dico ‘Dai Chino, fai il bravo’, e lui mi fa ‘Tranquillo’. Lui fa finta di tirare, la apre per Dalmat che la mette all’incrocio, è 1-1. Il pareggio ci ha spedito sotto la Roma, che all’ultima giocava con il Parma in casa e noi a Lecce. Se avessimo vinto contro l’Inter avremmo giocato l’ultima di campionato a pari punti con la Roma”.
UNA LAZIO CHE HA VINTO POCO – “Sì. Se tu arrivi all’Inter o al Milan ti dicono che devi vincere Scudetto o Champions League. Tu arrivi a Roma e ti dicono ‘Devi vincere il derby’. Il tifoso non pensa a vincere il campionato”.
ERIKSSON – “Un signore. Mi ricordo un episodio: c’era casino nello spogliatoio, lui arriva e io guardo mentre arriva. Quando vede il casino, sceglie di andarsene per far risolvere le problematiche nello spogliatoio ai diretti interessati. ‘Questi son problemi vostri, risolveteli da soli’. Tante volte non prendere una decisione è la miglior decisione. C’era casino tra gente di personalità, calciatori importanti”.
SIMEONE E VERON – “C’erano Simeone e Veron che non si parlavano, ma in campo davano l’anima. Non andavano d’accordo. Era una situazione difficile con Simeone e Veron, eravamo anche compagni di nazionale, però in allenamento e partita erano fratelli. Si sarebbero ammazzati l’uno per l’altro. Poi con il tempo si sono chiariti. Veron torna da giocatore all’Estudiantes, sua squadra del cuore, e chiamano Simeone da allenatore: vincono lo scudetto insieme”.
PARTITELLE – “Come cascavi, cascavi male. Da un lato c’era Peruzzi, dall’altra Marchegiani. Facevi fatica a fare gol. Coppie di centrali: o beccavi la coppia Stam – Couto o Nesta – Mihajlovic, se segno in allenamento allora la domenica è più facile”.
INZAGHI – “Sia Pippo che Simone due grandi appassionati di calcio. Simone avendo subito così tanti infortuni e avendo tanta panchina, dopo ha fatto tanta gavetta alla Lazio ed è arrivato molto preparato. Quando hai passione per qualcosa prima o poi esci fuori”.