Lazio, dopo Cagliari non solo la Champions: la vertigine è voglia di volare sfidando cieli proibiti

La Lazio ribalta il Cagliari e non si ferma più. Ha spiccato il volo la creatura di Inzaghi, sfidando come un'aquila temeraria cieli considerati sino a ieri "proibiti". Si vince a ripetizione: è l'ottava volta di fila. Una striscia esaltante di risultati che si allunga alla Sardegna Arena in un modo folle e insperato. Vince la Lazio e lo fa in una maniera non da "Lazio". Non tanto per la sofferenza coltivata ben oltre il 90esimo, che invece ricalca a pieno il senso del vivere laziale, bensì per quel risvolto imprevedibile che il destino ha deciso di assumere: spingendo la compagine biancoceleste dove nessuno aveva mai osato nemmeno sperare. Tre punti dalla vetta. Tre lunghezze dal punto più alto della classifica. Forse in una notte qualunque, che rischia di passare alla storia, la banda di Inzaghi ha firmato davvero la svolta. Ha confermato un cammino da leader vincendo dove in altre occasioni avrebbe alzato bandiera bianca. Un atteggiamento da grande squadra, tirato in ballo già in altre occasioni di questo campionato. Senza scomodare Juventus o Milan, che di per sé rappresentano successi da incorniciare, Ciro e i suoi hanno saccheggiato Sassuolo e Cagliari, soffrendo e imponendosi, come solo i grandi sanno fare. Sono queste le partite e i successi che marchiano a fuoco una stagione. Come anche il pareggio sudato contro l'Atalanta, con la squadra in campo nel secondo tempo ad attendere i carnefici tramutati d'un tratto in prede. La Lazio non muore mai, ha sette vite o forse anche di più. Questa Lazio ha scolpito sulla pietra il comandamento che ogni tifoso biancoceleste ha sempre desiderato. "Never give up", Non mollare mai. Questa Lazio ha finalmente scelto di sfidare il destino. Vuole "prendersi tutto", come dice Luis Alberto a fine partita. È inutile soffermarsi a guardare il dito: si rischierebbe di perdere di vista la luna. E allora in barba alle scaramanzie e ai retaggi mentali di chi pensa che sognare spezzi l'alchimia, questa squadra continua a puntare in alto, anzi altissimo come è giusto che sia. Senza remore e con la determinazione di chi oggi è consapevole della propria forza. "L'obiettivo resta la Champions". Il coro unanime nasconde non troppo l'audacia del voler rompere gli argini e ridiscutere i confini. Il calcio è uno sport imprevedibile che vive di incastri ed equilibri in grado di stravolgere programmi e previsioni. La Lazio lo sa ed ora si gode la sua finestra sul mondo al 36esimo piano della Serie A, a -3 dall'attico. Aggrappata alle grandi, attaccata ai suoi sogni, sperando come canta Jovanotti "di restare collegata, di vivere di un fiato , di stendermi sopra al burrone , di guardare giù. La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare...". Ci vuole lavoro certo e tanto, come anche la concentrazione: massima per dare forza alle ali di questa aquila. Ma volare non è un problema per chi sul petto ha un simbolo tanto audace. Coraggio e fiducia, lavoro e impegno, per sfidare il destino da protagonisti e non da comparse. Eccolo il credo di questa Lazio. L'unico mantra di Inzaghi per soffiare forte sul fuoco sacro di questa squadra. "Mi fido di te": sogniamo ancora.
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