Aneddoti e l'esordio in Champions al posto di Del Piero, Maddaloni racconta il giovane Immobile: "È nato leader"

11.03.2021 07:25 di  Valerio De Benedetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Aneddoti e l'esordio in Champions al posto di Del Piero, Maddaloni racconta il giovane Immobile: "È nato leader"

Stagione 2008/2009, un giovanissimo Ciro Immobile vestiva per il secondo anno consecutivo la maglia della Juventus Primavera. Dopo una prima annata non proprio esaltante, sulla panchina bianconera approda Massimiliano Maddaloni. Campano, di Napoli, un accento familiare per Ciro, che sotto la sua guida mette in mostra per la prima volta tutte le sue abilità, tanto da vincere da protagonista il Torneo di Viareggio. Immobile si fa notare, comincia a segnare caterve di gol. Talmente tanti che l'anno successivo, quando Maddaloni salì in prima squadra insieme a Ciro Ferrara, lo chiamò con lui in alcune occasioni: "In quella stagione lo facemmo debuttare in Champions League. Fuori Del Piero e dentro Ciro Immobile, era la gara col Bordeaux. A distanza di anni non tutti si ricordano quell'episodio", racconta in esclusiva dai microfoni de Lalaziosiamonoi.it Maddaloni, che oggi, dopo otto anni in Cina e diverse avventure come vice di Marcello Lippi, è in cerca di una nuova avventura. 

Mister, era un predestinato quindi? Cosa ricorda del giovanissimo Immobile?
"Sono orgoglioso di aver allenato Ciro, lui è nel mio cuore. Veniamo dalla Campania, io da Napoli e lui da Torre Annunziata e siamo arrivati tutti e due alla Juventus negli stessi anni. Entrambi abbiamo fatto un percorso che ci ha portato ad arrivare alti livelli. Io l’ho avuto nel mio secondo anno alla Juventus in Primavera. Con me in Primavera fece talmente bene da vincere il torneo di Viareggio quell’anno, come uno dei protagonisti di quella rosa. Innanzitutto ricordo la semplicità e l’umiltà dell’uomo. Lui è sempre stato una persona disponibile, cordiale e simpatico. Ha un carattere bellissimo, va sempre d’accordo con tutti. È nato leader e aveva voglia di voler arrivare, inoltre si distingueva per una capacità di apprendimento molto elevata. Anche oggi nel modo di giocare è un’altruista, oltre ad essere goleador. È il primo ad andare a pressare gli avversari, si sacrifica e corre per novanta minuti". 

Lotito lo ha definito l’uomo del popolo, è una descrizione giusta?
"Assolutamente si. Ciro è sempre rimasto quel ragazzo umile che ho conosciuto a 19 anni. La notorietà, la fama non l’hanno cambiato per niente, è rimasto sempre lo stesso. Riesce ad andare in empatia a tutti". 

E poi sta battendo record su record...
"Credo che il suo prossimo obiettivo sia diventare il miglior marcatore della storia della Lazio, e ci è vicinissimo. Ciro sta sbalordendo veramente tutti, sta facendo qualcosa di straordinario. Rimarrà negli annali del calcio e questo è palese. Un riconoscimento così importante come la Scarpa d'Oro è talmente eclatante che forse nemmeno lui se lo aspettava. Ad inizio carriera i grandi club, la stessa Juventus, non hanno avuta grande fiducia in lui. Alla Lazio è diventato un giocatore importantissimo di livello internazionale". 

Anche alla Juventus Primavera segnava così tanto?
"Segnava molto. Veniva dagli allievi del Sorrento. Giocava di forza, aveva fisico. Quando è arrivato con me in Primavera, uno dei primi giorni l’ho preso a me e gli ho detto: ‘Ciro, vuoi diventare un vero giocatore? Allora oggi devi cambiare e iniziare a capire come si deve attaccare la porta'. Era infatti bravissimo a venire incontro, a giocare per la squadra, ma gli mancava un po' questo aspetto. Ha avuto la capacità di capire e imparare e anche la fortuna nel tempo di avere altri allenatori come Zeman, Ventura e Inzaghi che sotto questo punto di vista ci lavorano. Ciro mettendosi a disposizione è diventato quello che è diventato". 

A livello di club, pensava potesse arrivare molto più in alto?
"Io credo che Ciro si sia costruito nel tempo per diventare poi il giocatore che è. Ha avuto la chance con un top club al Borussia Dortmund, però nel momento sbagliato per quella piazza. Non si è trovato molto bene e non è riuscito ad esprimersi al meglio, anche se, se parli con Klopp, lui ha solo parole di stima e se lo ricorda benissimo. Non era facile sostituire Lewandowski ma lo scorso anno si è preso una rivincita importante. Ha fatto i passi giusti al momento giusto per arrivare a diventare un giocatore come quello che è ora. Vorrei tanto riabbracciarlo perché siamo nati e cresciuti insieme sotto l’aspetto sportivo. Mi farebbe piacere rivederlo per riparlare di quei tempi lì. Ogni tanto ci sentiamo telefonicamente, ora un po’ di meno vista la mia lunga esperienza in Cina". 

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Pubblicato il 10/03