Cristian Brocchi si prepara al rientro: "Sono arrivato alla fine del tunnel, voglio dimostrare di essere un giocatore importante"

“Voglia di tornare? Tanta, sono fuori da troppo tempo…”. Cristian Brocchi smania, scalpita, lui è il classico calciatore che senza calcio non respira, “impensionabile”.
Trentasei anni e non sentirli: quel ragazzetto che correva a più non posso per i campi di provincia tra Pro Sesto e Lumezzane, che si fece conoscere a Verona con la maglia dell’Hellas, fino ad entrare nelle grazie di Inter e Milan. Niente e nessuno, tuttavia, ha fatto breccia nel cuore come la Lazio, conosciuta per la prima volta in un’afosa giornata di fine agosto del 2008, un amore a prima vista: “Non pensavo dopo la mia esperienza in maglia rossonera – confessa Brocchi ai microfoni di Lazio Style Radio - di poter trovare un’altra società alla quale potessi legarmi in questa maniera. Sono veramente legato alla gente laziale, sono entrato nello spirito giusto, quando cominci a capire cosa significhi essere laziali scendi in campo con uno spirito diverso. Io penso di averlo capito e devo dare per forza tutto quello che ho”.
Guerriero biancoceleste in tutto e per tutto, i tifosi lo amano, proiettano la loro lazialità nella corsa inesauribile del motorino milanese: lombardo di nascita, adottato con amore dalla Prima Squadra della Capitale.
Prestazione straordinaria nel trionfo di Supercoppa italiana a Pechino contro l’Inter, il magnifico destro al volo contro il Livorno nell’inferno del Picchi, migliaia di chilometri percorsi a tutto campo, delizia di ogni allenatore, da Reja a Ballardini. Resta ancora un ultimo tassello, per saziare la sua fame di Lazio, il gol nel derby della Capitale: “Se succede questo prometto che smetto di giocare a calcio così, altro che corsa sotto la Nord, vado direttamente negli spogliatoi”.
La stracittadina, una gara particolare, una collana infinita di emozioni. Nonostante disputato diversi derby della Madonnina, la “Grande Sfida” con i giallorossi è tutta un’altra storia: “C’è una differenza molto chiara tra questi due derby. Quella di Roma lo vivi tutto l’anno ed è considerata a parte rispetto a quello che può essere l’obiettivo finale. Vuoi la supremazia cittadina”.
IL RIENTRO - “Riposo funzionale assoluto della durata di circa tre mesi al seguito del quale potrà riprendere l’attività agonistica”. Così parlo il professor Wohlfahrt, lo scorso 19 aprile, il fastidioso dolore nella zona articolare del piede destro, già infortunata a fine 2011, urgeva uno stacco. Fine dei giochi, il suo infortunio si aggiunge a quello di altre pedine fondamentali come Lulic e Klose, il cammino della Lazio verso la Champions League viene rallentato in maniera decisiva: “L’anno scorso siamo stati sfortunati con gli infortuni. Siamo mancati tutti insieme in un momento decisivo”.
Brocchi si prepara al rientro, al termine di un calvario lungo cinque mesi: “La voglia di tornare è tanta. Ho creduto più di una volta di poter tornare in breve tempo ma poi avevo sempre qualche intoppo che mi allontanava di qualche settimana. Adesso credo di essere finalmente arrivato alla fine del tunnel. Ovviamente mi servirà tempo per rimettermi in forma ma ho ritrovato il sorriso rispetto a 3-4 giorni fa”. Non ci sono ancora tempi precisi, il giocatore non è nelle condizioni di sbilanciarsi: “Non posso dare una data di rientro precisa. Sto correndo, dalla settimana prossima cercherò di spingere e andare sopra dei dolori che prima mi impedivano di giocare, per capire se è tutto a posto come penso”.
IL GRUPPO - Interrogato sulle qualità tecniche ed umane del gruppo, l’incontrista biancoceleste ammette: “Un gruppo che mi sembra orientato in un’unica direzione. È il primo tassello. Ho sempre detto che una squadra per arrivare a degli obiettivi deve remare tutta dalla stessa parte. Credo che quest’anno la rosa sia composta da tanti giocatori bravi con la consapevolezza di pensare al risultato finale della squadra. Quello personale arriva solo dopo”. Tutti uniti, con lo sguardo fisso sul traguardo: “Logicamente l’obiettivo di tutti deve essere quello di portare avanti una serie positiva come questa. Bisogna avere la mentalità vincente, senza pensare a quello che succederà, ma pensando a fare ciò che abbiamo fatto fino a questo momento”.
Un gruppo straordinario composto da giocatori straordinari. Il motorino biancoceleste spende parole d’elogio per tutti, a partire dal mister: “Petkovic mi piace molto per come tiene in mano la situazione e porta avanti lo spogliatoio. Mi piacciono molto le persone sicure, e lui sta facendo vedere che ciò che dice si può avverare”.
Hernanes si sta rilanciando su livelli importanti, per Brocchi l’esperimento da regista non riflette e sue predisposizioni: “Secondo me ha caratteristiche molto diverse da Pirlo. Non dico che non possa giocare in quella posizione ma non può avere i tempi e le giocate di Andrea che è completamente diverso”. Su Miroslav Klose si accoda agli elogi che provengono da più parti: “Il classico campione che si comporta con umiltà. Quella che magari non hanno alcuni giocatori che campioni ci si sentono pur non essendolo”. L’erede di Brocchi? Il giovane Onazi, tra le note liete di questo inizio di stagione: “Mi piace soprattutto come ragazzo. È sempre molto sorridente e concentrato sul lavoro. In campo sta dimostrando delle ottime qualità, è giovane ma ha tutte le carte in regola per dare una mano alla squadra”.
Nonostante le prime due vittorie in campionato, è presto per parlare di obiettivi, il primo pensiero però cade inevitabilmente sulle coppe europee: “L’anno scorso siamo usciti con la squadra che ha vinto il trofeo pur non giocando a livelli alti nel girone. Credo che siamo più competitivi rispetto all’anno scorso, e se la mentalità è quella che ho detto prima possiamo toglierci delle soddisfazioni Non ci dobbiamo porre dei limiti, questo è l’obiettivo principale. Dobbiamo avere una mentalità vincente e uno spirito di gruppo forte”.
IL FUTURO – Le trentasei primavere sono spesso origine di sfottò da parte di colleghi ed amici: “Non sono più un ragazzino, mi ritrovo ad affrontare una dura sfida come quella dell’infortunio. Quelli che mi sono vicini me lo chiedono per stimolarmi e per prendermi in giro, perché sanno quanto io rosichi per questa situazione”. Ipotesi di ritiro? Neanche a parlarne: “Non sono più un ragazzino, sono più vicino alla fine che all’inizio e vorrei giocare tanto per dimostrare di essere un giocatore importante come lo sono stato in questi anni. Adesso non mi vedo come allenatore. Mi vedo esclusivamente come giocatore, non voglio rimanere aggrappato a questa carriera”.
LAZIALITA’ – I tifosi lo aspettano a braccia aperte, pronti ad ammirare il suo dinamismo, la sua grinta, il suo carattere, la sua Lazialità: “Quando guardo la Curva Nord mi emoziono. Sono poche le curve che riesce a darti quella della Lazio. E' un qualcosa di grande e le volte che sono passato sotto di loro e sentire una curva intera che grida il mio nome, mi viene voglia di continuare a fare ciò che sto facendo. Tutta la tua passione è ripagata in un coro. Quando sono arrivato alla Lazio il mio obiettivo era quello di conquistare un pubblico. Il fatto di esserci a volte riuscito mi rende felice. Quando guardo la Curva Nord mi emoziono. Sono poche le curve che riesce a darti quella della Lazio. è un qualcosa di grande e le volte che sono passato sotto di loro e sentire una curva intera che grida il mio nome, mi viene voglia di continuare a fare ciò che sto facendo. Tutta la tua passione è ripagata in un coro”. Un attestato di amore biancoceleste. “Sono orgoglioso di indossare questa maglia”. Parola di Cristian Brocchi.