Lazio - Flaminio, De Rossi duro: "Colpa della burocrazia"

Daniele De Rossi è tornato a parlare in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. L'ex tecnico e calciatore della Roma, esonerato dopo appena cinque giornate all'inizio della stagione appena conclusa, non vede l'ora di rimettersi in gioco in una nuova sfida. Ha ancora due anni di contratto con la Roma, ma il suo futuro sarà altrove. Poi un domani chissà: "Averla lasciata così presto, mi lascia la possibilità di riprovarci un giorno. Non lo vivo come un assillo, ma tanti allenatori, ultimo Ranieri, sono tornati nello stesso club più di una volta. Come diceva Califano: non escludo il ritorno".
C'è amarezza nelle parole di De Rossi, ma anche la speranza di poter tornare un domani. Nello specifico, l'ex Spal si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe in merito al suo esonero: "La decisione finale di esonerarmi l’hanno presa i Friedkin, ma credo sia stata tanto indirizzata, anche con versioni non rispondenti al vero, da chi oggi non c’è più. E non ha lavorato per il bene della Roma".
Un punto importante toccato da De Rossi nell'intervista riguarda le critiche alla burocrazia italiana. In particolare, si sofferma sulla questione degli stadi; sul vecchio progetto saltato di Tor di Valle; sui Friedkin pronti a investire per lo stadio a Pietralata e sul progetto del Flaminio della Lazio: "Anche il progetto di Lotito sul Flaminio, inutilizzato da anni, incontra difficoltà. Paesi meno ricchi e sviluppati del nostro hanno impianti migliori. Tutto per colpa della burocrazia".
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