Lionello Manfredonia: Il campione più conteso da Lazio e Roma

16.04.2009 17:35 di  Giulia Costantini   vedi letture
Fonte: Costantini
Lionello Manfredonia: Il campione più conteso da Lazio e Roma

Carattere nobile, animo altruista: questo è Lionello Manfredonia. Un fuoriclasse, indelebile dalla nostra memoria, un calciatore di altri tempi. Un vero romano che ha saputo indossare con professionalità la maglia biancoceleste e poi quella giallorosa con grande umiltà, nonostante il pensiero contrapposto dei tifosi.
Cresciuto nelle giovanili della Lazio, un tifoso biancoceleste che inseguiva un sogno. Ora non concede il suo tifo a nessuno (per lo meno cosi dice), perché, da professionista, forse, non ci si può permettere di essere appassionati oltremodo. La sua carriera sportiva, sui campi, finì un tragico giorno a causa di un inaspettato ed improvviso incidente fisico, che ci impedì di vederlo ancora dominare, con il suo carisma, il campo di calcio. Comunque, sempre stimato ed amato da colleghi e ammiratori per le sue grandi doti di calciatore.

Quali sono i ricordi del suo passato da calciatore?
“I ricordi da ragazzo, quando giocavo negli allievi della Lazio all’età di quattordici anni per poi a diciotto anni esordire in serie A. Sono dei ricordi bellissimi, perché ti riportano indietro nel tempo, ai sogni che si facevano: quando inizi a giocare a calcio, chiaramente, non pensi che possa essere possibile esordire in serie A all’Olimpico, invece è successo e dopo un anno o due sono salito in nazionale, sempre all’Olimpico, quindi i sogni che facevo da bambino si sono tutti avverati nel breve spazio di pochi anni”.

Ha un ricordo particolare di qualche suo collega?
“I miei ex colleghi: ci sono tanti con cui ho ancora buoni rapporti e con altri un po’ meno, li sento spesso, quando possiamo, anche perché in questo momento siamo un po’ lontani, uno di questi è Bruno Giordano ed altri con cui ho giocato nella Juve e nella Roma”.

Quale il momento più bello nella Lazio?
“ Quando la Lazio vinse il campionato in serie B.Vincemmo il campionato di B e fu un annata bellissima sia per il risultato e sia per le amicizie che si erano create in quegli anni”.

Nel 1987 passò alla Roma, dove in curva si formarono due correnti opposte: una era contro di lei per il suo passato in maglia biancoceleste. Da calciatore come ha vissuto quel momento?
“Uno si rende conto a distanza che forse non era il momento di farlo, perché era ancora troppo fresca la mia immagine nella Lazio, e quindi magari avrei dovuto continuare a giocare, forse ancora qualche anno in più, nella Juve. Invece sei un professionista, torni a casa, alla Roma”.

I tifosi sono andati troppo oltre?
“Hanno un po’ esagerato, però non è che ho dato grande gioia ai tifosi della Lazio con quella mia scelta”.

Si ritiene più laziale o romanista?
“In questo momento, diciamo, sono in mezzo, mi fa piacere se le squadre romane giocano bene e vanno in alto in classifica. Per quanto riguarda il tifo, è una cosa che fai da ragazzo e che ora non penso più di fare per nessun club”.

E da giovane per chi faceva il tifo?
“Chiaramente, giocando nella Lazio da piccolo, ero tifoso della Lazio, sicuramente, però diventando un professionista, giocando nella Roma e nella Juve, non ho fatto più il tifo per nessuno”.

Un derby finito 4-2 in favore della Lazio se lo aspettava?                                                                                                               “No, sicuramente no, perché la Lazio non stava giocando bene in questo momento. Di solito, però nel derby vince sempre la squadra che non è favorita; in effetti la Lazio ha dominato, ha giocato molto bene, ha fatto due gol i primi minuti e poi ne ha fatti quattro: è stato un derby spettacolare per i tifosi della Lazio”.

Come si viveva prima il derby?
“Sicuramente ora ci sono molti stranieri che giocano nella Roma e nella Lazio, magari ai tempi nostri c’erano più romani: mi ricordo Giordano e D’Amico da una parte, e dall’altra Conti, Di Bartolomei; tanti giocatori di Roma. Forse era un derby più sentito dai giocatori, adesso, con degli stranieri in campo, magari lo sentono un pochino meno”.

Ricorda un derby in particolare?
“Vincemmo 2-1, fece all’ultimo minuto un gol Nicoli e quello fu il derby che ricordo con più grande gioia”.

Più di una volta Francesco Totti ha voluto precisare che Zárate non è un campione e quest’ultimo a sua volta con il derby ha voluto ribadire il contrario. Cosa pensa di questo giocatore?
“E’ molto forte, però, forse Totti voleva dire che è il primo anno che gioca in serie A e quindi se riuscirà a farne dieci, a questi livelli, diventerà un campione”.

La Lazio può ancora raggiungere la zona Uefa?
“Si, mancano ancora sette partite: la Lazio, sull’onda dell’entusiasmo, può raggiungere sicuramente l’obbiettivo Uefa”.

In Coppa Italia come potrebbe uscirne?
“C’è possibilità sicuramente di qualificarsi, anche perché la Juve sta cercando di raggiungere l’inter: ci sono tutte le possibilità”.

Dove deve intervenire, secondo lei, Lotito nel mercato?
“Sicuramente un difensore forte che abbia personalità, poi un centrocampista di spessore e magari in ogni zona del campo cercare di prendere il giocatore giusto; trovare tre giocatori giusti, senza spendere molti soldi”.

Cosa manca in questo momento alla Lazio?
“Forse più personalità, più leaders in mezzo al campo in difesa e davanti”.

Continuerà a seguire sia Lazio che Roma?
“Certo, facendo il procuratore devo per forza cercare di portare dei giocatori bravi sia nella Lazio che nella Roma”.

Oltre ad essere un procuratore sportivo di cosa si occupa?
“Beh, io faccio l’agente Fifa che mi porta via gran parte del tempo: viaggi, conoscenze, campionati esteri ed italiani é un lavoro che ti porta a non avere molto tempo libero”.

Le piacerebbe intraprendere la carriera d’allenatore?
“No, assolutamente no. Ho scelto di fare l’agente dopo aver fatto per quindici anni il direttore sportivo, adesso ho la possibilità di potermi muovere: sono quattro cinque anni che faccio questo, mi piace e penso di farlo a lungo”.