Eriksson a Le Iene: "La mia carriera, la Lazio e la malattia…”

Nicolò De Devitiis de Le Iene ha incontrato Sven Goran Eriksson. Volato in Svezia, ha fatto un piatto di carbonara all'ex tecnico della Lazio mentre chiacchieravano del suo passato e del suo presente con la malattia. "Io ho avuto il piacere di allenare il piede sinistro più forte del mondo, Mihajlovic, e il destro, Beckham. L’Italia mi manca. Con la Lazio eravamo uno squadrone, mi ricordo tutti". Subito però arriva una domanda del mister all'inviato: "Di che squadra sei? Romanista? Madonna... Io ho allenato la Roma: Falcao, Cerezo, Pruzzo, allenare lì era bello. Mourinho? A me piace, non voglio dare consigli alla Roma, lui non ne ha bisogno".
Poi inizia a raccontare del brutto periodo che sta passando da un anno a questa parte: "Ora faccio poco, da quasi anno quando ho scoperto della malattia. Non posso più occuparmi di calcio. Ogni due settimane faccio controlli per vedere se il tumore peggiora. Per ora va molto bene, è al pancreas, simile a quello di Vialli". Un pensiero poi sul calcio italiano e sulla sua carriera: "In Italia ci sono Juve, Milan, Inter. Allenare una delle altre fuori da queste e vincere è tanta roba (Lazio, ndr.). Il rimpianto? Potevamo vincere lo Scudetto un anno prima". E continua: "Il calcio per me è stato tutto. Il più forte che ho visto giocare è Maradona. Con la Fiorentna ci ho vinto contro in Coppa Italia: lui venne da me e mi fece i complimenti, mi disse che la musica domenica sarebbe stata diversa. E abbiamo perso 5-1" .
"Calciatore o allenatore? Per me era meglio fare l’allenatore, non ero molto forte. Il giocatore più famoso che ho avuto è stato Beckham, quello con cui ho avuto più rapporto è stato Mancini. Ha fatto bene a lasciare l'Italia? I soldi parlano, non so se ha fatto bene ad andare via. Il calcio è meglio oggi di allora, prima i difensori non avevano tecnica e nemmeno i portieri. I miei calciatori preferiti sono Messi, Ronaldo e Haaland. Guardiola? Nulla da dire, vince tutto".
"Io tornare sulla panchina del Liverpool? Sarebbe bello vedere tutti questi grandi giocatori del passato. Sono stato a visitare Liedholm, non me la sentirei a tornare in panchina. Ho scoperto della malattia in cucina, sono svenuto. Ha colpito il pancreas e poi altri organi: fegato, polmoni. Non si può curare, se ci pensi tutti i giorni diventi matto. Io voglio continuare a vivere, ma non in una miseria mentale. Non mi aspettavo tutto questo affetto, mi sento felice. Guardo 4/5 partite la domenica con papà che ha 95 anni. La malattia mi ha insegnato che la vita non è scontata e che non è sempre in crescendo".
"Di recente sono andato a Roma a vedere il derby ed è stata una grande emozione. Vorrei essere ricordato come uno che ha tentato di educare i giocatori, come un uomo per bene". Da qui, Nicolò De Devitiis gli mostra un video particolare: è la Curva Nord che lo celebra e tutti i tifosi laziali che gli mandano messaggi di vicinanza. Tra questi c'è anche il presidente Lotito: "Non mollare mai". Poi arrivano le parole dei suoi ex giocatori della Lazio e non solo: Pancaro, Sensini, Inzaghi, Ballotta, Veron, Nedved, Conceicao, Marchegiani, Nesta , Simeone, Stankovic, Mancini, Lombardo, Vieri, Cragnotti e Marcolin.
Tutti gli fanno un grande in bocca a lupo, in ordine sparso. "Quando uno parla di Eriksson, parla di una grandissima persona e allenatore (Sensini)", "Mi hai insegnato a vivere e a prendere questo lavoro con semplicità (Nesta)", "Mi hai insegnato tanto (Stankovic)", "La partita non è ancora finita (Ballotta)". E poi, alla fine, in coro, il pensiero comune è uno solo: "Ti vogliamo bene, siamo con te, grazie per tutto quello che ci hai dato". Eriksson, visibilmente emozionato, risponde: "Mi scendono le lacrime, grazie a tutti i calciatori della Lazio, è stato un messaggio troppo bello".
Pubblicato il 16/01 alle 22:15