Lazio, Martini: "Chinaglia il mio antagonista preferito. E Maestrelli..."

Il terzino del primo storico scudetto parla a dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Chinaglia, con cui i rapporti non erano...
01.04.2022 09:45 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Lazio, Martini: "Chinaglia il mio antagonista preferito. E Maestrelli..."
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RASSEGNA STAMPA - Il primo aprile di dieci anni fa ci lasciava Giorgio Chinaglia. L'ex attaccante della Lazio ha lasciato un vuoto incolmabile alle sue spalle. Il bomber è uno degli idoli dei tifosi biancocelesti e uno dei volti del primo storico scudetto del 1974. A ricordarlo sulle pagine de Il Messaggero è Gigi Martini. Il terzino della Lazio di Maestrelli è sempre stato definito uno degli antagonisti storici proprio di Giorgio. Non è un mistero che in quello spogliatoio ci fossero due autentici clan: uno che vedeva Chinaglia e Wilson e uno con a capo Martini e Re Cecconi. In campo, però, le cose erano diverse e tutti remavano dalla stessa parte guidati da Maestrelli. Il rispetto in campo veniva prima di qualsiasi altra cosa. La prepotenza e l'arroganza, che tanto infastidiva fuori dal rettangolo di gioco, era fondamentale nel calcio giocato. Proprio l'ex difensore spende parole fantastiche per Chinaglia definito un simbolo e un trascinatore.  Così lontani, eppure così vicini, senza saperlo. O per non volerlo ammettere. Da compagni di squadra non c'è mai stato un vero idillio, ma i due hanno avuto modo di ritrovarsi anni dopo come racconta Martini: «Lui era da poco presidente della Lazio. Lo incontrai davanti a un'edicola, al Fleming. Parlammo per un quarto d'ora, e quando ci lasciammo eravamo due uomini diversi. Fu molto emozionante. Affettuosi l'uno con l'altro, e giù coi vecchi tempi: Quanto mi rompevi le palle, andavi su e giù per la fascia e non me la passavi mai.... E poi, in pieno stile Giorgio, disse: Adesso ho preso la Lazio perché mi voglio bere Agnelli, capisci?. Lui era così. Lo salutai, risalii in macchina e mi sentii pieno di qualcosa, pensai per ore a quella chiacchierata. Anche con Wilson diventammo amici, tanto amici, ed è stato così fino alla fine».

Martini racconta poi alcuni episodi di quel gruppo fantastico. La divisa che Lenzini voleva che tutti i giocatori indossassero fuori dal campo e che invece venne regalata dai giocatori ai tifosi appena due giorni dopo la consegna. Una realtà completamente diversa rispetto a quelle rigide di Juventus, Milan e Inter.  L'amore per le armi con Martini che portò la sua in ritiro e fece nascere la passione nei suoi compagni. L'Hotel Americana, che ospitava i ritiri prepartita, era diventato un poligono di tiro per i calciatori. Maestrelli, quasi come un padre, riusciva a tenere l'equilibrio al massimo e non è un caso che la Lazio si sia persa dopo la sua morte. «Ti leggeva dentro e assorbiva i tuoi problemi. Se ne avevi uno, lui ti veniva incontro perché aveva già capito, e bastava parlargli per sentirsi liberati. Pensavi che con lui vicino non ti potesse accadere nulla. Lo so, sembra di parlare di un santo, ma a tutti faceva questo effetto».