ESCLUSIVA - Nervo: "A Bologna poche chiacchiere e tanti soldi, la Lazio ha i picchi come un'azienda"

Dalla fascia destra a quella di sindaco. Il percorso di Carlo Nervo è stato piuttosto inusuale. Una vita calcistica trascorsa a Bologna per l'esterno nativo di Bassano del Grappa, adottato dal popolo rossoblu. Dodici stagioni di fedele militanza, terzo giocatore con più presenze di sempre. Le edizioni di Ulivieri, di Mazzone e di Guidolin, tanti campionati passati dal Dall'Ara. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, Nervo è sceso subito in campo, con i colori della Lega: una proficua esperienza in qualità di sindaco di Solagna, comune in provincia di Vicenza. Oggi è tornato ai suoi affari nel campo dei mobili, studia e (parla) da imprenditore. Il Bologna resta una passione mai sopita. La redazione di lalaziosiamonoi.it l'ha contattato in esclusiva per un giudizio sulla sfida contro la Lazio di Pioli.
Carlo Nervo è stato sindaco di Solagna, mentre Julio Cruz si candida per la cittadina di Lomas de Zamora. Bologna ispira politica? "Forse ispira a Julio Cruz, ma non a Carlo Nervo (ride, ndr). Io ho fatto la mia esperienza per cinque anni, mi sono accorto che non fa parte del mio mondo".
Pronto a rientrare nel mondo del calcio dunque? "Mi piacerebbe molto. Sto facendo un percorso di formazione, ho un'azienda. Lavorando all'estero sono sempre impegnato. Il calcio è stato la mia vita, magari un giorno potrei rientrare, ma al momento no".
Restando in tema di aziende: Joey Saputo a Bologna si sta confermando un eccezionale imprenditore. Il vento sta cambiando? "Sicuramente è cambiato. È arrivata una persona che fa poche chiacchiere e ha messo tanti soldi. Si è affidato a manager competenti, creando un progetto a media-lunga scadenza. CI vuole un po' di tempo quando si fanno questi investimenti. In Italia vedo pochi ambienti trasparenti come quello di Bologna. C'è solo da aspettare".
In campo il prossimo scoglio da superare sarà la Lazio. "Una bella partita. Il Bologna è una squadra che inizia ad essere un po' ostica, cercherà l'impresa, l'ha già fatta con altre squadre. Ha una tranquillità di spogliatoio buona e un grande allenatore. Sarà dura per la Lazio, anche se a livello tecnico logicamente è superiore".
Una sfida significativa anche per Stefano Pioli, l'eroe (o quasi) dei due campanili. "Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando allenava gli Allievi del Bologna e io ero in prima squadra. Conosco lo spessore della persona, la serietà e le sue idee calcistiche. È un grande allenatore e un grande uomo".
La sua Lazio però sta incontrando qualche difficoltà. "È come un'azienda che ha i picchi massimi e i picchi minimi, deve trovare gli equilibri. Secondo me è una squadra da quarto posto, fin quando non ci sarà la mentalità vincente non ci sarà la continuità di risultati, lo sta dimostrando la Juventus. Magari ci saranno dei picchi altissimi nei quali rischieranno di vincere lo Scudetto ed altri in cui non entreranno neanche in Europa League".
La riscossa è affidata ad Antonio Candreva. Stesso ruolo di Carlo Nervo, gavetta simile. "Penso che sia un grandissimo giocatore, il paragone con me mi sembra eccessivo. È un talento puro, una risorsa per la Lazio e per la Nazionale".
Il suo futuro è in bilico, l'addio in estate sembra inevitabile. È il destino di tanti campioni del nostro calcio, è la fine delle bandiere? "Le bandiere esistono ancora. Se ha rifiutato gli altri club, vuol dire che tiene alla maglia, alla società e alla gente. Alla Lazio ha trovato il suo habitat naturale".