GARBAGE TIME - Javi Moreno, l'Investigatopo dal gol mancato

20.10.2012 17:45 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME - Javi Moreno, l'Investigatopo dal gol mancato

La nostra triste storia inizia il 16 gennaio 2002. Allo Stadio Olimpico la Lazio ospita il primo Milan di Ancelotti, nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia. In realtà quello era il Milan dell’Imperatore Fatih Terim, arrivato con squilli di tromba e silurato già a novembre. Siamo a Roma dunque, la Lazio del grande ex Zaccheroni deve rimontare il 2 a 1 della gara di andata, non ci riuscirà, rosicchiata dai denti aguzzi del Topo, El Raton. Il turnover aveva relegato Shevchenko in panchina, Inzaghi era out per infortunio, Ancelotti lanciò il Topo che stese la Lazio con una doppietta (aveva segnato anche all’andata, ndr). Il suo nome era Javi Moreno, re dei roditori e re-ietto in quel Milan che proprio non lo sopportava. Si narra che il biondo Martin Laursen lo tentò di abbattere in tutti i modi in allenamento, per non ritrovarsi un essere tanto distante dalla sua bellezza vichinga e tanto scarso sotto porta, nel derby della Madonnina contro l’Inter. Appunti di follia in quel calcio italiano dal portafogli gonfio.

FOLLIA DI MERCATOAll’alba del nuovo  Millennio il soldo circolava come le macchine in una strada controtraffico, accadeva ad esempio che quel Milan raggranellasse oltre 65 miliardi di lire per la sola cessione di Comandini, Sala e Zenoni (girato alla Juventus in un maxi affare e sostanzialmente mai utilizzato). In entrata i pleniotenziari del mercato rossonero piazzarono colpi importanti, da Filippo Inzaghi al portoghese Rui Costa. Poi arrivò lui, come d’incanto, caldeggiato dal connazionale Josè Mari. Il Milan si fidò, nonostante la fonte non avesse lui stesso brillato,  a torto. 32 miliardi delle vecchie lire sborsate all’Alaves, che pareva non crederci. D’altronde i biancoblu avevano sfiorato l’anno prima una storica impresa in finale di Coppa Uefa contro il Liverpool, gara persa per 4 a 3. Doppietta del Raton, per l’appunto. In estate il Milan vinse la concorrenza del Barcelona, squadra che lo aveva cresciuto e scaricato senza pietà. Quando si presentò a Milanello la molecola del dubbio e dello scetticismo si insinuò nel dna del Diavolo. In Spagna veniva descritto come bomber implacabile d’area di rigore, non eccellente dal punto di vista tecnico. Poco importa, Berlusconi aveva dato fondo al suo portafogli per affiancare un certo Filippo Inzaghi al fenomeno Sheva,  Javi Moreno avrebbe giocato in Uefa e coppe varie, d’altronde al tempo 32 miliardi di lire erano cifra ragionevole; il Lodo Mondadori era solo un miraggio sahariano e null’altro. “Spero di poter giocare a fianco di Shevchenko e fare molti gol”. Questa fu la sua presentazione da bravo scolaretto, impossibile scalzare Pippo gol. Topo del malocchio: a dicembre uno scontro con Lupatelli costò un grave infortunio al legamento del ginocchio sinistro di Inzaghi, stagione finita. In panchina sedeva già Ancelotti, che maledì dal primo giorno alcune scelte di mercato del suo predecessore Terim. Il turco ammirava Javito, ma si accorse bene presto della sua palese difficoltà sotto porta, condita da un atteggiamento estremamente arrogante ed indisponente. Ma Ancelotti fu costretto a schierarlo, per forza di cose.

OMBRE A S.SIROIl problema maggiore è che a dicembre El Raton era già un Gordo Raton, in sovrappeso,  impresentabile.  Collezionò 27 gettoni  in gare ufficiali, quasi tutti nella seconda parte di stagioni. Fare di necessità virtù, impresa impossibile, pensava Carletto. L’exploit ci fu il 24 febbraio, in una funesta trasferta in gondola. Un modesto Venezia cadde sotto i colpi del Diavolo : Javi Moreno segnò la sua prima rete in Serie A ed inveì contro i tifosi del Milan. Topo arrabbiato vuole essere la primadonna, non accetta la caratterizzazione di Topo sprecone, deriso e fischiato. Dopo un quarto d’ora raddoppiò, chiese scusa al pubblico, ma lo strappo era irriicucibile. A fine stagione racimolerà  9 reti, in campionato quella doppietta lagunare e null’altro.

RATTO&RICATTO – In estate il Milan lo rispedì in Spagna a braccetto con Josè Mari, forse punito per il mal consiglio. A quel tempo il presidente Josè Gil faceva spese volentieri in Italia, regalò alla stregua di una beneficienza 25 miliardi per El Raton, consentendo al Milan di recuperare buona parte dell’investimento iniziale. Una brutta avventura da lasciarsi alle spalle, avranno pensato dirigenti e tifosi rossoneri. Ma non avevano fatto i conti con la vendetta del Ratto. Nel 2004, in un intervista rilasciata ad As, la confessione clamorosa, la soffiata maldestra, Javito come Basil l’Investigatopo: “La Serie A non è pulita come si pensa. Quando ero al Milan giravano strane pillole, ed ho visto con questi occhi più di un giocatore sottoposto a strane flebo negli spogliatoi durante l’intervallo. Applausi. Si accendono i riflettori del palcoscenico, occhio di bue sul Raton. L’ennesimo, ultimo, errore sotto porta.