Lazio, Caso: "Chinaglia? Non poteva fare il presidente. Quelli del meno nove..."

La squadra del meno nove è leggenda viva nel cuore e nella storia dei tifosi della Lazio. Una cavalcata strepitosa, vissuta fino all'ultimo centimetro, fino all'ultimo secondo, fino a una salvezza che sembrava impossibile. A raccontare quell'esperienza, la grandezza di quel risultato è stato uno dei protagonisti, Domenico Caso, intervenuto ai microfoni di genoaniforesti.com:
CHINAGLIA E LA LAZIO DEL MENO NOVE - "Fu durissima. Ero il capitano di quella squadra ed ho cementato il legame che ancora oggi ho con la maglia biancoceleste e la sua tifoseria. Arrivavo da una stagione al Toro dove avevamo ottenuto un ottimo secondo posto con Gigi Radice allenatore, nell’anno dello scudetto vinto dal Verona di Osvaldo Bagnoli. Mi dissero che mi voleva Giorgio Chinaglia alla Lazio. Io, che ero un suo ammiratore, fui onorato che mi volesse con sé. Chinaglia era troppo buono con tutti. Giorgio non poteva fare il proprietario e la società ebbe grossi problemi economici. Dovette lasciare il club e ci trovammo in una situazione molto complessa.
La stagione 1986 inizio’ con un meno nove di partenza a causa di un coinvolgimento nel calcio scommesse, ma alla fine quella stagione faticosa fu un trionfo. Fascetti prima di iniziare la stagione ci chiuse tutti in una stanza e ci disse: 'Lì c’è la porta, chi non se la sente vada via ora'. Si rimase tutti , l’ambiente si compattò. Fu una cavalcata sofferta ma bellissima. C’ erano i due punti a vittoria, per cui partire da meno nove significava avere cinque partite in meno. Per capirsi meglio racconto questo: recentemente la società Lazio ha fatto un triangolare invitando le tre formazioni che han dato maggiori soddisfazioni ai tifosi (Di Padre In Figlio, ndr). Le tre squadre biancoazzurre erano: quella di mister Tommaso Maestrelli, quella di Mister Eriksson e quella del meno nove di mister Fascetti".
ZEMAN E LA LAZIO - "Ho collaborato con Zeman alla Lazio. Esperienza magnifica: Zdenek è un maestro. La mia stima profonda arriva proprio da una conoscenza diretta della persona non per sentito dire".