Lazio, Klose: "26 maggio? Una delle gioie più grandi della mia vita"

L'ex attaccante biancoceleste ricorda la finale di Coppa Italia e l'emozione per un successo che ha segnato la sua carriera...
26.05.2023 09:00 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Lazio, Klose: "26 maggio? Una delle gioie più grandi della mia vita"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Miroslav Klose si è raccontato in una lunga intervista all'interno del libro "26 maggio, tutta la storia del derby dei derby" di Fabio Argentini. Il bomber ha raccontato la festa successiva alla conquista del 26 maggio. La cena al ristorante con le mogli bloccate all'entrata e i siparietti con alcuni giocatori che, presi dall'euforia, volevano lasciarle fuori. Il tedesco parla poi della partita, di come sia stata preparata con attenzione da tutti. Ecco le sue parole:

DERBY DI ROMA - "Sono arrivato alla Lazio nel 2011 e ho capito fin da subito che quello della Capitale era un derby speciale, unico in Italia e come ne esistono pochi al mondo. Si parlava già del derby che era in programma ad ottobre, quindi più di un mese e mezzo prima i giornali scrivevano di quella partita, i giocatori che stavano da tempo nella Lazio ne parlavano tutti i giorni, i tifosi ne parlavano. Mi ricordo che prima del mio arrivo e di quello di Lulić erano due anni che la Lazio non ne vinceva uno. Al campo di allenamento vedevamo i tifosi che ci incitavano, lo staff che ne parlava, insomma si respirava già l’aria di quella sfida. Poi arrivò la partita, la vincemmo e io segnai allo scadere il gol decisivo, e vedere la gioia dei tifosi sia quel giorno che i giorni dopo agli allenamenti, dove si strinsero con calore intorno a noi, mi fece capire definitivamente quanto era importante il derby della Capitale. Per me la cosa più bella da giocatore è sempre stata quella di fare felici i tifosi del club dove giocavo".

IL RITIRO A NORCIA - "Ricordo che la settimana del derby la società ci mandò in ritiro a Norcia. Ci eravamo andati altre volte, ovviamente quando qualcosa non andava bene per troppo tempo. Se perdevamo qualche partita di troppo si andava in ritiro, quindi quel po- sto evocava momenti brutti che avevamo passato in alcune occasioni. Io non volevo che quei giorni si creasse un’atmosfera come in quelle occasioni, al contrario dovevamo acquisire una consapevolezza differente. E grazie a un grande gruppo fu proprio così, perché in quei giorni abbiamo parlato molto, abbiamo scherzato, insomma ci siamo divertiti e avvicinati ancora di più come un gruppo stretto. Insomma, abbiamo reso le cose facili e questo ha fatto bene a tutti, perché tra noi c’erano diversi giocatori che già nelle settimane precedenti avevano accumulato tanta tensione". 

CONVINZIONE - "Quel 26 maggio ricordo bene i volti emozionati di tutti quanti prima di entrare in campo, ma anche la tensione che c’era. Ricordo gli occhi e i gesti dei fisioterapisti, dei magazzinieri, insomma di tutto lo staff che era lì da tempo e quindi viveva quella sfida in modo differente. In quei minuti prima della partita ho cercato di portare un po’ di tranquillità, perché sapevo bene per esperienza che se entri in campo stressato è molto difficile che tu riesca a giocare una buona partita e soprattutto a vincerla. Ma, tensione a parte, ricordo molto bene che tutti quanti eravamo pronti e carichi al cento per cento ed eravamo convinti che quel derby e quella coppa sarebbero stati nostri. Lo sapevamo tutti, e quei pochi che non lo voleva- no dire lo facevano solo per scaramanzia, perché dentro di loro sapevano che quel giorno nessuno ci avrebbe potuto battere. Ci eravamo preparati bene fisicamente e tatticamente, avevamo studiato ogni mossa degli avversari, quindi eravamo sicuri di come sarebbe andata la partita. Io in particolare ero molto tranquillo, sia perché convinto dei nostri mezzi sia perché di finali ne avevo già giocate tante".

FESTEGGIAMENTI - "Quando è finita la partita è stato fantastico. Sono andato subito a prendere Lulić e me lo sono messo sopra le spalle per portarlo in giro per il campo e farlo acclamare dai tifosi della tribuna e della Curva Nord. Lui quel giorno era diventato il Re di Roma, aveva segnato il gol di quella storica vittoria e meritava di essere celebrato come un sovrano. Mi ricordo che i tifosi si erano avvicinati alle balaustre e potevi vedere i loro occhi pieni di gioia, i loro visi commossi e la felicità che provarono vedendo Lulić sulle mie spalle che li salutava.. Per me fu molto emozionante quel giro di campo con Senad, anche perché è stato il mio compagno di stanza in tutti gli anni in cui ho giocato con la Lazio e soprattutto è un caro amico con cui mi frequento ancora. E poi ricordo quando tornammo nello spogliatoio: in tanti piangevano dalla gioia e fu un altro momento molto emozionante e indimenticabile. E devo ammettere che ancora oggi quando riguardo i video e le foto dei festeggiamenti provo emozione e mi sento veramente felice. Sono ricordi incredibili e indelebili, perché un calciatore vive per questo, il calcio lo ami proprio per vivere giornate come quelle, che ti rimangono impresse nella mente per sempre".

INTERVISTA ESTRATTA DAL LIBRO "26 maggio, tutta la storia del derby dei derby" di Fabio Argentini.