Lazio, l'eredità di un padre al figlio: Acerbi ricorda e ringrazia Squinzi

Francesco Acerbi ricorda Squinzi, il patron del Sassuolo scomparso lo scorso 2 ottobre, con parole piene di affetto e orgoglio: "Ecco l'eredità che mi ha lasciato...".
04.10.2019 09:15 di Annalisa Cesaretti Twitter:    vedi letture
Lazio, l'eredità di un padre al figlio: Acerbi ricorda e ringrazia Squinzi
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© foto di Federico Gaetano

Cercava di infondergli coraggio portando come esempio la sua personale battaglia contro la malattia. Francesco Acerbi non ha mai smesso di far sentire la sua vicinanza a Giorgio Squinzi, il patron della sua ex squadra. Tra loro c'era un legame che andava oltre il calcio, perché le esperienze - anche le più drammatiche - sanno unire più di un contratto. E sebbene sapesse quali fossero le condizioni di salute di Squinzi, il difensore biancoceleste non era pronto a ricevere la tragica notizia della sua scomparsa. Lo ha raccontato nelle dichiarazioni riportate dalla rassegna stampa di Radiosei: per lui è stato un duro colpo. Adesso, oltre al cordoglio, restano i ricordi. Acerbi non dimenticherà mai le parole pronunciate dal presidente ai tempi del Sassuolo e l'espressione che assumeva quando prometteva che prima o poi sarebbe riuscito a portare il club in Champions League. Alla cittadina emiliana, invece, rimarrà il ricordo di un uomo di altri tempi e valori, capace di portare la sua squadra in Serie A.

L'EREDITA' - In questi giorni di lutto Acerbi sta rivivendo i momenti e le emozioni del passato, del giorno in cui il Sassuolo si qualificò in Europa League e Squinzi era pieno d'orgoglio e del momento in cui il difensore gli annunciò la sua volontà di passare alla Lazio. Il patron teneva così tanto a lui che subito bocciò l'idea sul nascere. Poi su la moglie, la signora Adriana, a farlo ragionare e a convincerlo a mettere al primo posto il bene di Francesco. In quell'occasione si comportò come un padre farebbe con suo figlio. E da bravo genitore se ne è andato lasciando un'importante eredità al suo ragazzo: "La capacità di essere un vincente senza sbraitare e senza mai avere atteggiamenti sopra le righe. Solo con la serietà e una grande cultura del lavoro".

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