IL PAGELLONE 2018 - Provaci ancora Simone: l'Immobil-dream resta la Champions

Pubblicato il 01/01/19 alle ore 08.30
02.01.2019 07:25 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
IL PAGELLONE 2018 - Provaci ancora Simone: l'Immobil-dream resta la Champions

L'anno delle occasioni mancate, delle delusioni, dei rimpianti. Nel 2018 la Lazio ha sfiorato l'impresa in campionato, quel quarto posto che avrebbe significato qualificazione in Champions League, diventato quinto solo per l'assurda regola degli scontri diretti. Lo sconforto che si aggiunge alla scioccante eliminazione dall'Europa League per mano del Salisburgo e la sfortunata semifinale di Coppa Italia contro il Milan. Ma la società non si è arresa, ha rilanciato: obiettivo confermato anche nella nuova stagione. La squadra ha risposto sul campo, chiudendo il girone d'andata al quarto posto. In linea con il cammino prestabilito. Simone Inzaghi ci riproverà anche nel 2019. Si parte da una base solida: andiamo quindi ad analizzare l'anno appena trascorso. Come da tradizione, Lalaziosiamonoi.it vi propone il Pagellone dell'anno solare. Buona lettura!

LA SOCIETÀ

LOTITO ClaudioIl Presidente che c’è, ma non… si sente - Resta instancabile. Ha aggiustato la forma fisica e ai più ha assicurato che la sua vita ora è molto più salutare. Viene in mente il proverbio: “Mens sana in corpore sano” e lui restando fedele al suo “latinorum”, non vuole essere da meno. Corpo e mente apposto per vincere le sue sfide, tra Lazio, Salernitana e soprattutto Federazione. L’obiettivo resta affermarsi al di là della Lazio, ma alla sua creatura tiene eccome. Ha scelto di rinviare al mittente offerte importanti per i suoi pezzi da novanta, puntando fortemente sul gruppo consegnato a Inzaghi. È convinto del valore dei suoi calciatori, ma a volte per crescere non è sufficiente confermarsi, bensì rilanciare. Sul mercato delle scelte però è quasi impossibile pensare a un Lotito che osi. Si fida dei suoi collaboratori e punta forte sul suo staff, almeno fino a prova contraria: ha condiviso acquisti e cessioni con il diesse Tare. In ambito di mercato il saldo è ancora da valutare. Efficace la mano tesa del club alla gente, dalla politica dei prezzi, ai messaggi d’amore verso il proprio popolo. Per non parlare dell'investimento di 2 milioni per la valorizzazione del centro sportivo di Formello. L’unione fra le varie componenti del mondo Lazio sanno di collante vincente. Un tutt’uno fra squadra, società e tifosi. VOTO 7

TARE IgliSherlock Holmes - Il suo intuito è la sua forza. Continua a ripetere che il suo successo più grande si chiama Milinkovic-Savic, sul quale dal 2015 ha puntato parecchio. Oggi il serbo vive un momento di appannamento e il valore del cartellino si è inevitabilmente deprezzato. Nessuna paura però, società e diesse credono ciecamente in lui. La trovata più suggestiva resta tuttavia quella legata all’acquisto di Luis Alberto: dopo la trasformazione da un anno all’altro da bruco a farfalla, il talento spagnolo si è preso la scena per mezzo 2018. In ambito di mercato è stato bravo a concludere positivamente la telenovela per Acerbi, unico titolare della sua ultima campagna acquisti. Ecco la croce e la delizia del suo operato nel 2018. Aver regalato pochi titolari a Simone Inzaghi. Mancano, infatti, all’appello: Durmisi e Berisha, ancora troppo fuori dal cuore di questa Lazio. Buono invece l’impatto di Correa, ma forse non è sufficiente per dimenticare Felipe Anderson. La partenza a paramento zero di De Vrij pesa come un macinio sul bilancio di stagione dell’ultimo “mercato”. Certo che le scelte della Seg, oscura stratega delle idee dell’olandese, hanno reso tutto più complicato per la Lazio. Infine Il Direttore Sportivo biancoceleste, sempre pronto ad assumersi le responsabilità nelle scelte di mercato, non teme il fallimento sull’acquisto de baby portoghesi: Neto e Jordao. “Vedrete quanto sono forti”, spiffera agli amici off record, della serie “Chi vivrà, vedrà”. Igli Tare è cresciuto parecchio negli anni. È bravo, è seguito da parecchi club. Rimane una fortuna averlo alla Lazio. VOTO 7.5

PERUZZI Angelo: 'Sta mano po esse fero e po esse piuma…' - Chissà quanto gli sarà pesato presentarsi in conferenza, per smentire le voci che lo volevano al passo d’addio con la Lazio. Già, il Club Manager biancoceleste si trova a suo agio davanti a un microfono quanto Immobile davanti a una PlayStation rotta. Ovunque ci sia da rappresentare la Lazio, però, lui c’è: in visita ad Auschwitz, ai funerali di Davide Astori e Felice Pulici, in campo per Di Padre in Figlio. Lo scorso 25 aprile invitò alcuni tifosi a seguire l’allenamento dentro Formello: un gesto gentile, umano, da Peruzzi appunto. Ma quando c’è da sistemare qualche “rogna” interna allo spogliatoio, sa farsi valere eccome. Davanti al lavoro sporco, non si tira mai indietro. Mica si tratta di un microfono. VOTO 7

DE MARTINO StefanoUn corpo e un’anima -  E non ci lasceremo mai… Cantavano Wess e Dori Ghezzi nel ‘74/75, la Lazio aveva da un anno vinto il suo campionato e il giovane De Martino era poco più che un bambino. Forse lui ignorava questa canzone, ma 43 anni dopo siamo qui ad associarla a lui, si proprio a lui… Stefano De Martino e la Lazio sono una cosa sola. Direttore della comunicazione, è il padre di tutti gli strumenti del trasmettere biancoceleste. Dalla rivista inaugurata nel 2010 (fiore all’occhiello valso alla Lazio i complimenti dalla UEFA) all'agenzia ufficiale messa online nel 2016. Il suo ruolo di direttore della comunicazione lo svolge a pieno. A volte l’impegno che lo vede costantemente al fianco della dirigenza e dell’allenatore, lo rende poco reperibile in prima persona, nella gestione delle questioni con i media, ma per questo è sempre disponibile il suo staff. Poco incline a concedere contributi diretti con la squadra, ma questo rientra evidentemente nell’accordo condiviso con la società. Dalle segrete stanze della comunicazione emergono idee in cantiere, che potrebbero diventare realtà nel 2019, dalle dirette Facebook ai live Skype con contenuti per tutti. Aspetti da migliorare: resta da limare la sinergia comunicativa con gli eventi marketing della Lazio. Servirebbe associare ad essi più contenuti legati ai calciatori, ma su questo la Lazio dovrà lavorare internamente allineando i due comparti biancocelesti. Rimane il solito neo da rivedere: “Accorciare la distanza fra il tifoso e la squadra, avvalendosi anche della collaborazione con il mondo circostante”. Ciò ovviamente esula dalla sola volontà di Stefano De Martino. Infine, tra i suggerimenti: serve investire su web e social network, ancora troppo arretrati rispetto ai top club (anche qui la società dovrebbe decidere a chi affidare questa sfera comunicativa). De Martino è e si conferma un professionista serio, che nel proprio mestiere sa il fatto suo. VOTO 7

DIACONALE Arturo"Il portavoce" - In teoria spicca in cima alla piramide della ‘Comunicazione’ societaria. In pratica riporta il pensiero di Lotito e parla da dirigente. La gestione del sistema comunicativo Lazio resta delegato a Stefano De Martino, con il quale comunque condivide le strategie. Arturo Diaconale nella Lazio ha speso la sua immagine e il suo carisma per difenderla in ambiti istituzionali e non. È pronto a bacchettare, quando ritiene ve ne sia bisogno. Ha coraggio e sa muoversi nei vari ambiti della comunicazione nazionale, radio, tv e carta stampata. La Lazio innanzitutto insomma! Laziale dentro e uomo saggio, è un buon collante fra la gente e il club. Il suo comportamento si conferma utile, anche se potrebbe fare di più. VOTO 6.5

L'ALLENATORE

INZAGHI SimoneThe Resilient - Da cosa si capisce che sulla panchina biancoceleste siede un allenatore laziale inside? Da come riesce a incassare colpi, ricevere critiche, affrontare momenti di crisi uscendone ogni volta sempre più forte. Le griglie di partenza del campionato, lo spauracchio del secondo anno, i torti arbitrali, le telefonate con Lotito, il ritiro a Formello, i gol subiti o annullati all’ultimo istante: in tre anni sulla panchina della Lazio, Inzaghi ne ha viste più che in tutta la carriera di calciatore. Eppure è sempre lì, ben saldo al timone di una squadra che lotta per conquistare quel benedetto e legittimo posto in Champions League. Rimarrà qui a lungo, ha promesso Lotito: dove bisogna firmare? VOTO 7

LA SQUADRA

PORTIERI

GUERRIERI GuidoU.F.O – Esattamente, Unidentified Flyng Object o Unknown Flying Object. Insomma, come la metti la metti, il risultato è lo stesso: il portiere classe ’96 in campo non si è visto nemmeno per un minuto in questo 2018. Grigioni e Zappalà lo spronano e lo fanno crescere, aspettando il momento opportuno per lanciarlo nella battaglia. Al momento, però, si deve accontentare di essere tra i convocati. Aveva superato Vargic nelle gerarchie, poi è arrivato l’esperto Proto e si è di nuovo seduto sul terzo scalino del podio. “Allenarmi con portieri di questa caratura per me è fondamentale”, aveva detto. Anche se vorremmo vederlo in azione. VOTO ng

PROTO SilvioPortiere europeo - Non è sicuramente semplice passare dall’Olympiakos alla Lazio. Soprattutto perché partire dalle 22 presenze in Grecia e finire a fare il gregario di Strakosha non è una decisione che si prende a cuor leggero. Ad ogni modo questa estate arriva in Italia, paese d’origine dei suoi familiari e veste la casacca biancoceleste. Durante il ritiro ad Auronzo di Cadore è stato uno dei nuovi arrivati più apprezzati, ma in campionato il rettangolo verde, ad oggi, non lo ha mai visto. Gioca 4 partite in Europa League e in tre casi esce sconfitto insieme alla squadra dal campo Nota negativa: con lui fra i pali la rete non è mai rimasta intonsa, ha subito sempre almeno un gol. VOTO 5.5

STRAKOSHA ThomasL’uomo che non usciva troppo – L’anno solare 2018 avrebbe dovuto essere per lui quello della definitiva consacrazione. Probabilmente ha soltanto confermato le prime sensazioni avute dagli addetti ai lavori al momento delle sue primissime apparizioni nella massima serie: personalità, coraggio, intuito e qualche piccolo difetto di fabbricazione ancora da limare. La carta d’identità è ancora dalla sua parte, ma per compiere il salto di qualità occorre aggiornare - o forse incrementare - l’elenco dei “punti di forza”. Meglio evitare allora qualche colpo di testa di troppo, soprattutto con il pallone tra i piedi, a beneficio delle coronarie di chi siede in panchina e sugli spalti. Da cancellare anche gli harakiri dei rinvii, come quel disastroso disimpegno che ha propiziato il rigore su Icardi dello scorso 20 maggio. Non ultimo, le uscite, forse il più grande tallone d’Achille non ancora sanato dal portiere albanese. Il resto è tutta materia prima di Thomas, che in questi anni ha comunque ampiamente dimostrato di avere la stoffa del portiere di Serie A, conquistando a pieno titolo anche la Lazio dei grandi. È tempo di volare, e occorre farlo ora. VOTO 6

VARGIC Ivan: Invisibile - Difficilmente inquadrabile il 2018 di Vargic, che con la Lazio è meno di una comparsa: neanche una presenza per il portiere croato, che in estate si è poi trasferito al club cipriota Anorthōsī Ammochōstou. In terra straniera Vargic non fa molto meglio, scivolando in panchina dopo sei partite da titolare e sei gol subiti. Con un contratto fino al 2020, il portiere croato tornerà alla Lazio allo scadere del prestito annuale, probabilmente per essere nuovamente piazzato altrove. VOTO ng

DIFENSORI

ACERBI Francesco: Meglio un giorno da Leone che cento da de Vrij - La vita gli ha dato una doppia chance, la carriera calcistica pure. Dopo il passo falso ai tempi del Milan, arriva l'occasione con la Lazio. Francesco sa di non poter più sbagliare: nessun strappo alla regola, nessuno sgarro. Il ragazzo è maturato. Prima era acerbo, adesso è Acerbi. Merito anche del Sassuolo, che ha sempre creduto in lui. Uno dei migliori difensori italiani in circolazione. Leader della linea a tre, gli sono bastati pochi giorni per entrare a far parte dei meccanismi di squadra. Concentrato, abile nell'uno contro uno, forte di testa. Non si tira indietro nemmeno quando c'è da saltare in area avversaria (già 3 gol in stagione). Inzaghi l'ha voluto a tutti i costi per sostituire il partente de Vrij: non poteva scegliere meglio. Tecnicamente, il rendimento è molto simile. Umanamente, neanche a parlarne. Non sa cosa significhi la fatica, il suo unico credo è il lavoro. Il sacrificio. Fermarsi? Neanche per sogno: ha chiuso l'anno con la 147esima partita consecutiva all'attivo. È dal 18 ottobre 2015 che non salta un match. Zero infortuni, zero squalifiche, zero turnover. Come un leone che con orgoglio difende la sua savana. VOTO 7

BASTA DusanL’appassimento del fiore serbo - Basta ricorderà il 2018 come l’anno del declino professionale. A 34 anni l’esterno serbo dovrà decidere se appendere gli scarpini al chiodo oppure se chiudere, dignitosamente, la carriera altrove. Già durante la passata stagione Marusic lo aveva scalzato nelle gerarchie di Inzaghi. Con l’inizio di quella in corso è avvenuto l’appassimento definitivo del fiore serbo, che sbocciò proprio in biancoceleste. Il suo contratto scadrà il prossimo giugno e Inzaghi lo ha già messo fuori dalla lista del campionato per far spazio a Lukaku. Le uniche due presenze le ha fatte in Europa League dove ha sfigurato, lasciando anche la Lazio in inferiorità numerica a Francoforte. VOTO 4.5

BASTOS Quissanga: Di che pasta sei fatto? - Dopo le buone promesse del 2017, Bastos vive un anno solare fatto ancor di più di alti e bassi.  Con molti più bassi che alti, a dire la verità. Un difensore che mette in luce qualità fisiche fuori dal comune, ma che fin troppe volte evidenzia limiti importanti dal punto di vista sia tecnico che tattico. Nel 2018 Bastos non è riuscito a trovare continuità d'impiego da parte di Inzaghi, che evidentemente non riesce a riporre la sua fiducia nelle prestazioni altalenanti dell'angolano, preferendogli Luiz Felipe e Wallace in diverse occasioni. Nell'attuale stagione in particolare Bastos è stato impiegato in Serie A solo quattro volte, sempre subentrando dalla panchina, trovando invece più continuità in Europa League. Nel 2019 dovrà decidere se vuole essere un semplice rincalzo o se può al contrario dare un contributo più decisivo alla causa della Lazio. VOTO 5

CACERES MartinUna scommessa persa - Unico rinforzo dello scorso gennaio, arrivato a Roma per diventare un punto di riferimento per la difesa biancoceleste e per mettere al servizio della Lazio tutta la sua esperienza racimolata negli anni al Barcellona e alla Juventus. Non è riuscito però a rispettare le aspettative. Nella Capitale sperava di rilanciarsi ad alti livelli, i numeri invece parlano di un fallimento quasi totale: solo 10 presenze in campionato, 6 in Europa League e 2 in Coppa Italia racimolate nelle due mezze stagioni agli ordini di Inzaghi. Tra problemi fisici e scelte tecniche, un bottino esiguo per lui, che a gennaio potrebbe cambiare aria e cercare una nuova sistemazione. Tare è già al lavoro. VOTO 4.5

DE VRIJ StefanTu quoque, fili mi! - Il film biancoceleste di Stefan de Vrij avrebbe forse meritato un altro finale, un fotogramma diverso da quelle lacrime sconsolate alla fine di Lazio-Inter. Perché sì, di restare a Roma non se ne parlava, di firmare il rinnovo figuriamoci. Eppure, de Vrij non ha mai lasciato che le voci di mercato influenzassero il suo rendimento. Un pilastro in difesa, un professionista esemplare da poche chiacchiere, fuori dal campo. La sua parabola romana poteva finire con quel provvidenziale salvataggio sul tiro di Rohden, una settimana prima. Invece no. Intervento in ritardo su Icardi, calcio di rigore, il regalo Champions alla sua futura squadra. Titoli di coda. È passato troppo poco tempo, impossibile dimenticare. VOTO 4

DURMISI Riza: Olio di gomito - Con il Real Betis lo scorso anno ha giocato tanto, ben 25 presenze condite con due gol e tre assist. La Lazio poi lo cerca, lo compra e lo ufficializza il 22 giugno del 2018. In Paideia restano sorpresi per le sue doti atletiche messe in mostra durante gli esami di rito. Il danese è stato preso per dare ampiezza alla rosa di Inzaghi, per avere un esterno mancino che potesse dare respiro ai titolari. In Serie A gioca molto poco, trova più spazio in Europa League dove scende in campo per ben 5 volte, in una di queste contro l’Eintracht prende una botta al gomito che lo costringe a stare fermo per un po’. Se andiamo ad analizzare le prestazioni di Durmisi bisogna comunque ammettere che ci aspettava di più, la troppa “timidezza” vista non rende onore alle doti fisiche e alla sua velocità. Servirà tanto olio di gomito, lavorare e dimostrare di essere totalmente all’altezza dei 6,5 milioni di euro che la Lazio ha investito su di lui. VOTO 5.5

LUKAKU JordanPremesse non mantenute - Inizia il 2018 con aspettative importanti, reduce dalla seconda parte del 2017 in cui era arrivato a insidiare la maglia da titolare a Lulic. Nel nuovo anno Jordan non riesce a confermarsi, spesso vittima del suo stesso fisico dirompente. Nei primi sei mesi colleziona un buon numero di presenze, ma gli ingressi pian piano perdono vigore e non spacca più le partite con le sue progressioni. A fine campionato inizia un calvario lungo cinque mesi: niente Mondiale, rimane ai box fino a ottobre. Inzaghi però ha fiducia in lui, così lo inserisce di nuovo nella lista per il campionato e ricomincia a concedergli scampoli di gara. La scalata è ripartita, si spera. VOTO 5

LUIZ FELIPE Ramos MarchiNap Retep, o il ragazzo che voleva crescere – Da destra verso sinistra: Luiz Felipe è Peter Pan al contrario. Il giovane difensore vuole crescere. Ripagare la fiducia di Inzaghi è come superare le trappole di Capitan Uncino. Quando de Vrij era alla Lazio sostituirlo sembrava un’impresa. Ma Luiz ce l’ha fatta. Ha tirato fuori il carattere, sempre. Dopo il rigore sbagliato nella semifinale di Coppa Italia, non è tornato sull’Isola Che Non C’è. La paura l’ha scacciata via insieme a Trilly: al suo fianco vuole solo chi può insegnargli a gestire una personalità che divampa. Acerbi riuscirà dove Wendy ha fallito, lo sosterrà. Sotto la sua guida Luiz ha conquistato l’obiettivo più importante del 2018: il primo gol con l’aquila sul petto. VOTO 6.5

PATRIC Patricio Gabarron GilUna vita da gregario - Spagnolo, biondo e mai protagonista. L'ex Barcellona chiude il suo 2018 con quel posto da titolare agognato, sudato, ma mai realmente raggiunto. I problemi sulla fascia destra rimangono per la Lazio, Gabarron ci prova in ogni modo a sbracciarsi tra le gerarchie a volte troppo rigide di Inzaghi. Ma niente. Qualche buona uscita alternata a prestazioni non all'altezza lo incastrano nelle sabbie mobili dell'incompiuto, che in estate rischiano anche di portarlo via da Roma con un mercato che però non soddisfa né lui né il club. È il primo sacrificato nella lista Europa League, altro passo indietro nella ricerca della titolarità. Alla fine dell'anno solare ci si mettono anche i dissidi coi tifosi. Imperdonabile per la Curva Nord, un malinteso per lo spagnolo. Due passi avanti e tre indietro, in un'avventura romana che non riesce proprio a decollare. VOTO 5.5

RADU StefanSempreverde (o serpeverde?) - Una corsa irrefrenabile nella classifica di tutti i tempi delle presenze in biancoceleste. Stefan Radu punta Vincenzo D'Amico, Luca Marchegiani e Aldo Puccinelli: rispettivamente al 6°, 5° e 4° posto della graduatoria. Una cavalcata coadiuvata dalla splendida condizione fisica che lo ha sostenuto per larga parte di questo 2018. Quando non ha avuto problemi è sempre stato schierato da titolare. È sembrato inoltre maturato anche dal punto di vista mentale. Custodisce al suo interno un animo da "Serpeverde", ma sembra oramai un vero Corvonero. L'apprendimento nel tempo si è tramutato in saggezza. Incarna i crismi del senatore e il voto non si alza solo per qualche sbavatura nella prima parte della stagione in corso. VOTO: 7

WALLACE Fortuna Dos SantosCome un’altalena - Una vita in ballottaggio, ormai ci ha fatto l’abitudine. È stata la costante del 2018 vedere Inzaghi decidere fino all’ultimo il centrale di destra, quasi come un dilemma amletico: Wallace o Luiz Felipe? Sana competizione, certo, che però non sempre ha significato garanzia di successo. La nuova stagione è iniziata come quella vecchia: di nuovo l’altalena. Titolare, riserva, subentrante, titolare, riserva. Wallace non ha avuto certezze perché non ha dato certezze. Il Marsiglia gli ha regalato la prima gioia realizzativa andando a segno nella vittoria per 3-1. Per il resto, anche lì, è sempre andato alla ricerca di costanza e continuità. L’altalena non si è fermata. VOTO 5

CENTROCAMPISTI

BADELJ MilanSe ci sei, batti un colpo - Un colpo importante di mercato che finora non è riuscito a mettere in mostra il proprio valore. Badelj ha rappresentato l’innesto di qualità ed esperienza a centrocampo, arrivato in estate reduce dal secondo posto al Mondiale con la Croazia. Salta la preparazione e in tutta la seconda parte di 2018 mostra una condizione fisica precaria. Davanti nel suo ruolo ha un top player come Leiva, ma anche in assenza del brasiliano l’apporto non è di quelli indimenticabili. Buona la prova contro il Milan, per il resto ordinaria amministrazione. La sensazione è che l’ex capitano della Fiorentina abbia ancora molto da dire, magari quando sarà al 100%. VOTO 5.5

BERISHA Valon"Non lo so Rick, mi sembra un falso" - Presto e azzardato dire se Tare (in arte Rick Harrison, noto proprietario di un negozio di pegni in "Affari di Famiglia") abbia valutato male un pezzo pregiato della ricca scuderia del Salisburgo. L'involuzione, di certo, rispetto a qualche mese austriaco fa c'è stata eccome. Il kosovaro - complice una serie infinita di infortuni - non ha mai trovato forma e continuità. Apparso pesante, sulle gambe, indietro rispetto ai compagni causa una preparazione interamente saltata. E allora ecco che quello che doveva essere il dodicesimo di Inzaghi è finito per diventare una pedina come le altre nel solo turnover europeo. In campionato lo si ricorda solo a Parma, quando insieme a Correa cambiò il volto di quella gara. Col Salisburgo, nella prima parte del 2018, si rese protagonista della magnifica cavalcata in Europa League anche a scapito della Lazio. Invece oggi si ritrova a chiudere l'anno solare con l'ennesimo stop. Al momento è solo un pezzo in vetrina che non brilla rispetto al suo reale valore di mercato. VOTO 5.5

CATALDI DaniloAggiungi un posto a tavola – Da quest’anno il classe ’94 è tornato a occupare un posto nella tavolata biancoceleste. Le esperienze di Genoa e Benevento lo hanno temprato, dopo 1 anno e 7 mesi può di nuovo godersi l’atmosfera della Capitale. Esordio a gara in corso contro il Napoli di Ancelotti, titolare nel successo casalingo contro la SPAL: 4 a 1, un gol porta anche la sua firma. In un centrocampo in difficoltà per l’assenza di Leiva, ha detto la sua. Quattro presenze in stagione, Cataldi deve scalare il monte delle gerarchie di Inzaghi. Può essere una valida alternativa. Per lui c’è spazio, in questa Lazio. Aggiungi un posto a tavola, c’è un centrocampista in più. VOTO 6

DI GENNARO DavideNon pervenuto - Lazio e Di Gennaro, un amore mai sbocciato. Il centrocampista arrivò a Roma come alternativa a Leiva. Ma a causa degli infortuni e della mostruosa continuità del brasiliano da gennaio a giugno, Di Gennaro non ha avuto l’opportunità di esprimersi con i colori biancocelesti. In estate la società lo ha scaricato: a centrocampo c’era troppo traffico per lui. Dopo la telenovela estiva circa il suo trasferimento, ora gioca alla Salernitana dove non ha ancora smaltito del tutto i problemi fisici. Ha collezionato 7 presenze e due assist in questa prima parte di stagione. Difficile fare un bilancio della sua annata, bisogna vederlo all’opera per dare un giudizio. VOTO ng (5.5 con la Salernitana)

LEIVA LucasLe(i)vatemi tutto, ma non il mio Lucas - Irrinunciabile, indispensabile, imprescindibile. La Lazio ci ha provato, a fare a meno di lui: il problema agli adduttori è coinciso con il periodo più buio della gestione di Inzaghi. Il suo rientro in campo è una benedizione. Il ritorno di un leader, di una diga, del cervello di questa squadra. Nessun effetto collaterale dell'età che avanza, solo tanta esperienza: per i compagni è un punto di riferimento onnipresente. Recupera palloni, macina chilometri, vince contrasti. Nel frattempo, chi lo dava per finito si rimangia ogni parola: ha risposto sul campo, Lucas Leiva. Come Miro Klose prima di lui. Quale stella del passato: è presente e futuro, di questa Lazio. VOTO 7.5

LUIS ALBERTO Romero AlconchelE luce fu(?) –  “Ci pensa Luis”, “Picasso”, “Il mago di Siviglia”, e chi più ne ha più ne metta. La fantasia al potere, il coniglio estratto dal cilindro di Inzaghi la scorsa stagione, in quest’ultima fase del 2018 è stato vittima anche lui del sortilegio tutto laziale dell’anno “delle conferme”. Come se non bastasse, ci si è messa anche la strana Spada di Damocle della numero 10 biancoceleste, ereditata da Felipe Anderson dopo i primi due anni con la 18. Un peso morale che evidentemente ha contribuito a rendere più opache le prestazioni dell’ex Liverpool rispetto alla scorsa stagione. E la differenza si nota eccome: 11 gol e 16 assist il bottino della precedente annata, un exploit inaspettato a suon di tecnica ed estro, che gli ha permesso anche di guadagnarsi la convocazione con la Roja. Poi il finale di campionato amaro, se non altro per quell’infortunio beffardo che lo ha costretto a saltare le ultime due gare decisive contro Crotone ed Inter. Ed è proprio lì che sembra essersi arenato il genio di Luis. Solo due squilli a settembre tra campionato ed Europa League, poi il buio. Nell'ultimo mese il “mago” pare aver ritrovato la sua bacchetta magica: è tornato ad accarezzare il pallone come soltanto lui sa fare, illuminando le giocate offensive biancocelesti. Una lieve scintilla che intanto basta per ben sperare. Ad maiora! VOTO 7

LULIC Senad: Capitano spartano - 300(e una) presenze con la Lazio. Le Termopili sulla fascia sinistra: resiste da solo contro tutti i calciatori arrivati negli anni per la corsia mancina. I neoacquisti, in superiorità numerica, non riescono a infilarsi dentro la sua maglia. Rendimento costante, fascia al braccio e petto in fuori: cuore impavido, ha il coraggio - con Immobile e Luis Alberto ko - di presentarsi sul dischetto alla penultima di Crotone. Il gol dell’illusione. Il suo 2018 ha una sola macchia, purtroppo una patacca: l’espulsione con l’Inter nel momento topico, lo "sparecchio" Champions, subito dopo il 2-2 di Icardi. Lui perde la testa, la squadra la partita. VOTO 6.5

MARUSIC AdamManca un soldo per fare una lira - Con Marusic la Lazio ha acquistato il suo cavallo da corsa, di quelli instancabili che macinano chilometri. Più adatto per un 3-5-2 che ad una difesa a quattro, ecco uno dei motivi che ha spinto Tare a puntare su di lui: è l’ideale per il modulo di Inzaghi. Peccato che gli sia sempre mancato un soldo per fare una lira. Spieghiamoci. Non ha certo l’affondo di Lukaku, né tantomeno la personalità di Lulic che, seppur tecnicamente sia più scarso del montenegrino, cerca il fondo con insistenza, salta l’uomo e crossa creando pericoli. Dall’inizio di questa stagione neppure un assist (nel 2018 solo 4): è come dire che il fornaio non sforna o brucia il pane dopo aver preparato un impasto a puntino. Ha le carte in regola per sfondare, potenzialità non comuni, che però regolarmente annegano nell’anonimato e nel poco coraggio. Gli si chiede uno sforzo superiore perché può e deve fare di più. VOTO 5.5

MILINKOVIC-SAVIC SergejMilioni e lacrime - Il ragazzone serbo nel 2018 sboccia in tutto il suo splendore. Con i 7 gol (sommati ai 5 realizzati in precedenza) in Serie A, entra nella storia, formando insieme a Immobile la coppia più prolifica della Lazio. Le big europee prima e dopo il Mondiale (dove diventa titolare) bussano invano alla porta: oltre 100 i milioni richiesti dalla Lazio in estate. E se qualcuno li avesse offerti davvero, probabilmente sarebbero diventati ancora di più. Lotito semplicemente non vuole cederlo. Punto. E infatti con il rinnovo gli riconosce anche sotto il profilo economico quell’etichetta di top player meritata sul campo. Aspettative e pressioni si alzano, però il rendimento nella nuova stagione cala. Ma i gol al Cagliari (con lacrime al seguito) e al Torino nell'ultima giornata fanno ben sperare. Sergej sta tornando. VOTO 7.5

MURGIA AlessandroProvaci ancora. Lì lì per spiccare il volo, manca sempre un soldo per fare una lira. Certamente la grande concorrenza a centrocampo non lo aiuta: Leiva, Milinkovic e Parolo sono intoccabili, in più gli arrivi in estate di Badelj e Berisha – assieme al ritorno di Cataldi – complicano le cose ancor di più, riducendo drasticamente, nella seconda parte dell'anno, le presenze in campo. L'applicazione e il sacrificio non sono mai mancati, in diverse circostanze è venuto meno il coraggio. Forse andare via in prestito per poter giocare con maggior continuità, non sarebbe una cattiva idea. Rimane comunque un punto fermo dell'Under 21 azzurra del ct Di Biagio. VOTO 5.5

NETO Pedro e JORDAO BrunoVento di Primavera - Gli oggetti misteriosi della Lazio. L’intero 2018 non ha portato al tanto atteso esordio in biancoceleste dei baby portoghesi Bruno Jordão e Pedro Neto. Due panchine in questa stagione per il centrocampista, addirittura nessuna convocazione per l’attaccante. Per loro, tra gennaio e maggio, solo qualche lampo in Primavera. Abbastanza per convincere sul valore tecnico, non ancora sul peso dell'investimento (il riscatto diventerà definitivo in estate). E soprattutto un contributo non sufficiente a evitare la pagina nera della retrocessione. Spiragli sono arrivati invece con la Nazionale lusitana. Dall’esordio di Jordão con la maglia del Portogallo Under 21 ai gol decisivi di Neto contro Germania e Repubblica Ceca. Sprazzi di talento prima di un’occasione nella Capitale. VOTO ng (5,5 con la Primavera)

PAROLO MarcoVitamina P16 – C’è chi la chiama dimetilglicina, ma la sostanza non cambia: la vitamina B16 sta all’organismo come Parolo sta alla Lazio. Più che una vitamina, è un integratore: migliora la prestazione di chi lo assume. La Lazio ne ha bisogno a grandi dosi. Nel 2018 ha collezionato – tra campionato, Europa League e Coppa Italia – 41 presenze. Il P16 biancoceleste stimola il sistema immunitario e non solo. Corre almeno 11 chilometri a partita, aumenta la resistenza della squadra e con i suoi contrasti è il giusto rimedio alle mancanze dei compagni. Diventa ossigeno quando il gruppo ne ha bisogno: lo ha fatto a Empoli segnando il gol della vittoria. E durante l’anno di reti ne ha messe a segno 7. La Lazio non può farne a meno. VOTO 7

ATTACCANTI

ANDERSON Felipe Pereira Gomes: Il talento intermittente - A volte ha fatto sognare, altre volte arrabbiare. In cinque anni giocate illuminanti, gol da cineteca, accelerazioni brucianti, applausi, errori e poca voglia. Felipe Anderson è stato questo alla Lazio. Lo dimostra anche il suo ultimo anno in biancoceleste prima del passaggio al West Ham. Tre reti stagionali, sei assist, belle prestazioni, ma anche panchina e comportamenti in campo da far indispettire. E così dopo diverse occasioni, Lotito ha ceduto vendendo il brasiliano. Come regalo, nell’ultimo match stagionale contro l’Inter, Pipe voleva regalare la Champions League. Un suo gol era valso il 2-1 a fine primo tempo. Poi Icardi e Vecino hanno rovinato tutto. Chissà, forse sarebbe cambiato anche il suo destino. Ma il suo tempo alla Lazio era sembrato davvero finito. Presenze totali 177 con un bottino di 34 gol: numeri che lo hanno reso il calciatore sudamericano ad aver disputato più gare in assoluto con la maglia della Lazio. I rapporti sono rimasti ottimi, il suo futuro ora è targato Hammers. A Londra ha ritrovato fiducia, a Roma troppi alti e bassi, ma ci ha fatto comunque sognare. VOTO 6.5

CAICEDO Felipe Salvador CorozoTwo is megl che one - Nel senso che se gioca col cucchiaio tra i denti, allora è più giusto considerarlo secondapunta-rifinitore-qualsiasialtracosa, che centravanti. La Champions era lì(gue), a tu per tu con Cordaz: lui ci impicca il quarto posto con un folle tocco sotto. Sotto sotto, neanche troppo: il suo curriculum non è mai stato da bomber. Si fa apprezzare dopo l’estate e prima dell’inverno: Inzaghi gli toglie responsabilità, lui smette di fare il vice e comincia a essere partner di Immobile. I numeri non convincono nemmeno in questo caso: 2 gol in 16 presenze. Pochi pure per un trequartista. VOTO 5

CORREA Carlos JoaquínLa “Tucu Dance” - Arriva in estate con tante aspettative e un sacco di responsabilità. Deve sostituire un certo Felipe Anderson, mica uno qualunque. E per portarlo a Roma la società spende ben 16 milioni (più 3 di bonus), preferendolo al “Papu” Gomez richiesto a gran voce dal tecnico. Inzaghi inizialmente lo centellina, ma con il passare delle partite, dei gol (5) e degli assist (4) è praticamente obbligato a trovargli spazio. El Tucu se lo sta guadagnando a suon di prestazioni, compensando la mancanza di fantasia di inizio stagione di Luis Alberto e Milinkovic. Ha impressionato tutti, allenatore compreso. Che al posto della “Papu Dance”, ora probabilmente balla molto più volentieri la “Tucu Dance”. VOTO 6.5

IMMOBILE CiroM’illumini d’immenso - Il volto di questa Lazio è lui, ancora una volta. Il bomber capocannoniere, il bomber trascinatore, l’idolo della Curva, il beniamino dei giovani biancocelesti. Se guardiamo indietro è vero: Immobile aveva bisogno della Lazio per rilanciarsi. Ma è ancor più vero che ad una squadra che punta ogni anno alla Champions, serviva un attaccante di questo calibro. Nel 2018 23 reti e grandi giocate. Un’altra annata che lo conferma al top tra gli attaccanti in Europa al pari di Messi, Ronaldo, Salah, Lewandowski e Kane. Peccato per la delusione di non essere andati in Champions League (senza pensare al Mondiale sfumato, ma questa è un’altra storia). Sul trono dei bomber c’è ancora Re Ciro. Infallibile cecchino e mito di un popolo. VOTO 8

NANI Luís Carlos Almeida da Cunha(Vorrei ma non sposto) - Ci si aspettava tanto da lui e forse lui si aspettava qualche tappetto rosso in più in casa Lazio. Fatto sta che il suo 2018 in casa biancoceleste ha tradito le aspettative. Recuperata la condizione non ha mai dato del filo da torcere ai compagni di reparto per una maglia da titolare. Rispetto a Felipe Anderson è mancato anche negli ingressi a gara in corso, risultando poco incisivo. Cattiveria? No, forse solo nostalgia di casa viste le ritrovate giocate e la ritrovata continuità allo Sporting Lisbona. Resterà sempre l'incognita del: "Lo si poteva provare un altro anno?". In virtù della mancanza di esterni per un cambio di modulo la domanda assume ancor più peso specifico. VOTO: 5

ROSSI Alessandro: Il ragazzo si farà – Una stagione in una piazza difficile come Salerno dove in tanti hanno fallito ma nella quale è riuscito comunque a lasciare il segno (3 gol e 3 assist). La prima annata fra i professionisti è servita ad Alessandro Rossi per maturare, o per farsi le ossa, come si è soliti dire nel gergo calcistico. È tornato a Roma fortificato, si è messo in mostra nel ritiro di Auronzo di Cadore a suon di gol nelle amichevoli estive, strappando la conferma di Inzaghi. Un sogno realizzato, ma anche la consapevolezza che lo spazio a disposizione sarebbe stato poco. La concorrenza è folta e Rossi, che già aveva esordito in Serie A nella stagione 2016/2017, è riuscito a mettere insieme solo 45 minuti in Europa League. A gennaio è fra quelli in uscita, ha bisogno di giocare in una piazza con meno pressioni (probabilmente Pescara). Il tempo è dalla sua parte. VOTO ng (6 con la Salernitana)

Alla realizzazione del Pagellone 2018 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Francesco Bizzarri, Mirko Borghesi, Gabriele Candelori, Laura Castellani, Annalisa Cesaretti, Claudio Cianci, Saverio Cucina, Valerio De Benedetti, Marco Ercole, Stefano Fiori, Leonardo Giovannetti, Tommaso Guernacci, Federico Marchetti, Andrea Marchettini, Alessandro Menghi, Antoniomaria Pietoso, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Francesco Tringali, Alessandro Vittori e il nostro direttore Alessandro Zappulla.

DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2019 A TUTTI VOI!