Lazio, tre motivi per crederci ancora: perché la corsa Scudetto non è finita

Forse è davvero finita o forse no. Forse c’è ancora spazio per crederci, uno spiraglio di luce a cui puntare, a cui ambire per non spegnere il sogno e dare nuova linfa a una corsa scudetto che dopo il KO interno contro il Milan sembra aver vissuto il suo canto del cigno. La Lazio “non vuole mollare”, lo ha detto Simone Inzaghi nel post partita, nella pancia di un Olimpico vuoto e immalinconito dal tris rossonero. Simone sa che la strada ora è in salita, la Lazio oggi sembra un ciclista stremato dalle varie tappe del Giro d’Italia, che deve però affrontare ancora lo Zoncolan. L’impresa pare impossibile: la squadra è incerottata, elementi fondamentali come Leiva, Correa, Radu, Milinkovic, Cataldi e Lazzari si sono presentati all’appuntamento con il Diavolo in condizioni precarie; alcuni - come Lucas e Danilo, forse nemmeno al 20%. In più mancavano Luiz Felipe, Marusic, Lulic, Immobile e Caicedo. Insomma, la rosa era ridotta all’osso, stremata da tre partite in dieci giorni e da due rimonte completate che avevano tolto tante energie soprattutto mentali. A Lecce mancheranno anche Correa e forse Milinkovic, servirà un’altra impresa per tornare dal "Via del Mare" col bottino pieno, perché il Lecce proverà a giocarsi il tutto per tutto nella sua disperata corsa salvezza. Dunque è davvero finita? La corsa scudetto s’è tinta definitivamente di bianconero? No, c’è ancora motivo per sperare. O meglio, ce ne sono almeno tre.
CALENDARIO - Finora la Lazio ha avuto un calendario in salita, ha affrontato l’Atalanta a Bergamo, forse la peggior cliente che si possa incontrare in questo momento, poi la Fiorentina e il Torino che ha battuto e infine il Milan che - pareggio a Ferrara a parte - aveva mostrato progressi importanti contro Lecce e Roma. I biancocelesti hanno raccolto sei punti, con una media di 1,5 punti a gara. La Juventus, invece, ha fatto filotto, da quando è ripartito il campionato, ha vinto 4 partite su quattro, conquistando dodici punti, bottino pieno che le ha consentito di guadagnare sei punti sulla squadra di Inzaghi. S’era ripartiti con la Lazio a -1 dalla Vecchia Signora, oggi la distanza è di sette punti. Un divario importante, ma che la Lazio vorrebbe accorciare nelle prossime settimane. La Juventus, tra martedì e sabato, affronterà il Milan a San Siro e l’Atalanta allo Stadium, proprio le squadre che fin qui hanno fermato i biancocelesti. Se la Juve dovesse fare l’en plein contro Pioli e Gasperini, allora ecco che allora la cima diventerebbe troppo impervia da scalare. Ma se Sarri dovesse perdere qualche punto per strada, ecco che la Lazio potrebbe rosicchiare punti contro Lecce e Sassuolo, in modo poi da mettere nuova pressione sulla rivale. La Juve, dopo Milan e Atalanta, incontrerà il Sassuolo a Reggio Emilia, mentre la Lazio andrà a Udine, ultimo impegno prima dello scontro diretto del 20 luglio a Torino. La speranza è che si possa arrivare al big match dello Stadium, con una distanza ridotta, per poi giocarsi tutto in un faccia a faccia che, a dicembre, la Lazio aveva già affrontato alla grande due volte, battendo la Juve 3-1 all’Olimpico e con lo stesso risultato a Riyad, alzando al cielo la Supercoppa Italiana.
GRUPPO - La squadra è in affanno, sta facendo i conti con una condizione fisica ancora precaria (e bisognerà interrogarsi sul perché) e soprattutto con tanti infortuni. La Lazio però ha un’arma che forse altre squadre non hanno e su cui Inzaghi punterà per il prosieguo del campionato: la forza del gruppo. I biancocelesti sono più di un gruppo di calciatori, sono una vera famiglia, condividono un percorso da anni, hanno affrontato gioie e dolori, vittorie e sconfitte, hanno cementato un rapporto raro da trovare nel mondo del calcio. I trofei e le delusioni degli anni passati, l’ambizione da Champions, diventata poi sogno Scudetto quest’anno, la Lazio vuole cavalcare ancora l’onda, il messaggio che hanno mandato i ragazzi via social è chiaro: “Non si molla niente”. La stessa cosa l’aveva detta Inzaghi ai microfoni di Dazn, nonostante fosse evidente la delusione sul suo volto. Simone e la squadra non voglio abdicare, abbandonare il sogno con otto giornate d’anticipo, sanno che la strada è ancora lunga e che la Juve potrebbe perdere qualche punto per strada prima dello scontro diretto. Ma per approfittarne servirà vincere tutte le partite che restano da qui allo scontro diretto. Contro Lecce, Sassuolo e Udinese serviranno tre partite perfette, sarà necessario che il gruppo dia fondo a tutte le sue forze fisiche e mentali per provare ad alimentare una corsa fin qui fantastica.
IL PARALLELO - C’è poi la cabala a cui affidarsi. La Lazio ha vinto l’ultimo Scudetto, il secondo della sua storia, il 14 maggio 2000, sorpassando sul filo proprio la Juve. Anche vent’anni fa, la corsa tricolore sembrava compromessa, a otto giornate dalla fine il distacco tra biancocelesti (secondi) e bianconeri (primi) era di nove punti. La Lazio accorciò le distanze alla 27a giornata, vincendo il derby contro la Roma con i gol di Nedved e Veron, mentre la Juve cadeva proprio a San Siro contro il Milan, un 2-0 siglato dalla doppietta Shevchenko. Un segno del destino? Chissà, Inzaghi ci spera. La Lazio di Eriksson si portò a -6, ridando un senso a quel campionato che tornò rovente una settimana dopo, quando i biancocelesti vinsero lo scontro diretto grazie al gol di Simeone, riducendo ancora il distacco che diventò di tre punti. Poi, alla giornata 30, il pareggio di Firenze, fece scivolare di nuovo la Lazio a -5; ma nelle ultime 4 giornate, Nesta e compagni conquistarono dodici punti, mentre la Juve ne raccolse solo sei, perdendo contro Verona e Perugia, vedendosi scavalcare proprio all’ultima giornata nel diluvio del “Curi”. Inzaghi, protagonista di quel trionfo, spera che la storia di ripeta. In una rincorsa complicata, serve attaccarsi anche ai corsi e ricorsi storici.
Pubblicato il 05/07 alle ore 18