UOMO DERBY - Chinaglia, il coraggio al dito: il gesto sotto la Sud che vale per l'eternità

E il posto d’onore tra gli uomini derby va a Giorgio Chinaglia. Per la sua classe, il suo essere mito, il dito sotto la Sud, per vivere quel giorno così speciale più degli altri. Perché per godere della stracittadina non serve per forza essere nato a Roma, ma aprirti alla città, farti accogliere e coccolare. Lui l’ha fatto, si è fatto abbracciare dalla Capitale biancoceleste. In cambio gol, sorrisi, lacrime e addii. La storia d’amore tra la Lazio e Chinaglia non finirà mai.
IL DITO DI SFIDA - L’Olimpico è come i cieli di Baghdad. Fumo, bomboni, razzi artificiali. È il 31 marzo 1974, si gioca Roma-Lazio. Il clima è di quelli pesanti, non solo perché i giallorossi sono in zona retrocessione e i biancocelesti in corsa Scudetto. Bisogna riavvolgere il nastro e tornare alla partita dell’andata. La pietra dello scandalo è stata come sempre Giorgio Chinaglia. L’attaccante, famoso per i suoi gol ma anche per i suoi comportamenti sempre al limite, ha segnato il gol del 2 a 1 finale correndo sotto la curva degli avversari. Una provocazione bella e buona. I mesi successivi a quel derby, inizia a girare armato di pistola. Più volte ha ricevuto minacce da parte di tifosi della Roma. Ora il ritorno. Giorgione inizia già a provocare. Prima mette fuori dal tunnel che porta sul prato la sua testa. La gente sugli spalti capisce ed inizia ad inveire. Poi il piede destro con il quale aveva segnato nello scontro precedente. È l’inferno, ma si gioca. La Lazio va subito sotto con un cross di Spadoni intercettato male da Pulici. La palla varca la riga di porta ed 1 a 0. Maestrelli si sgola in panchina: vuole i suoi più aggressivi e cattivi. Il pareggio arriva con Vincenzo D’Amico. E si fa sul serio. Nanni cade in area di rigore e l’arbitro fischia: è tiro dagli undici metri. Prende il pallone Chinaglia: in quell'attimo sta vivendo dentro ad una sfera, non sente nulla, solo il suo essere “Giorgio Chinaglia”. Pallone in rete. Stop. Adesso c’è il momento più importante della storia dei derby della Lazio. Long John corre verso la Curva Sud con il dito alzato in senso di sfida. Lui contro tutti. Il suo coraggio armato di gol ha fatto male ancora. Un’immagine icona della partita più bella di sempre. Una foto, un poster, che diverse generazioni hanno tenuto in camera, nel portafogli, nel diario. Chinaglia con quel gesto ha trasformato la lazialità in potere. Da quel giorno Roma ha il suo padrone. Lui, arrivato dalla Massese, era approdato nella Capitale già con quell’intento. 175 presenze e 77 reti in Serie A, 34 in B con 21 gol all’attivo. Cinque schiaffi alla Roma in carriere con l’aquila che lo ha reso famoso. Poi il primo addio, volando dall’altra parte dell’oceano, per costruire altra gloria questa volta tra i grattacieli di New York. Il secondo addio, quello della gloria eterna, il primo aprile del 2012. Giorgio Chinaglia non manca alla Lazio. Giorgio Chinaglia manca ai tifosi della Lazio.