Lazio, Cragnotti: "Che soddisfazione lo Scudetto. Ho dei rimpianti, e il Flaminio..."

Sergio Cragnotti si prepara a tornare a Formello. L'ex presidente della Lazio metterà piede nel Centro Sportivo in occasione della presentazione di 'Diluvio e Delirio', il nuovo libro dedicato al secondo Scudetto biancoceleste del 2000. Il 14 maggio, infatti, saranno 25 anni da quella vittoria incredibile. Ai microfoni di Radiosei Cragnotti ha parlato delle emozioni di quel successo e di tanti aspetti del suo lavoro. Di seguito le sue dichiarazioni.
“Venticinque anni sono tanti, ai tempi ne erano passati 26 dal precedente, è maturo il tempo per il terzo (ride, ndr). Eravamo arrivati in graduatoria FIFA primi nel mondo, avevamo i migliori giocatori che circolavano in Europa. C’è addirittura il rimpianto di aver vinto meno di quello che avremmo potuto. Un periodo aureo con la vittoria di quello scudetto incredibile, un titolo tribolato a conferma che la Lazio deve sempre vincere nella sofferenza. Non me l’aspettavo più, tanto che prima di quella giornata firmai anche un contratto con Siemens per gli anni successivi. Se avessi aspettato avrei strappato un accordo più importante ancora. Fu una grande soddisfazione, l’imprevisto di Perugia ci diede anche maggiore gioia. Ricordo l’altoparlante dello stadio che irradiava il match della Juventus. Eravamo una squadra all’altezza di qualsiasi situazione, avremmo vinto anche in caso di spareggio. Già l’anno precedente avremmo meritato, è sempre difficile vincere. Incontro tifosi che ancora mi raccontano di aver conservato le zolle dell’Olimpico di quel 14 Maggio".
"Resta il rimpianto di non aver disputato una finale di Champions, resta il fastidio per quella gara di andata con il Valencia. La grande ambizione di appartenere al grande calcio europeo venne a mancare. Eravamo troppo sicuri dopo la vittoria di Torino con il gol di Simeone. Avevamo fatto i conti senza oste. Forse ambiente e città non hanno permesso un ulteriore salto. Il fatalismo e l’aspetto culturale di Roma è parte in causa di questa città, poi fatalmente tutto il progetto cadde e non fu possibile andare oltre da quei fasti. Magari dopo lo scudetto subentrò anche appagamento. Anche nella stagione successiva c’era tutto per ripetersi, prendemmo Crespo. Fu una fatalità perdere quel match di Bari con l’Inter".
"Con Murdoch a Milano stipulammo accordi economici per far decollare ulteriormente il nostro progetto internazionale. Avevamo facile contatto con grandi gruppi finanziari mondiali. C’era un ulteriore piano di sviluppo. L’affetto che ancora oggi mi dimostrano i tifosi biancocelesti mi gratifica, li ringrazio con nostalgia. Stadio di proprietà? Lo stadio Flaminio fu il primo progetto che tentai, ma c’erano tanti problemi ed ostacoli. Se Lotito ci riuscisse sarebbe un grande affare, all’epoca anche il sindaco Rutelli mi consiglio di lasciar stare. C’erano proteste e trambusti, non procedemmo. Poi la burocrazia così lenta non ci permise di concretizzare altri progetti come quello nella zona della centrale del latte. Il progetto oggi è fattibile, ma all’epoca anche il Coni si oppose. Pensammo con la Roma anche a prelevare la proprietà dell’Olimpico, ma nonostante gli accordi non ci fu permesso”.
Questo articolo è redatto da Lalaziosiamonoi.it. La riproduzione, anche parziale, dell’articolo senza citazione è vietata. I trasgressori saranno perseguibili a norma di legge. Per tutte le notizie, mercato, interviste, esclusive e aggiornamenti in tempo reale sul mondo Lazio seguite Lalaziosiamonoi.it sul portale, sulla nostra app e su tutti i nostri social. Il sito web più letto dai tifosi della Lazio since 2008.