ESCLUSIVA - Alfaro re di Thailandia: "Qui si gioca un bel calcio! Io utile in questa Lazio? Non si saprà mai..."

La massima segna 38 °C, ma non si scende mai sotto i 25. È un caldo secco, la temperatura percepita non è poi così distante da quella della sua Montevideo. Nel paesino thailandese di Buriram, 400km a nord-est di Bangkok non c'è praticamente nulla. È questa la nuova casa di Emiliano Alfaro. Paesaggio bucolico: ruscelli, foreste, il Rao Su Monument e il Buddha gigante del Khao Kradonk Forest Park che sorveglia tutta la città. E poi c'è il New i-Mobile Stadium, detto anche Thunder Castle, una moderna cattedrale nel deserto teletrasportata da una Londra o da un Liverpool qualsiasi. Uno stadio all'inglese, con qualche luce ad effetto in più, nelle terre che furono dell'imperatore Khmer. Oltre 30mila posti e sold-out neanche quotato quando scende il campo il Buriram United. Negli ultimi tre anni ha conquistato altrettante Thai League (leggi scudetti), due FA Cup, due Coppe di Lega e trofei a non finire. Il calcio thailandese è decisamente filo-britannico per mentalità, strutture e impostazione dei tornei: "Se vai avanti in tutte le competizioni puoi disputare anche 60 partite all'anno", ci racconta in esclusiva Emiliano Alfaro, che in estate ha dato il suo addio alla Lazio per intraprendere quest'esotica avventura.
Sei stato il colpo ad effetto del mercato del Buriram United, ma qualcosa è andato storto. "Ho un contratto in Thailandia, sono arrivato qui quando il mercato era chiuso. Ho dovuto aspettare fino a febbraio per il trasferimento definitivo, poi ho avuto qualche problema fisico e adesso sto riprendendo. In questi giorni tornerò a giocare".
Com'è il calcio thailandese? "La differenza di livello è data dal fatto che in Serie A e negli altri campionati europei più importanti ci sono i giocatori più forti del mondo. In Thailandia si gioca bene, un calcio offensivo in cui si cerca di giocare palla a terra, ma è totalmente diverso dal campionato italiano. In Thailandia si sta facendo pubblicità per portare giocatori stranieri forti, il campionato sta crescendo, c'è anche la Champions asiatica e tante coppe locali. Se vai avanti in tutte le competizioni puoi disputare anche 60 partite all'anno. Sono venuto a giocare qui per il calcio ma anche per una questione economica".
Il Paese è piuttosto diverso sia dall'Italia che dal tuo Uruguay. "L'Italia è molto simile all'Uruguay, in qualche modo siamo discendenti degli italiani. In Thailandia la cultura è molto diversa, parlano una lingua totalmente differente dalla nostra. Non è facile la vita qui, ma si sta tranquilli. Il mio è un grande club, molto attento a tutti i bisogni di noi calciatori, in particolar modo gli stranieri che possono soffrire di più".
La Lazio invece sta soffrendo tremendamente, stranieri e non, in questa stagione. "La seguo sempre, ho lasciato tanti amici a Roma e tanta gente a cui voglio bene. Non so che sta succedendo, è stato un anno di transizione. Pioli sta lì da tanto tempo, la Lazio ha giocatori forti che possono cambiare la situazione. Magari è solo una questione di gioco e di mentalità e questo si può modificare. Penso che la squadra si riprenderà presto perchè ha calciatori di grandissima qualità".
In questa stagione si parla tanto di spogliatoio spaccato. Hai avuto sentore di frizioni nel corso della tua esperienza a Roma? "Quando sono stato alla Lazio non ho mai visto problemi all'interno dello spogliatoio, anzi è il contrario. Una squadra di professionisti e grandi uomini, le relazioni erano ottime. Io ovviamente stavo più vicino ai sudamericani per una questione di lingua, ma avevo un buon rapporto con tutti. Era un gruppo molto unito e disponibile. Ora non so, ho sentito qualche ex compagno ma nessuno ha parlato di questi problemi. Ci può stare qualche questione ma è giusto che finisca all'interno dello spogliatoio, ci sono tanti elementi esperti per risolvere le situazioni difficili".
Stefano Pioli invece che impressione ti ha fatto? "Ho avuto un buon rapporto con lui. Il problema è che quando arrivò alla Lazio, mi ero appena fatto male al ginocchio e stavo recuperando. Quando sono rientrato la squadra era già fatta, era difficile trovare spazio ma non ho mai avuto problemi con lui. Dal momento in cui è arrivato alla Lazio ha lavorato tantissimo, non solo sugli aspetti di campo, ma anche sulla mentalità dei giocatori e sulla costruzione di un buon gruppo. Di Pioli posso dire solo cose buone, mi sono trovato bene, al di là del fatto che non ho giocato per quelle situazioni legate al ginocchio. Poi sono andato in prestito volevo giocare di più, anche la società voleva questo".
In estate diversi giocatori importanti andranno via, uno su tutti Miroslav Klose."È un grande calciatore e professionista ed un'ottima persona. Ho imparato da lui i movimenti, soprattutto nella parte tattica. Ho cercato di guardarlo sempre dentro e fuori dal campo, è un esempio per tutti i giocatori, giovani e non, perchè può condividere la sua esperienza e tutta sua la professionalità. Ho imparato anche da altri grandi calciatori che mi hanno fatto vedere alcuni aspetti che non tenevo in considerazione al mio arrivo dall'Uruguay. Con il tempo mi hanno fatto crescere come calciatore".
Klose, Matri e Djordjevic non riescono a far gol, due su tre dovrebbero lasciare la Lazio. Forse sarebbe arrivato il tuo momento... "(Ride di gusto, ndr). Questo non si saprà mai (nuova risata, ndr). È stata una stagione difficile per gli attaccanti, ci sono annate con tanti gol ed altre in cui è più difficile segnare per tanti motivi. Finchè non gioco con quella squadra, non sapremo mai se avrei potuto fare gol o meno. Tutte le stagioni sono diverse, ci sono gli alti e bassi. Noi attaccanti sappiamo come funziona il sistema e dobbiamo fare il meglio possibile per fare gol".
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