ESCLUSIVA - Pillole di Bielsa, da Nestor Sensini al Pipa Gancedo: "Ecco perchè lo chiamano Loco..."

Pubblicato il 4/7 alle ore 14:45
05.07.2016 07:10 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi/Claudio Cianci - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Pillole di Bielsa, da Nestor Sensini al Pipa Gancedo: "Ecco perchè lo chiamano Loco..."
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Alterphotos/Image Sport

Il migliore allenatore al mondo. Una sfida affascinante, un incontro/scontro di teorie contrastanti. Guardiola, Mourinho, Conte, Klopp. Tecnici vincenti, rivoluzionari, carismatici. Qualcuno, più di uno, ha eletto Marcelo Bielsa da tempi non sospetti. Non ci limitiamo all'Argentina e al Cile, territori di conquista del Loco di Rosario. Guardiola, ad esempio, ha vinto qualcosa in più ma non ha dubbi: Bielsa è il numero uno. Un maestro di tattica, di comunicazione, di motivazione. Il filosofo non è più il matusalemme in tunica bianca e barba incolta. Ha rivoluzionato l'immaginario: tuta, sneakers e un'autentica follia. Lui, figlio dell'alta borghesia,  che ha sfidato Don Rafael e le sue aspettative pur di realizzare il suo sogno. Ha dato tutto se stesso al calcio e pretende lo stesso dai suoi allievi.

A LAVORO CON BIELSA - Leonel 'El Pipa' Gancedo lo ha affrontato da avversario, si è reso protagonista di una serie infinite di battaglie con le maglie di Argentinos Juniors e River Plate, ma ha sempre avuto un debole per Bielsa: "Non l'ho mai avuto come allenatore - ammette in esclusiva ai nostri microfoni - però lo conosco perfettamente attraverso la testimonianza di alcuni miei ex compagni come Aimar, Berizzo, Pochettino e altri calciatori che l'hanno avuto in Nazionale. Tutti pensano la stessa cosa di lui: è un allenatore che trasmette moltissimo al calciatore, questo me l'ha detto in particolare Pablo Aimar. Riesce a mettere i giocatori al top della condizione in modo che possano intendere la sua idea di predominio, di generare sempre situazioni nella parte offensiva e difensiva". Un'autentica rivoluzione si prepara ad invadere il nostro calcio. Il palmares di Bielsa non viaggia alle quote della sua straordinaria personalità. Le sue esperienze chiaroscurali con Athletic Bilbao e OM impongono cautela, ma in Argentina sono tutti dalla parte del Loco. Uno su tutti Sebastian Battaglia, storico capitano del Boca Juniors targato anni '90: "L'ho avuto in Nazionale e mi ricordo che gli allenamenti erano tradizionali e abbastanza intensi, ma non conosco il suo lavoro quotidiano in un club. Sono sicuro che il suo arrivo farà bene al calcio italiano". Sulla stessa linea d'onda anche l'ex difensore di Napoli e Milan Roberto Fabian Ayala, che ha condiviso con Bielsa l'esperienza dell'Albiceleste: "La metodologia di Bielsa è quella di allenarsi alla stessa intensità in cui si gioca in partita. È adatto a qualsiasi tipo di calcio". La premessa è elettrizzante, ma riuscirà a ricompattare un ambiente frazionato e demotivato come quello della Lazio? La parola passa a Nestor Sensini, protagonista dell'ultimo Scudetto nella Roma che conta, lanciato nel grande calcio proprio da Bielsa: "La sua metodologia è molto semplice. Lavora sempre al massimo; molto aggressivo in campo. È questo poi che ti chiede in partita. Pensa sempre ad attaccare e ad imporre il suo gioco. Bielsa sarà l'arma principale della Lazio per la prossima stagione". Anche l'ex laziale, attuale allenatore del Tigre, Pedro Troglio ha elogiato il lavoro del tecnico di Rosario: "Bielsa ha dato tantissimo al calcio argentino, all'inizio ha portato un'impostazione di gioco molto importante. Un modo di lavorare esigente, che tira fuori il massimo dai giocatori, sia nelle partite che negli allenamenti. Il suo metodo è impegnativo, ma ha ottenuto sempre dei buoni risultati". 

LOCURA IN PILLOLE - Il fascino di Bielsa non si limita solo agli aspetti tecnici. La vera attrazione risiede nella Locura. Una collezione infinita di aneddoti bizzarri che compongono il grande puzzle di un personaggio controverso e rivoluzionario, complicato ma allo stesso tempo incredibilmente puro. Gli allenamenti diretti in cima ad un albero; gli schemi improvvisati in notturna sul campo di casa con moglie e figli in pigiama come interpreti; il giro dell'Argentina a bordo di una Fiat 147 per saccheggiare talenti per il suo Newell's; l'ingaggio nel suo staff di Ever Demaldè, un ragazzino che gli aveva scritto una lettera di collaborazione quasi per sfida. E poi le nottate in bianco, la videoteca di partite, gli aforismi, il (non) rapporto con i giornalisti, la cura maniacale al dettaglio. "Lui pensa che il calciatore debba essere formato integralmente e in tutte le condizioni - spiega El Pipa Gancedo -.  L'ossessione che ha per questa professione gli è valsa il soprannome di Loco. È un allenatore molto capace, gli auguro il meglio affinchè possa aiutare la squadra a raggiungere i migliori obiettivi". Un allenatore come tanti, almeno all'apparenza. Dentro un guscio da Uomo Qualunque si nasconde un vulcano che minaccia costantemente l'eruzione, come spiega Nestor Sensini: "È Loco perché dobbiamo sempre aspettarci qualcosa di speciale. È una persona di grande cultura, molto preparata, ma a volte viene fuori l'istinto e la sua grande personalità. Lo conosco dai tempi delle giovanili del Newell's. Non è cambiato per niente, anzi è persino migliorato. Ci sarà da divertirsi, è uno dei migliori acquisti della Lazio degli ultimi anni". Aneddoti che si sprecano, in equilibrio sulla sottile linea che divide lucida follia e affascinante leggenda: "Alcune volte - racconta un divertito Ayala - ti faceva una domanda e se la risposta non era quella che pensava, ti ringraziava e andava via, lasciandoti a parlare da solo". "È un tecnico particolare - rincara la dose Battaglia - però la verità è che da il massimo nel suo lavoro ed è un motivatore eccezionale. Il mio ricordo personale è buono per quel che trasmette negli allenamenti e nelle partite". Troglio rivela perché il suo soprannome è più che mai indicato alla sua personalità: "Viene chiamato 'El Loco' perché è esigente, tira fuori il meglio dai suoi giocatori, li sprona sempre a migliorarsi". Una persona, prima che un tecnico, che attrae tutti in maniera quasi magnetica. Il che è assolutamente differente dall'essere amato da tutti. "L'unica cosa che posso dire è che non mi piace per niente, in tutti i sensi" - conclude un amareggiato Andres Guglielminpietro, palleggiato in Italia tra le due sponde dei Navigli. Il Bielsismo è una questione di fede, è una filosofia che abbraccia l'esistenza intera e che trascende i 120 X 90 ricoperti di erba luccicante. Pro o contro, poco importa. Purchè se ne parli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA - La riproduzione, anche parziale, dell’articolo è vietata. I trasgressori saranno perseguibili a norma di legge.