Scontri a Tirana, ma quali italiani: sono romanisti. Perché non si dice?

26.05.2022 07:35 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Scontri a Tirana, ma quali italiani: sono romanisti. Perché non si dice?
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Dopo l’aggressione di un bodyguard scelto dall’As Roma a un giornalista de Il Messaggero, nel corso di una cena di giocatori giallorossi, su questo sito avevamo scritto che se fosse stata coinvolta la Lazio in una simile vicenda, avremmo letto fiumi d’inchiostro e avremmo assistito a interventi della politica invocante la sacralità della libertà di stampa e la vergogna di toccare un giornalista “reo” di aver scattato alcune foto. Qualche articolo è stato scritto, ma è più corretto parlare di rivoli d’inchiostro e la politica ha taciuto. Tutto secondo programma. Copione rispettato anche in queste ore, altro giro e altra corsa. Venghino signori a godersi lo spettacolo magico della volatilizzazione dell’aggettivo romanista dalle cronache odierne. Spettacolo che ricorre, ma pur sempre affascinante. Tirana ha vissuto, vive e vivrà (si teme) ore di tensione. Scontri sono andati in scena ieri sera tra tifosi romanisti, del Feyenoord e polizia albanese. Il bilancio a stamane era di 60 arresti e 80 espulsi dall’Albania. È curioso notare come ieri sera, le primissime notizie che comparivano sui siti d’informazione nostrani parlassero di violenza dei tifosi olandesi, salvo poi scoprire che i sostenitori del Feyenoord arrestati fossero 12, contro 48 romanisti. Oh, pardon! Italiani! Già perché l’aggettivo romanista, associato al sostantivo tifoso, è di fatto sparito dalla maggior parte di titoli o servizi. Sia mai rovinare la magia e l’attesa spasmodica per la finale della terza coppa europea.

Romanisti a Tirana ce ne sono solo quando si tratta di far vedere immagini di folkloristici raduni con sciarpe legate ovunque tranne che al collo, elmi da centurione e cori. Quando c’è da parlare di scontri e violenza, i romanisti escono di scena e lasciano il posto agli italiani. Un noto quotidiano sportivo titola: “Roma-Feyenoord, notte di scontri: 60 arrestati (48 italiani) e 80 espulsi. E spunta pure una pistola…”. Un altro rilancia: “Roma-Feyenoord, scontri a Tirana: 60 arresti e tre italiani feriti”. Ancora un letto sito sportivo: “Il bilancio degli scontri: 48 tifosi italiani arrestati, caos a Tirana”. Repubblica: Notte di incidenti a Tirana: scontri ultras-polizia, 15 feriti, in ospedale anche due italiani”. Corriere della Sera e Messaggero azzardano rispettivamente un “giallorossi” e “romanisti”. Complimenti per il coraggio.

Ovviamente non sarebbe nemmeno da specificare cosa sarebbe successo se a macchiarsi di scontri e guerriglia fossero stati altri tifosi, magari sempre italiani, specificamente romani e con altri colori addosso. Basti segnalare quanto l’essere ultrà o tifoso della Lazio incida anche quando il calcio è fuori da logica e contesto. Un uomo danneggia un’ambulanza durante una manifestazione no Green Pass? Quell’uomo per gli organi d’informazione che trattano la vicenda è “un ultrà della Lazio”. Viene sgominata una banda di rapinatori? Ebbene cosa viene messo in mostra? “Gang di rapinatori arrestata, tra loro anche un ultras della Lazio”. Viene arrestato per spaccio un uomo: “Fermato dalla polizia uomo di 48 anni, è un ultrà della Lazio”. Oppure ricordate l’aggressione ai tifosi del Tottenham nel 2013 in occasione di Lazio-Spurs di Europa League? Subito uscirono notizie che accusavano genericamente “i laziali” di aver assaltato il pub frequentato dagli inglesi. Verificare la notizia? Macché, l’importante era sbattere il mostro in prima pagina. Risultato? Non erano laziali, ma romanisti gli autori dell’aggressione. Sorprendersi? No. Ma un leggero senso di nausea rimane.