ESCLUSIVA RADIOSEI - Tragedia per la Lazio, muore un paracadutista. Il presidente: "Manovra inspiegabile, c'era la massima sicurezza"

Inutile ricorrere a perifrasi o frasi ad effetto sull'uomo che sfida i suoi limiti, sul mito di Icaro a cui il sole scioglie le ali. Andrea Fargnoli non c'è più, non c'è più un esperto paracadutista, soprattutto non c'è più un padre di famiglia. Nella memoria ancora il dramma della morte dell'attore Pietro Taricone, avvenuta ormai quasi tre anni fa. Tragedie come queste meritano poche parole e tanto rispetto, silenzio, testa china e preghiere. Andrea è morto ieri, vittima di un incidente avvenuto durante una sessione di lanci autorizzati presso l'Aeroporto dell'Urbe, dove da neanche due mesi è nata la scuola della S.S. Lazio Paracadutismo. Lo shock è forte, ancor più perché la sessione di lanci era stata organizzata in tutta sicurezza, come richiede la prassi dell'aeroporto. E' dunque profonda la tristezza mista a rabbia, un mix di sentimenti che si comprende dalle parole di Lino Della Corte, presidente della Lazio Paracadutismo, intervenuto ai microfoni di Radiosei. "Il paracadute si è aperto, l'incidente è avvenuto in fase di atterraggio. Una manovra che doveva essere normale, ma Andrea ha commesso un errore, io ero lì sotto a 30 metri e ho capito che avrebbe avuto problemi. Sono stato il primo a soccorrerlo, è scattato il piano d'emergenza, ma non c'è stato niente da fare. Il lancio era andato benissimo, Andrea era contentissimo di tornare a saltare dopo alcuni mesi. Era andato tutto in maniera perfetta, aveva aperto il paracadute regolarmente. Si trovava a circa 30 metri, davanti a sé aveva ancora 300 metri di spazio, ma con il paracadute però ha compiuto una manovra di 180 gradi, tornando indietro e mettendosi con il vento a favore. Io avevo capito che aveva una quota troppo bassa per rimettersi in direzione giusta: lui ha effettuato subito un'altra manovra di 180 gradi, a 30 metri dal terreno, di conseguenza la vela del paracadute ha picchiato e non ha fatto in tempo a fare la frenata. Andrea se n'è andato via tra le mie braccia. Voglio ringraziare la torre di controllo, all'Enac, all'Enav, alla polizia di frontiera, perché in pochi minuti erano arrivati tutti i soccorsi". La rabbia amara è ancora più acuminata dal fatto che Andrea Fargnoli era un paracadutista con tanti anni d'esperienza: "Andrea faceva paracadutismo da 14 anni, aveva una media di 30/50 lanci all'anno. Era una persona che ha sempre lavorato in sicurezza. Noi competitori professionisti abbiamo vele più performanti e questo tipo di manovre le facciamo verso i 70-80 metri. Sono manovre che fanno gli istruttori, i competitori. Nel caso di Andrea è stata una manovra che non aveva senso, doveva andare dritto. Io sono arrabbiato con lui, perché quella manovra non la doveva fare. Noi insegnamo a tutti i paracadutisti a lanciarsi in formazione con gli altri paracadutisti. Quello che è successo ad Andrea lo può sapere solo lui. Il paracadutismo è uno sport a rischio calcolato: se vai fuori da quello che ti viene insegnato non lo devi fare, perché lo paghi con la vita".
ANDARE AVANTI - Ogni sessione di lancio organizzata secondo tutti i criteri, incidenti come questo esulano dal calcolabile e sconfinano nelle scelte istintive dei singoli paracadutisti. Lino Della Corte è determinato nel ribadire che l'attività della scuola di pacadutismo della Lazio può e deve andare avanti in simbiosi con l'Aeroporto dell'Urbe: "Dopo trent'anni di attività, stamattina mi sono svegliato consapevole di essere parte di una grande squadra, formata dall'Enac, dall'Enav, dalle forze dell'ordine, dalla torre di controllo. Ieri era stato messo in pratica tutto quello che aveva programmato durante le riunioni. Noi abbiamo licenze Enac, alla stregua degli aeroplani, degli elicotteri. Questa scuola di paracadutismo si è adattata agli standard degli aeroporti commerciali. Ieri il controllore mi ha detto che pensava fosse uno scherzo quando gli ho comunicato l'incidente, perché tutto era stato organizzato alla perfezione. Ad Andrea ho subito ho fatto la respirazione bocca a bocca, avevo la sua testa tra le mie braccia. Quando ho capito che se ne stava andando, ho cercato di insistere per capire quanto tempo ci potesse mettere l'elicottero del soccorso. Quando l'elicottero è arrivato, ho chiesto subito di far riaprire l'aeroporto, perché ho pensato anche ai piloti, agli allievi della scuola che magari in quel momento erano in attesa in volo. Nella tragedia, la macchina organizzativa è stata perfetta. Noi siamo la Lazio Paracadutismo, abbiamo una storia e siamo una bellissima realtà, che può dare tanto all'Aeroporto dell'Urbe e alla città di Roma. L'Enac ora dovrà decidere, noi rispetteremo ogni scelta, ma credo che l'attività andarà avanti. Sto vivendo questa situazione in maniera tranquilla dal punto di vista professionistico, ma dal punto di vista umano sto malissimo.
L'APPELLO PER I FUNERALI - Lino Della Corte ha ben chiaro in mente un fotogramma che rimarrà indelebile: "Ho l'immagine di mia figlia che ha passato la sera a giocare con la figlia di Andrea per distrarla. Andrea era orgoglioso di tornare a lanciarsi con la Lazio Paracadutismo, se qualche ragazzo volesse venire ai funerali con la sciarpa biancoceleste sarebbe un immenso piacere".