Lazio, la rivincita dei più criticati è la vittoria di Simone Inzaghi

Simone Inzaghi è stato autore di una vera trasformazione, che ha creato una squadra con la 's' maiuscola, in cui c'è spazio per tutti.
19.12.2019 07:30 di  Elena Bravetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, la rivincita dei più criticati è la vittoria di Simone Inzaghi
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Da otto partite ammiriamo una Lazio bella, vogliosa di raggiungere i propri obiettivi, consapevole della propria forza, determinata e convinta. Una Lazio finalmente diventata grande, che ha fatto quel salto di qualità invocato da più parti nel corso degli anni. Una Lazio che lotta con le grandi, con quelle che, nonostante siano superiori in termini di mezzi, ora si riescono a guardare non più col naso all’insù. Merito della dirigenza, che ha dato al tecnico una squadra competitiva. Merito, indubbiamente, dei giocatori in campo, che stanno gettando il cuore oltre l’ostacolo, pronti a sacrificarsi per il bene della squadra. Merito di un Ciro Immobile in grande spolvero e di un Luis Alberto decisivo anche quando non al top fisicamente. Merito, certo, di un allenatore, Simone Inzaghi. Il primo a sbracciarsi nel corso dei 90’, oltrepassando costantemente la linea della fetta di campo a lui dedicata. Si è sempre preso tutte le responsabilità del caso nel momento della sconfitta. Quando si vince, però, i complimenti sono tutti per i ‘suoi ragazzi’.

SQUADRA - Simone ha dimostrato di fidarsi ciecamente dei senatori, di non volersi mai privare di loro. D’altra parte, però, ha fatto esordire ben dodici giovani del vivaio biancoceleste dal momento in cui siede sulla panchina della Lazio. E, ultimo non per ordine d’importanza, ha fatto sentire la sua fiducia anche alle seconde linee, le cosiddette riserve, coloro che non hanno la titolarità e che devono accontentarsi di qualche scampolo di gara per dimostrare il proprio valore. In casa Lazio ce ne sono tanti. A partire da Caicedo, l’uomo di Cagliari-Lazio, bomber di scorta, pronto ad entrare a gara in corso e a mettere la propria firma sul tabellino in quella che è stata ribattezzata ‘zona Panterone’. Ora che l’entusiasmo è alle stelle, l’ecuadoriano sta ricevendo l’affetto della gente, i complimenti degli addetti ai lavori, ma è opportuno non dimenticare il passato, imparare la lezione e non sbagliare più. Perché, quello stesso giocatore che ora viene, giustamente, osannato, qualche mese fa è stato bersagliato dalle critiche, scese come pioggia su di lui dopo il gol sbagliato a Crotone che, a detta di molti, è costato alla Lazio la qualificazione in Champions. “Segna pochi gol”, “Non è all’altezza”, “Se si fa male Immobile, che si fa?”. Questi erano i commenti a lui rivolti, completamente diversi dalle parole al miele che ora gli vengono riservate. Le polemiche l’avevano fatto pensare all’addio, in estate le valigie sembravano esser già pronte. Inzaghi si è imposto, ha parlato con Felipe e l’ha convinto a rimanere. Consapevole, prima degli altri, che l’ex Espanyol meritasse una seconda chance, potesse dare un contributo importante alla causa Lazio. E guardando quanto Caicedo sta facendo per il club, non si può dire non avesse ragione.

JONY E CATALDI - In Cagliari-Lazio altri due giocatori sono subentrati a gara in corso. Danilo Cataldi e Jony. Su quest’ultimo si potrebbe aprire un capitolo. Arrivato nell’ultima sessione di calciomercato, non ha mai convinto, collezionando performance a dir poco opache. Ma il calcio, si sa, può invertire tutte le tendenze in un batter d’occhio. Ecco dunque che, grazie al cross vincente per Caicedo, lo spagnolo sta pian piano ed in punta di piedi entrando nel cuore del popolo laziale. Infine Cataldi, da ragazzino a uomo sempre con la maglia con l’aquila sul petto e sempre con Simone Inzaghi al suo fianco. Contro il Cagliari gli ha dato spazio a gara in corso, consegnandogli il compito di sostituire Leiva. Danilo ha risposto ‘presente’, come sta facendo ormai con continuità appena gliene viene data possibilità. Lontani sono i tempi in cui si pensava che la sua esperienza nella Capitale fosse giunta al capolinea, quando si parlava di un Cataldi sopravvalutato, quando tifosi delusi gli rimproveravano di esser andato al Genoa. L’esperienza ai Grifoni e quella al Benevento non potevano essere più formative per lui, tornato con tanta maturità acquisita, più consapevolezza, più voglia di dimostrare il suo talento alla Lazio, più attaccamento alla maglia che ha sempre indossato con orgoglio. Inzaghi è stato l’autore di una vera trasformazione, che ha portato alla creazione di una squadra con la ’s’ maiuscola, in cui c’è spazio per tutti. Anche per i più criticati.

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Pubblicato il 18/12 alle 14:00