Gabriele Paparelli: "È importante agire, non solo ricordare. Wilson oggi piangeva al telefono..."

Nel giorno più difficile, quello dell'anniversario (il quarantesimo, oggi 29 ottobre 2019) della morte di papà Vincenzo, Gabriele Paparelli è intervenuto a Lazio Style Channel per una lunga intervista ricca di spunti di riflessione. A partire dal servizio che Sky Sport ha dedicato alla tragedia della sua famiglia: "Lo speciale è una rivisitazione di quegli anni, si è voluti arrivare al fatto che la curva e il tifo siano sempre un po' lo specchio della nostra società. Violenza, armi che si trovavano ovunque. Era come avere un telefonino oggi. Il delitto è stato frutto degli anni di piombo. Con mio padre è morto il tifo, il calcio. Portare questa violenza all'interno degli stadi, che si ritenevano sicuri e tranquilli, ha tolto tantissime sicurezze ai tifosi. Da quel giorno sono cambiate completamente le regole. Vietarono tamburi, striscioni, iniziarono i controlli. Iniziò un'altra era del tifo". Non è stato facile per Gabriele e la sua famiglia vivere il lutto: "La perdita di un caro è per tutti un dramma, però viverla in quel modo mi ha spiazzato. Quello che mi ha colpito è il dopo, la non possibilità di vivere in “serenità” la sua morte. Mi dicevo: “Oltre che è morto, lo insultano pure”. Era un tifoso normalissimo, non stava facendo scontri o andando a cercare problemi. Negli anni è stato difficile digerire i tanti insulti che sono arrivati " - atti a colpire anche la Lazio e i suoi tifosi - "All'inizio, negli anni '80 e primi '90 gli insulti rivolti a mio padre erano rivolti a colpire il tifoso della Lazio. Nel tempo è diventato uno slogan che tanti ripetevano senza sapere chi fosse Paparelli, lo dicevano per sentito dire. I tifosi laziali sono la mia famiglia, so che ognuno di loro nel sentire quei cori e nel leggere quelle scritte ne soffriva tantissimo. Mio padre è cresciuto andando allo stadio con tanti ragazzi che oggi sono diventati uomini, e che se lo sono portato dentro il cuore per tutti questi anni".
IL DESTINO - "Lui non doveva andare, pioveva. Poi è uscito il sole, laziale com'era non voleva perdersi il derby ed è corso via. Questa parte la lego al destino. Quello che è successo dopo no, non si va allo stadio armati in quel modo. Sono sicuro che non volevano uccidere ma è anche vero che se spari in mezzo a 50 mila persone puoi ferire gravemente o uccidere qualcuno. Questa è stata l'immagine più difficile da digerire". Alcuni giocatori lo chiamano ancora oggi: "Pino Wilson è stato il primo a chiamarmi questa mattina, come fa da sempre. Piangeva al telefono, è il giocatore a cui sono più legato. Lui sente tanto questo episodio, così come Giordano che mi racconta la paura e la tristezza che i calciatori hanno provato quel giorno".
AGIRE E NON SOLO RICORDARE - "È bello ricordare ma è anche importante agire. È quello che hanno fatto gli Irriducibili sabato nella sede di Via Amulio, riunendo e facendo capire ai ragazzi presenti cosa succede a usare la violenza. È stato un momento costruttivo e ne va dato atto a questi ragazzi che sono immersi al 100% nel mondo Lazio. Il calcio ci accomuna tutti e dobbiamo viverlo al meglio, con serenità. Ho sempre cercato di aprire dibattiti. Lo anche fatto senza pubblicizzarlo più di tanto. Dopo il servizio di Sky, sarà un caso, la politica si sta muovendo molto di più e il 4 novembre sarà ospite nella regione Lazio a una conferenza su violenza e bullismo. È importante non smettere mai di raccontare e far vivere questi ricordi ai ragazzi per fargli capire come comportarsi in futuro. Spero che d'ora in avanti ci sia più attenzione. Dentro gli stadi succede poco al giorno d'oggi, ma fuori ci sono ancora tanti problemi".
SUL PARCO INTITOLATO A VINCENZO: "So che hanno riaperto il parco intitolato a mio padre. Non sono stato coinvolto e informato bene ahimè, è un'iniziativa buona. Ero arrivato al punto di dire che avrei ritirato il nome di papà da quel parco perché stava diventando una discarica. Mi fa piacere che venga riaperto, è un punto di ritrovo unico a Montespaccato. Penso e spero che sarà anche un luogo dove ricordare mio padre, riflettendo su quello che è successo".
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