ESCLUSIVA - Pin: "Lazio-Parma da tripla! Il meno nove? Una favola, a Roma sarei rimasto a vita!"

E' il mago della tattica, fido consigliere di Cesare Prandelli in ogni sua avventura. Parma, Roma, Fiorentina, un lungo quadriennio in Nazionale culminato con il flop in Brasile, la breve parentesi in Turchia al Galatasaray. Sempre al fianco di Prandelli, suo compagno ai tempi della Juventus. Il block notes è cosa buona e necessaria. Cura ogni singolo movimento della squadra, in particolar modo in difesa e in mediana. Inevitabile per uno che ha fatto delle geometrie e della razionalità il suo pane quotidiano nelle sue sapienti regie a centrocampo. Stiamo parlando di Gabriele Pin. Dispensatore di possessi, smistatore di passaggi, il Cervello di tante squadre tra gli '80 e i '90. Parma e Lazio hanno rappresentato i due più grandi amori. Ha vestito gialloblu dal 1983 al 1985 (con un certo Stefano Pioli a coprirgli le spalle), poi una comparsata alla Juventus prima di sei indimenticabili stagioni alla Lazio. Dalla banda del meno 9 alle soglie dell'era cragnottiana, con tanto di fascia da capitano. Oggi è uno stimato vice, segue l'amico Prandelli su ogni panchina. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Gabriele Pin per una lunga intervista tra passato e presente, alla vigilia di Parma-Lazio.
Parma-Lazio, la sfida del cuore per Gabriele Pin: vincere è l'imperativo per entrambe le squadre, soprattutto per gli emiliani.
"Io vivo a Parma, è una situazione paradossale perché fino a pochi mesi fa era reduce da un campionato straordinario con tanto di qualificazione alle coppe europee (poi revocata per ritardo nei pagamenti Irpef, ndr). Nell'ambiente la delusione è palpabile. Il Parma ora deve giocare ogni partita come se fosse l'ultima, anche perché se c'è all'orizzonte una possibile penalizzazione deve cercare di fare una media punti da squadra che lotta per il titolo. E' una partita delicata, ha dei giocatori fondamentali infortunati da tempo ed affronta una squadra importante. La Lazio ha dei valori tecnici notevoli, è ben allenata, sulla carta è molto difficile per il Parma, ma nel calcio ci sono degli aspetti emotivi che sono difficilmente prevedibili. Penso che ci sarà una spinta importante del pubblico, è reduce da una buona prestazione a Palermo, è una partita da tripla".
Come si spiega questo tracollo del Parma?
"Sono stato all'estero, l'ho seguita di riflesso, non so se è una situazione sfociata di recente o pregressa. Credo che dal punto di vista psicologico la squadra ne abbia risentito, rispetto alle ultime partite dello scorso campionato poi ci sono sei o sette titolari in meno. Sfido qualsiasi squadra, se non li sostituisci con elementi di pari valore è normale che poi sei destinato a un campionato in tono minori. I problemi economici hanno ingigantito questa situazione, ma già dal punto di vista tecnico è inferiore rispetto alla passata stagione".
Pioli sta invece vivendo a Roma l'esperienza da allenatore più importante della sua carriera. Voi avete condiviso esperienze sul campo con le maglie di Parma e Juventus, era già un predestinato?
"Per Stefano è stato un percorso naturale. Ha fatto già bene in provincia ed in squadre con una discreta pressione. Credo che abbia a maturità e l'esperienza per guidare anche una piazza difficile come quella romana. Le aspettative sono maggiori, ma oltre alla bravura sul campo ha acquisito anche una maturità psicologica per vivere cono serenità le pressioni di una grande città come Roma".
Questa squadra è competitiva per il terzo posto?
"Secondo me sì, ha le qualità per raggiungerlo, poi nel calcio ci sono molte altre componenti che sono imprevedibili. Cali di rendimento, qualche infortunio di troppo, le squalifiche. Ad inizio campionato metti sul tavolo tutte le risorse e le potenzialità, poi ci sono situazioni imponderabili che cambiano queste aspettative, però è una squadra che ha tutte le componenti per far ambire al terzo posto. Fisicità, agonismo, tecnica, esperienza, giovani interessanti. Poi il risultato può dipendere da fattori che esulano dal piano tecnico".
Capitolo Nazionale. Candreva è punto fermo già dai tempi di Prandelli, secondo lei ha ancora margini di miglioramento?
"Antonio è un giocatore importante ed affermato, ormai conosce la piazza. E' un elemento di grandissima qualità, ma dal punto di vista tattico può ancora migliorare molto e con Pioli lo farà sicuramente. Ogni tanto cerca la soluzione individuale anche se non è necessaria proprio perché ha grande autostima nei propri mezzi e questa è una qualità".
Parolo invece non ha trovato molto spazio in Brasile, ma è il giocatore più utilizzato da Pioli nella Lazio.
"Parolo è un incursore, un centrocampista essenziale molto abile negli inserimenti e come rimorchio agli attaccanti. E' un giocatore che completa la mediana della Lazio, è l'elemento che gli mancava per caratteristiche. Assomiglia un po' al primo Mauri, anche lui molto bravo negli inserimenti anche se nel tempo è diventato un giocatore più offensivo. Parolo è un ragazzo con grande spirito di sacrificio, molto generoso, un elemento che qualsiasi allenatore vorrebbe in rosa".
Sfogliamo insieme l'album dei ricordi. Lei approdò in biancoceleste nel lontano 1986. Un'annata travagliata quella del meno 9...
"Ma fortunatamente è finita bene (ride, ndr). Come tutte le imprese ha lasciato un qualcosa di indelebile. Conservo un ricordo bellissimo della piazza, dell'allenatore, di cosa si era formato un quella situazione. C'era stata un'unione tra società, giocatori, tifosi e città veramente incredibile. La squadra era finita in B con una penalizzazione importante, ma lo stadio era sempre pieno e fuori casa ci hanno seguito anche 15.000-20.000 spettatori. E' stata veramente un'avventura bellissima, un grande ricordo personale. Sicuramente molto faticoso, ancora oggi se ci penso... Una favola!".
E' rimasto nella Capitale per ben sei stagioni, quali sono i ricordi o i personaggi ai quali è maggiormente affezionato?
"Ce ne sono tanti, ho indossato la fascia da capitano per quattro stagioni. In quegli anni lì, a cominciare dai meno 9, si pose la prima pietra per la rifondazione della società, le stagioni seguenti hanno permesso di costruire un progetto che ha portato allo Scudetto. Anche l'anno al Flaminio fu particolare, avevamo battuto il Napoli di Maradona diventato poi Campione d'Italia".
Nel 1992 lasciò la Lazio, destinazione Parma. Era al top della sua forma, quali furono i motivi di quella scelta? "Probabilmente era finito un ciclo, quello dei meno 9 e del presidente Calleri. Poi è arrivato Cragnotti, era molto ambizioso, fece altre scelta. Ci fu la prima importante ondata di stranieri in Italia, volevo restare ma con un ruolo da protagonista, erano cambiato tante cose e si concluse quel ciclo con mio grande dispiacere. Il mio primo figlio è nato a Roma, in quel momento lì pensavo di restarci a vita. Poi sono venuto a Parma, mi sono tolto altre soddisfazioni, fa parte del calcio".
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