Lazio, Corapi: "Il 26 maggio è indelebile. L'invito? Spero sia stata una dimenticanza..."

27.05.2023 07:17 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Niccolò Di Leo - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Corapi: "Il 26 maggio è indelebile. L'invito? Spero sia stata una dimenticanza..."

Il momento era complicato, la classifica rappresentava una squadra in grossa difficoltà e l'allora allenatore della Lazio, Vladimir Petkovic, chiese a Tare l'aiuto di una persona esperta che potesse aiutare la squadra sotto il profilo mentale. La scelta della società ricadde sul mental coach Sandro Corapi che, lavorando minuziosamente sui singoli calciatori, riuscì ad alleggerirli dalla pressione e li aiutò a superare le difficoltà. Il suo lavoro si rivelò fondamentale in vista della finale di Coppa Italia contro la Roma, quando una Lazio più libera delle ansie e dalle paure, rispetto ai rivali giallorossi, riuscì a conquistare un trofeo ancora oggi nella storia. Intervenuto in eslcusiva ai nostri microfoni, Corapi ha raccontato del lavoro svolto in vista di quella storica partita e della sua attesa per l'invito alla festa di domenica contro la Cremonese. Di seguito le sue parole.

Che significato ha questa giornata?

"È una giornata di tanti ricordi, tante emozioni. Una giornata di grandi rapporti creati col mondo Lazio in generale e nello specifico con i calciatori e lo staff. Ricordo quando ha segnato Lulic, da quel momento in poi tenere il controllo e le emozioni è stato difficile anche per un mental coach. Dopo è stata una delle serata più belle della mia vita. Abbiamo regalato al popolo laziale una soddisfazione che a distanza di dieci anni è indelebile. Sembra ieri. Mi sono resoconto in quel momento che abbiamo fatto un'impresa insieme ai ragazzi".

In che condizioni trovò la squadra al momento del suo arrivo?

"È sufficiente rivedere la classifica. Rispecchiava l'atteggiamento mentale della squadra e dei calciatori. Non ho trovato un buon clima, anzi era molto sfilacciato, demotivato. Mancava quell'energia necessaria da avere per affrontare una sfida così".

Petkovic ha parlato di una squadra che aveva scelto di concentrarsi più sulle coppe che sul campionato. Durante il suo lavoro ha notato questa scelta?

"Il mio focus era sulla prestazione del singolo, mirata a ottimizzare la performance di squadra. Non ho parlato di quelle che potevano essere le altre dinamiche, le altre concentrazioni. Ho visto una squadra che stentava e calciatori che faticavano a offrire il 100% del loro potenziale. Ho fatto un lavoro individuale. In quel periodo ho dedicato dalle 10 alle 12 ore al giorno: ero il primo ad arrivare, facevo un colloqui individuali, quasi tutti i giorni, con 8/10 giocatori. Non è stato semplice. Andavo via da Formello alle 22.30/23.00 ogni sera. L'obiettivo era lavorare sulla testa individualmente per ripristinare una motivazione per il singolo e poi al servizio della squadra".

Quanto si sente partecipe di questa storica vittoria?

"Mi sento molto partecipe di questa vittoria. Questo grazie a mister Petkovic che ha chiesto a Tare un aiuto, a dimostrazione della lungimiranza di questo allenatore che ha avuto un'intuizione brillante e il d.s. miha chiamato, ci siamo visti con il mister ed è iniziato il lavoro. La testa è tutto, se non si creano le giuste condizioni, diventa molto impegnativo per una squadra. Il calcio è un gioco di testa, le gambe seguono la testa e in quel momento non c'era, quindi le gambe seguivano qualcosa che non c'era".

Quanto è stato importante il lavoro dal punto di vista mentale prima di una finale come quella del 26 maggio?

"C'era una pressione incredibile nella testa dei calciatori. Ricordo le varie dinamiche che ho dovuto affrontare con i calciatori, per quanto era alta la tensione. Il livello era inimagginabile. Solamente io so cosa ho dovuto fare per sedare le ansie, i timori e le paure che i ragazzi avevano nella testa. È stato un lavoro pazzesco, certosino, ma che rifarei assolutamente perché l'ho fatto con amore. I giocatori si ricordano benissimo di me, hanno una stima enorme nei miei confronti e questo vuoldire che ho lasciato qualcosa. Mi dicono sempre che i momenti più belli erano quando andavo io. Quando abbiamo organizzato il paintball e facevamo diverse attività. Un ricordo stupendo".

È stato invitato dalla Lazio per la festa di domenica contro la Cremonese?

"Si tratta di una nota dolente. Fino a ora non è arrivato l'invito, mi auguro che arrivi nei prossimi tre giorni, magari last minute. Fino ad ora non è arrivato nulla. Questa mattina ho chiesto e mi è stato risposto che sono stati invitati i giocatori e lo staff ristretto, io chi ero? Oltre a me in quel momento non c'era nessuno. Mi auguro che sia una dimenticanza, perché se qualcuno ha preso una decisione simile vuoldire che non stava vicino alla squadra, altrimenti avrebbe saputo la vera importanza del lavoro che è stato fatto nella cura dei minimi dettagli. Dal mio punto di vista un mancato invito sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di una persona che ha dedicato tanto tempo alla preparazione mentale dei calciatori. Mi auguro che sia stata una dimenticanza e che qualcuno faccia quello che deve fare, anche se è in ritardo. Già è una mancanza di rispetto non averci pensato prima, ma uno va oltre le dinamiche. Però ripeto, se qualcuno pensa che la mia figura sia stata marginale, allora dico che non conosce le dinamiche che sono state fatte all'epoca, fino alla notte prima della partita a preparare il video motivazionale con i ragazzi di Lazio Style. Un video ralizzato durante la notte. Spero che mi arrivi, altrimenti per me rimane un momento storico che sarà sempre fermo nella mia vita, poi è chiaro che faccio le mie valutazioni sui vari stili comportamentali".

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Pubblicato il 26/05 alle 16.00