Lazio, Folorunsho: "A scuola la difendevo sempre. Inzaghi? Mi ha regalato un sogno..."

13.09.2023 13:30 di  Niccolò Di Leo  Twitter:    vedi letture
Lazio, Folorunsho: "A scuola la difendevo sempre. Inzaghi? Mi ha regalato un sogno..."
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Ce l'ha fatta Michael Folorunsho. Il centrocampista, cresciuto nelle giovanili della Lazio, è finalmente un nuovo giocatore di Serie A. In prestito dal Napoli si è trasferito all'Hellas Verona, squadra con cui sta realizzando il suo sogno e si sta mettendo in mostra davanti a tutto il panorama nazionale. Ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, si è raccontato a 360°, spesso ripercorrendo anche gli anni in biancoceleste ribadendo l'amore nei confronti della Lazio e la gratitudine che deve a Simone Inzaghi.

"Mi ha fatto esordire in Primavera. Quel giorno entrai in campo… non nel migliore dei modi. Il mister ci teneva particolarmente a lanciarmi, quindi a fine partita mi ha ripreso davanti a tutti: nello spogliatoio la sua sgridata è subito diventata un meme, perché ha iniziato ad apostrofarmi in modo divertente e tutta la squadra è scoppiata a ridere. Da un diverbio, ne è nato un modo per confrontarsi: da quel giorno non mi ha più tolto. Grazie a Inzaghi ho realizzato parte di un sogno. Quando è andato in Prima Squadra, mi ha convocato per una panchina in Coppa Italia, a San Siro contro l’Inter. La mia prima panchina tra i professionisti, con la mia squadra del cuore. Era il sogno di una vita. A scuola sono da sempre il più competitivo quando si parla di calcio. A Roma in una classe, su 10 bambini… 8 tifano Roma! E io in qualche modo devo difendere la Lazio".

Dall'addio alla Lazio al Napoli, passando per Bari, Reggina e Francavilla: un percorso ricco di ambizioni

"Quando esci dalla Primavera, ti rendi conto di aver vissuto sulle nuvole. Credi che sia tutto bello là fuori, che sei bravo quanto i ragazzi che sono già in Prima Squadra. Pensi di essere arrivato, ma non è vero niente. Ognuno ha il proprio percorso, e io non ero pronto al salto. Per questo la Lazio ha deciso di non tenermi. Ho trovato un mondo completamente diverso in Serie C! La cosa più difficile? Vivere uno spogliatoio con persone più grandi di te, cambiano l’approccio e il modo di relazionarti. È l’impatto che ho subito di più. Adesso devo imparare a gestire le emozioni: chi ci aveva mai giocato dentro uno stadio, con le pressioni dei tifosi e le ambizioni stringenti di una società?

Umanamente la Virtus Francavilla  mi ha sempre coccolato, perché ero acerbo e innocuo, e quando sbagliavo non lo facevo con cattiveria. Insomma, ero solo un bambinone. Anche mister D’Agostino mi ha sempre dato un’opportunità. Ma a dicembre mi hanno messo ai margini dopo una bravata: tutti piccoli errori, ma era giunto il momento di sbatterci la testa e farmi capire che non devo commetterli. E mi sono detto: 'Un anno fa eri in panchina con la Lazio a San Siro, ora ti alleni con la Berretti alle sette di sera, da solo. Che vuoi fare, la Serie C per sempre?'. Dopo Francavilla, mi ha comprato il Napoli e sono andato in prestito al Bari. Ero felicissimo: Bari ti sa formare come calciatore e come uomo, una piazza importante. Volevo fare bene, ma sono stato una delusione. Dopo due anni in C, mi sentivo pronto. Ho giocato poco e male, non ero in condizione e non ero al 100%. Sono ripartito dalla Reggina e lì sì che sono maturato davvero. Ora va alla grande".