Lazio, Tommaso Paradiso: "Lotito? Se davvero ci tiene a questa squadra deve..."
Durante i suoi concerti le bandiere biancocelesti colorano l'atmosfera, sono segno di appartenenza e di passione per la Lazio, e poco importa se tra migliaia di persone ci può essere chi non lo condivide. La fede di Tommaso Paradiso è sempre stata chiara, mai in discussione e spesso prioritaria rispetto al resto. Ecco perché, come specificato ai microfoni di Radiosei, soffre nel vedere la squadra così in difficoltà, nel notare stanchezza e delusione tra quei giocatori che, ormai, conosce tanto bene da essere quasi una famiglia. Anche lui cerca le cause, da una posizione diversa prova a offrire nuovi punti di vista:
"Le colpe del momento della Lazio sono un po’ di tutti, non possiamo puntare il dito su una sola persona, anche se una per quanto mi riguarda è più responsabile delle altre. Mi dispiace per questi giocatori. Io li conosco, li sento, li vivo, sono diventati un po’ una famiglia. Mi dispiace vederli così dimessi in campo. La sensazione che ho io è che siano un po’ stanchi. C’è una specie di ossimoro delle caratteristiche individuali dei giocatori e l’allenatore. Questa squadra per le caratteristiche fisiche e mentali che ha non si sposa perfettamente con le idee di calcio di Sarri. Da qui questo ibrido cui spesso di parla in casa Lazio".
LOTITO E IL FUTURO - "Il tifoso vuole vincere e la Lazio stando così le cose non potrà mai ambire ad una vittoria importante. Anche in Italia le cose stanno cambiando, molti club appartengono a grandissimi fondi e proprietà, questo mi preoccupa molto. Se Lotito tiene davvero alla Lazio come dice, per il bene di questa squadra e di questi tifosi che hanno bisogno di vincere, dovrebbe fare un passo indietro. Venti anni sono tanti, è un discorso ciclico che si ripete. Non si tifa per il bilancio, un po’ ce l’ho con i tifosi che ragionano in questo modo. Mi piacerebbe ancora vincere, poi è chiaro che essendo nato nell’era Cragnotti sono un po’ condizionato da questa magia che non c’è più. Anch’io ho avuto dei confronti con il presidente, ho fatto dei complimenti quando sono state fatte cose giuste, ma basta dire che questa società non se la compra nessuno. Se non vogliamo sempre alternare buoni anni ad altri negativi, bisogna che apriamo gli occhi".