Voeller su Klose: "Nato per il gol, forte di testa e capace di giocare per la squadra... Il derby? Non ha idea di cosa l'attende"

È una vecchia gloria della Roma sponda giallorossa, ma in un certo senso è legato alla storia del nuovo attaccante della Lazio Miroslav Klose. Stiamo parlando di Rudi Voeller che oltre ad aver militato nella Roma, nella sua successiva carriera da allenatore ha avuto anche l’incarico di guidare la Nazionale tedesca e fu proprio lui a convocare per la prima volta un giocatore che poi si rivelò essere un campione assoluto, capace di mettere nel mirino un record storico come quello di reti segnate con la Germania, appartenente a un mostro sacro come Gerd Muller. Già nella partita di esordio nel 24 marzo 2001, Klose fece subito capire che era nata una nuova stella per il panorama tedesco. Si giocava l’incontro Germania-Albania, in campo tra gli avversari c’era un certo Igli Tare e Klose, buttato nella mischia a partita inoltrata, dopo appena 17 minuti dal suo ingresso, realizzò la rete decisiva che consentì ai tedeschi di vincere e a Rudi Voeller di vincere la sua scommessa. «Sono stato proprio io a far esordire Klose con la maglia della Nazionale tedesca», ammette con orgoglio l’attuale direttore sportivo del Bayer Leverkusen che sulle pagine dell’edizione odierna del Messaggero in un articolo a firma di Mimmo Ferretti, racconta che tipo di giocatore è Miro Klose: «Un attaccante che ha un feeling incredibile con il gol. E basta guardare i suoi numeri per averne conferma. Significa farsi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Non si tratta mai di casualità, ve lo posso garantire per esperienza personale». Un animale da gol, capace di segnare in qualsiasi situazione e in qualsiasi modo anche se la sua migliore qualità è probabilmente quella dello stacco di testa: «Quando era giovane era fortissimo soprattutto nel gioco aereo. E forse era un po’ fuori dagli schemi della squadra. Con il passare degli anni invece, è migliorato moltissimo sul piano della partecipazione alla manovra collettiva. Oggi è un attaccante che sa mettersi a disposizione della squadra, che gioca per i compagni, che sa difendere. Una cosa è sicura: Klose non è un attaccante egoista, uno di quelli che pensano soltanto a sé stessi e non ti danno mai un pallone». E la dimostrazione il bomber tedesco l’ha data già in questo avvio di campionato in maglia biancoceleste, dove ha conquistato tutti a suon di gol e di assist per i compagni: «Un uomo da solo, non fa mai niente: è evidente che la Lazio l’ha messo in condizione di esprimersi al meglio». I risultati si vedono, si vedono così tanto che viene da chiedersi come mai il Bayern Monaco abbia consentito che lui se ne andasse: «Da quello che so io, è stato Klose a non voler restare. L’allenatore del Bayern, Jupp Heynckes, è stato qui con me a Leverkusen, lo conosco bene, è un mio amico e mi ha detto lui l’avrebbe voluto tenere a Monaco solo che Klose temeva di giocare poco essendoci in squadra altri attaccanti come Mario Gomez e Thomas Muller e allora ha preferito cambiare squadra». Meglio così per i tifosi della Lazio, che il 16 conteranno soprattutto su di lui per invertire la striscia negativa degli ultimi derby: «Mi sa che Klose non ne ha mai giocato uno vero in carriera. A Brema c’è una rivalità con l’Amburgo, ma non si può parlare di derby. E a Monaco la sfida tra Bayern e Monaco 1860 non è così sentita. Di certo non immagina neppure lontanamente che atmosfera troverà domenica prossima all’Olimpico… Il derby di Roma è una partita unica, lo so bene». E Voeller sa bene anche, che fare un pronostico è impresa ardua in partite come queste dove può sempre succedere tutto e il contrario di tutto: «Impossibile dire chi vincerà, come al solito. Viste le premesse sarà una bella partita perché si affrontano due squadre di valore, in salute e che hanno dimostrato di saper giocare al calcio. Ma azzeccare il pronostico è impossibile».