Battaglia di Bergamo: punto di carattere - Lazio aggrappata all'ostinazione

20.10.2025 08:00 di  Niccolò Di Leo  Twitter:    vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Battaglia di Bergamo: punto di carattere - Lazio aggrappata all'ostinazione

Bergamo non è stata una partita, è stata una prova di forza. Una notte di coraggio, di cuore, di sacrificio. Un pareggio che racconta una storia diversa, che non si legge nei numeri ma nelle pieghe dell’anima. La Lazio è uscita da quel campo con la maglia sudata e la testa alta, dopo una battaglia vera, contro un avversario che sulla carta sembrava fuori portata.

L’Atalanta è una macchina collaudata, rodata, costruita negli anni. La Lazio, invece, è un cantiere aperto. Un gruppo incerottato, con troppi assenti e un mercato bloccato per colpe non sue (ma del club, ndr). Una squadra che ha dovuto imparare a reinventarsi in corsa, stringendo i denti e tirando fuori la dignità. Eppure, quando tutto sembrava andare storto, la Lazio ha risposto con il cuore.

Un muro di sciarpe biancocelesti al New Balance Arena, un popolo che ha invaso Bergamo con la fede di sempre, quella che non conosce calcoli. Non è stata solo una gara: è stata una dichiarazione d’appartenenza. Perché questa Lazio, pur zoppicante, pur fragile, ha dimostrato di essere viva.

C’è stato Provedel, che ha chiuso la porta come un portiere d’altri tempi. C’è stato Zaccagni, che ha accorciato la convalescenza per tornare a combattere. C’è stato Basic, che doveva partire e invece oggi è diventato “incedibile”, come lo ha definito Sarri. C’è stato Cataldi, cuore e polmoni di un centrocampo che lotta. E c’è stato Tavares, che finalmente ha risposto all’appello del mister: “Nuno deve ritrovare fiducia.” Eccola, la Lazio. Una squadra di pezzi sparsi che prova a rimettersi insieme.

Lo 0-0 di Bergamo pesa come un macigno. Non è il punto in sé, ma ciò che significa. È un segnale, una boccata d’aria dopo settimane di apnea. Un passo avanti, piccolo ma deciso, nel percorso di una squadra che sta cercando sé stessa. La Lazio non è guarita, ma ha mostrato di voler guarire. È una viandante incerta, ma che ha ritrovato la strada. E in questo momento, è già tanto.

Perché Sarri lo ha detto chiaro: “Stiamo lavorando per gettare le basi.” Questa non è la stagione del traguardo, ma quella delle fondamenta.
L’anno zero, quello dove costruisci, dove sbagli, cadi e ti rialzi. Dove impari a reggere la pressione, a convivere con i limiti, a crescere dentro le difficoltà. Tutto ciò che la Lazio sta vivendo oggi, nel dolore, serve a diventare più forte domani.

E allora sì, serve restare accanto a questa squadra. Non per cieca devozione, ma per necessità. Perché costruire non è facile. Perché ogni edificio solido nasce da fondamenta che si scavano nel fango. E la Lazio è lì, nel fango, ma non affonda. Sta lottando, passo dopo passo, per dare un senso a questa stagione. Il percorso è lungo, ma la direzione è giusta.

Oggi serve che tutti facciano la propria parte. La squadra ha risposto presente, si è stretta intorno al tecnico. Sarri ha scelto di crederci, di restare fedele al gruppo e al progetto, anche nelle difficoltà. Ora, però, serve che anche la società mantenga le promesse. Perché un allenatore non può costruire da solo. Ha bisogno di sostegno, di investimenti, di fiducia. Ha bisogno che a gennaio le parole diventino fatti.

E allo stesso modo, anche la squadra merita un’iniezione di fiducia e orgoglio da parte di tutti: ambiente, club e tecnico. Perché questo gruppo, pur ferito, sta dimostrando di voler restare in piedi. E chi resta in piedi, merita di essere sostenuto.

Questo ovviamente non c’entra nulla con il livore che serpeggia tra la gente laziale nei confronti della società. L’ira del popolo biancoceleste è sacrosanta. È la reazione viscerale di chi ama profondamente e non accetta di vedere il proprio progetto naufragare nell’anonimato. È rabbia giusta, profonda, che nasce da un sentimento puro. Ma questa rabbia non deve diventare cieca, al limite dell’autolesionismo. Perché non è autopunendosi che si espia il peccato, e non è distruggendo ciò che si ama che si ricomincia daccapo

Ora serve continuità e orgoglio. Solo così si possono colmare i vuoti di una rosa ancora fragile e incompleta. Il coraggio è l’unica arma per pareggiare il dislivello e tentare di battere un percorso condiviso. Non è auspicio semplice, tanto meno sicuro. Anzi, forse è del tutto improbabile che risulti sufficiente. Ma la bellezza di questa Lazio sta lì, nel provarci sempre, in maniera ostinatamente folle, anche quando tutto il mondo le rema contro. Ed è proprio in quella ostinazione, che c’è già tutta la sua grandezza.

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