Crollo Lazio col Sassuolo: Sarri nervoso, squadra in tilt

Crollo Lazio col Sassuolo: Sarri nervoso, squadra in tilt

Le stagioni sbagliate si riconoscono subito, si percepiscono da come partono, dal rumore che fanno le prime cadute. E quella della Lazio è già una salita ripida, con sassi che rotolano giù più in fretta del previsto. Cade di nuovo, stavolta su un campo inatteso come quello del Sassuolo, e questa sconfitta pesa più delle altre. Più di Como, dove la differenza tecnica con la squadra di Fabregas aveva messo a nudo un gap evidente, ma lasciava almeno intatta la speranza che con carattere, ferro e fuoco, si potesse restituire alla Lazio un’indole da provinciale. Lotte e graffi per mettere il mondo alle corde.

Invece no. Alla prima avversaria di lotta e aggressività, al primo ostacolo davanti da scavalcare con rabbia e intensità, la Lazio si è arresa. Le stagioni storte hanno sempre degli indizi, dei segni che si riconoscono. Fiducia che scricchiola, motivazione che latita, obiettivi che si allontanano. Calciatori stanchi, imbrigliati dentro contratti che avrebbero voluto ridiscutere, annoiati da una realtà che non li soddisfa più. Un mercato bloccato che ha innescato l’effetto domino: niente acquisti, niente uscite, niente aria nuova. La seconda sconfitta in tre partite porta con sé i mal di pancia del gruppo, amplificati dalle parole di Sarri dopo Como: “Abbiamo avuto una performance di passaggi da Serie C” e dalla fuga dal Mapei dentro un silenzio pesante. Sarri è nervoso, e al netto di possibili problemi personali, il suo atteggiamento è diventato insofferenza pura. Segnali, indizi, avvisaglie di un ambiente che non trova pace, che respira un’aria tossica e pesante.


Una squadra che stenta, che fatica a respirare in una salita ripida che spezza il fiato dopo tre giornate. Un quadro cupo, quasi dark: mercato fermo, clima teso, sconfitte che fanno rumore e una Lazio che appare lontana, isolata, rinchiusa dentro se stessa e sempre più distante dai suoi tifosi. Con una sensazione amara: che la situazione difficile esplosa a causa di Lotito diventi, dentro lo spogliatoio, una sorta di salvacondotto, un alibi per smettere di lottare.  Non è una squadra di laziali, questa. Ognuno pensa alla sua condizione, al suo futuro, mentre i laziali veri erano in seimila a Sassuolo per cantare un ideale, oltre ventinovemila hanno fatto l’abbonamento per restare vicino alla Lazio. Ma dentro, nello spogliatoio, nessuno parla la lingua del tifoso. Nessuno sembra sapere cosa significa davvero amare la Lazio. E domenica c'è il derby. C'è da preoccuparsi...

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