ESCLUSIVA - Flavio Roma inviato speciale: "Lazio, ti svelo come battere il Saint-Étienne!"

Pubblicato il 28 settembre alle ore 19.49
29.09.2015 07:45 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Flavio Roma inviato speciale: "Lazio, ti svelo come battere il Saint-Étienne!"
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© foto di Alberto Fornasari

Un corrispondente dalla Francia, con l'Aquila nel cuore. Flavio Roma parle français. Trapiantato nella terra dei galletti da tre lustri, più precisamente nel paradiso del Principato di Monaco. Dieci stagioni con la maglia biancorossa, intervallate da una parentesi da comprimario nel Milan. Una carriera felice, con picchi importanti. I gettoni collezionati in Nazionale, nell'era Lippi. La Champions League, vissuta da protagonista ed un trionfo solo sfiorato contro il Porto di Mourinho. Una valigia piena di ricordi. Tutto cominciò nella sua Roma, con la maglia della prima squadra della Capitale. Lo Scudetto Primavera con gli enfants terribles di Mimmo Caso. Di Vaio, Nesta, Franceschini come Sarti, Burgnich, Facchetti. Da sciorinare a memoria. L'esordio in prima squadra fu inseguito ma mai trovato, poi l'addio e il lungo girovagare tra lo Stivale e la Francia, la sua nuova casa. Flavio Roma ha appeso i guantoni al chiodo oltre la soglia dei quarant'anni e oggi studia da allenatore. "Ho conseguito i vari diplomi, sono in attesa" - ha rivelato in esclusiva ai microfoni di Lalaziosiamonoi.it, in una lunga intervista a tutto tondo. Compresi alcuni consigli su come affrontare il Saint-Étienne, prossimo avversario nel girone di Europa League.

Com'è cambiato il suo rapporto con questo gioco rispetto al giovane Flavio Roma che scalpitava nel settore giovanile della Lazio? "Quando sei in Primavera e inizi ad affacciarti in prima squadra hai ancora una visione un po' innocente del calcio. L'ambizione è quella di esordire magari in prima squadra. Fatto quello cambia tutto, sopraggiunge una certa maturazione, diventa un lavoro. Al di là delle ambizioni cambia l'approccio con quello che diventa il nostro mondo lavorativo".

Torniamo a noi. La Lazio ha espugnato il Bentegodi e ha scacciato i fantasmi da trasferta, una scossa importante. "Sicuramente. La Lazio stava attraversando un momento un po' particolare, con mille dubbi. Riuscire a vincere fuori casa a Verona, non una partita di poco conto, dà una grossa spinta a livello mentale. Ha messo a posto un po' di mattoncini in una situazione in cui stava perdendo l'equilibrio".

Un Biglia sontuoso al rientro ha dimostrato il peso specifico degli infortunati nell'andamento tortuoso della squadra. "Le assenze non sono mai un alibi. Se si costruisce una squadra con determinati giocatori è per arrivare a un certo livello. Chi è all'interno della Lazio non potrà ammetterlo apertamente. Ci sono altri elementi che devono giocare ed è giusto che non venga dato troppo risalto alle assenze. In ogn modo i calciatori assenti sono certamente importanti per questa Lazio".

Quanto è importante invece la conferma tra i pali di Federico Marchetti? "È un portiere che ha avuto continuità nel corso degli anni, non solo alla Lazio. Ha avuto qualche problema a Cagliari, ma quando è stato in campo ha sempre giocato ad alti livelli. Ha dimostrato il suo valore anche con la convocazione in Nazionale, ha disputato un Mondiale. Si tratta di un portiere di livello che già conosce il mondo Lazio, dà continuità piuttosto che alti e bassi. Questa è una condizione molto importante per la scelta di un portiere".

In una Serie A che sembra aver azzerato ogni gerarchia, cosa manca alla Lazio per un salto di qualità? "Chi è li davanti spende milioni su milioni, poi magari gli obiettivi non vengono raggiunti. Ci sono squadre importanti come Inter, Napoli. La Juventus ha raggiunto risultati negli anni, ha costruito uno stadio, ha posto delle basi per cominciare a vincere. Credo che alla Lazio manchino gli investimenti a livello di parco giocatori, chi dirige ne è consapevole. Ci vogliono tanti soldi, nel mercato di oggi un calciatore bravo non costa meno di 30 milioni. È difficoltoso fare una campagna acquisti per vincere..."

Giovedì la Lazio riceve il Saint-Étienne, cenerentola di questa edizione della Ligue 1. "Qui in Francia il Saint-Étienne è una conferma. Anche se non ha vinto trofei importanti è una squadra che dà fastidio a tutti, negli ultimi anni ha sempre lottato nelle prime posizioni o è crollata nei momenti decisivi. Ha reso la vita dura a tutti. Psg, Monaco, Bordeaux, Lione. È una squadra molto aggressiva, soprattutto in casa sono temibili. È uno stadio molto bello, ambiente caldo, può dar filo da torcere a chiunque. Fuori casa rendono un po' meno, ma è sempre difficile da affrontare".

I francesi però sono reduci da una pesante batosta contro il Nizza, hanno perso due elementi chiave come Clement e Pogba. Come approcceranno alla sfida con la Lazio? "Ricordo le partite contro il mio Monaco, è una squadra capace di attendere, sa giocare, non si tira indietro se c'è da far battaglia. Hanno sempre un po' timore di affrontare i club italiani, noi abbiamo un'arma in più a livello tattico. Devo riconoscere inoltre che mister Pioli da questo punto di vista è molto bravo, loro temeranno soprattutto la preparazione della partita".

Un giocatore da tenere sotto osservazione. "Il loro centrocampista centrale Lemoine è un elemento molto carismatico, realizzò anche un gol quando lo affrontai con il Monaco, è un giocatore importante. Non ho nominato il bomber o un elemento offensivo, perchè questa è una squadra compatta con elementi che in campo danno tutto per il gruppo. Anche il portiere, Ruffier, è molto bravo. Se n'è parlato spesso nelle varie campagne di mercato".

L'Europa League può diventare un obiettivo concreto per questa Lazio? "L'importante è non sottovalutare la competizione perchè le squadre sono forti. Deve affrontare ogni partita come se fosse in Champions League, con il giusto approccio. Il nostro campionato è molto più impegnativo rispetto a tanti altri, proprio a livello mentale. La differenza che può fare la Lazio sta qui. In Italia devi lottare con dieci squadre per entrare in Europa, c'è un dispiego maggiore di energie fisiche e mentali in campionato".