GARBAGE TIME - Vagner, il compositore stonato smarrito tra tilt tattici e rigatoni alla banana

Ostia Lido, estate del 1997. Una comitiva di variopinti bellimbusti brasiliani siede attorno ad un tavolino a due passi dal mare, in uno dei tanti ristoranti/stabilimenti balneari che brulicano nella località marina. Vagner viviseziona gli spaghetti con le vongole che il cameriere gli ha appena servito. E’ una sorta di rivelazione, un po’ come quando Er Moviola Andradre (meteora giallorossa d’altri tempi) scoprì la neve e tutte le insidie del campo di gioco giacchiato. Stavolta l’esperimento è ben più lieto, anche se il povero Vagner non riesce proprio a comprendere l’armonia di quell’accostamento di sapori. Pluto Aldair, Cicerone gastronomico, se la ride: “Mangia solo banane. A Kapfenberg (sede del ritiro giallorosso, ndr), quando lo abbiamo costretto ad assaggiare un po' di rigatoni, ci ha tagliato sopra una banana: a fettine, come fosse stato un tartufo, un fungo o una melanzana”. Il mangiabanane, nessun riferimento razzista sia ben chiaro, stavolta significato e significante coincidono realmente. Imparerà ad apprezzare i straordinari sapori dei primi piatti ittici, meno le dinamiche del calcio italiano.
NOTE STONATE – “Ha il fisico di un europeo e la classe di un brasiliano”. Zdenek Zeman non ha dubbi. Visiona da mesi le videocassette del temibile Santos di Luxemburgo. L’obiettivo era Marcos Assunçao – che approderà in giallorosso due stagioni dopo – ma alla vista dell’eclettico centrocampista dal nome melodico, il boemo resta di stucco. Scambi di persona e videoregistratori in tilt: è la stessa estate in cui Zeman vuole Pablo Paz e si ritrova tra i piedi Cesar Gomez. La trattativa con il Santos è tutt’altro che semplice, Vagner pretende il 15% della somma incassata dal suo club (circa 1 miliardo di lire, ndr) come da contratto. Il Peixe fa resistenza e si rifiuta, il Sor Sensi mette mano al portafogli per sbloccare l’empasse, precisando: “E' un giocatore richiesto espressamente da Zeman”. Oltre agli apprezzamenti del boemo, spiovono ottime referenze a destra e a manca. Il leggendario Tostao prova a convincere il ct verdeoro Zagallo a convocarlo con la Nazionale. Falcao lo definisce “un Fuser coi piedi buoni”. Niels Liedholm aggiunge il carico da 12 e sentenzia: “Sarà il musicista della Roma”. Vagner Rogerio Nunes non è propriamente un fanatico del compositore della Land. Da Lipsia a Bauru, cittadina nello stato di San Paolo che ha allevato Pelè, il percorso è tortuoso. "Sì, da bambino mi facevano ascoltare la musica di Wagner ma io preferisco quella brasiliana”. Ed infatti dall’omonimo con la dabliu riprese più delle note armoniose, il gusto per il dramma…sul campo da gioco.
CONFUSIONE TATTICA – Vagner è un interno di centrocampo in grado di ricoprire più posizioni. Viene descritto come elemento polivalente, precursore della mezzala a tutto campo del calcio moderno. Stop. Il suo modo di correre e affrontare l’avversario è quantomeno originale, appare lento e compassato sia nei movimenti che nelle decisioni. E’ tempo di sottoporsi alla cura Zeman, tutta gradoni e montarozzi: “Qui l' allenamento è duro – dichiara dopo la gara di Coppa Italia con il Verona- tre ore al giorno, contro l' ora a cui ero abituato in Brasile”. La dura legge del boemo, ideale per abituarsi al calcio tutto pressing e dinamismo. “La cura di Zeman mi permetterà di fare ancora meglio” – parole testuali. Vagner diventa ben presto l’idolo dei tifosi, speranzosi di un ritorno sulla terra dell’avatar del Dio Falcao. “Sarò la dinamo della Roma”. L’atteggiamento in allenamento è encomiabile. Il combattivo Di Biagio, che di sudore e fatica se ne intende, lo paragona al super pugile Tyson nell’atto degli esercizi per rinforzare gli addominali. Il problema principale resta il matrimonio con il 4-3-3 di Zeman. Vagner viene schierato interno sinistro (pur essendo destro) e in una stagione intera non riuscirà mai a comprendere la logica della vasta gamma di movimenti teorizzati: sovrapposizione sull’esterno, trequartista, incontrista…una confusione tattica che in confronto quella culinaria è un fugace appannamento della ratio.
LAVORI SALTUARI – Impossibile trovare un senso, dagli strafalcioni culinari a quelli tattici il passo è breve. Vagner inizia a stonare in mezzo al campo, come un adolescente brufoloso storpia con ardore la canzone preferita sotto la doccia. Parallelamente si manifestano i primi causi di saudade. A nulla serve la presenza nella Capitale della madre e del fratello maggiore Rubens – che lo allevò come un padre – e le spaghettate agrodolci con la colonia brasiliana. E pensare che uno dei pochi aspetti positivi era il sorriso sulle labbra, mai negato a nessuno. Si narra che i suoi scherzi e battute sciogliessero anche il burbero Zeman. Il rapporto tra i due si deteriora, il boemo si aspettava tutt’altro per la sua Roma ed è rimasto deluso. Il suo spazio in campo si riduce sempre più. Dopo una manciata di partite da titolare viene rilegato in panchina, mentre Zeman trova la quadratura con il trio Tommasi-Di Biagio-Di Francesco. Difficile riconquistarsi la fiducia, il brasiliano perde il sorriso: “Il rapporto con Zeman? Solo professionale. Voglio avere le mie occasioni. Sono alla Roma per dimostrare il mio valore, di certo non per rubare i soldi". Proseguirà la sua vacanza romana tra panchina e tribuna. La leggenda vuole che si rese protagonista di una finta leggendaria contro il Vicenza: testimonianze non ufficiali, impossibile trovare riscontri se non dagli spettatori di quella gara (dotati di buona memoria e spirito masochistico). Viene parcheggiato in prestito al Vasco da Gama, l’anno seguente si trasferisce a titolo definitivo al Celta Vigo. Dopo aver annunciato il suo ritiro prova ad imboccare diversi sentieri. Prima frequenta un corso di giornalismo, poi apre un’azienda che si occupa di sicurezza in eventi e matrimoni, poi ancora impugna il microfono e si improvvisa commentatore. Le ardue scelte del post ritiro. Nota: forse per diventare chef, non è ancora pronto.