Italia, Gravina ha deciso: ecco l'identikit del nuovo ct della Nazionale

Incassato il no di Claudio Ranieri, in Federcalcio si apre una fase di profonde riflessioni, prima di scegliere il successore di Luciano Spalletti. Il tecnico testaccino era considerato il profilo perfetto, per caratura ed esperienza, oltre che per caratteristiche tecnico-tattiche: un suo ‘clone’ non esiste. Ed è per questo che Gabriele Gravina - che fino a ieri sera considerava chiusa la partita - adesso potrebbe prendersi del tempo, costretto a tornare a scandagliare il mercato alla ricerca della soluzione migliore. A proposito, il presidente federale è nel mirino della critica - il ministro Abodi non è stato tenero -: le dimissioni, chi lo conosce lo sa e lo ha spiegato anche lui di recente, non rientrano nella maniera più assoluta nella sua forma mentis, ma è chiaro che i toni si alzeranno e sarà una situazione da monitorare.
I TEMPI - L’avvicendamento Spalletti-Ranieri, che alla fine non c’è stato, era stato apparecchiato in tutta fretta dalla Federazione. Anzitutto per la convinzione maturata sul nome, ma anche per altri due motivi: l’onda lunga emotiva del ko di Oslo e l’uscita dell’allenatore di Certaldo, che ha anticipato i tempi della comunicazione alla stampa della separazione. Adesso, invece, la panchina azzurra potrebbe rimanere vuota un po’ più a lungo: magari non settimane, ma qualche giorno potrebbe servire. Anche perché, dopo il clamoroso dietrofront di Ranieri, la FIGC non può permettersi altre vicende analoghe: il prossimo nome che uscirà dovrà essere “forte”, quello del nuovo commissario tecnico. La Nazionale non è un club, anche a livello di indiscrezioni.
L'IDENTIKIT - C’è un identikit: non un “giochista”. Detto che, per ora, non ci sono indicazioni chiare e non esiste una vera e propria rosa di nomi, qualche indicazione arriva. Tra il calendario ingolfato e la necessità di rimettersi subito in marcia verso la qualificazione ai Mondiali 2026 - prossimo impegno il 5 settembre a Bergamo con l’Estonia - in via Allegri sono convinti che il profilo del futuro commissario tecnico debba essere il più pragmatico possibile: un allenatore di polso e di fatti, non un teorico che abbia bisogno di lavorare molto sul campo. Uno dei dubbi, per la cronaca, che ha sempre accompagnato l’avventura di Spalletti.
IL BORSINO - Partendo da questo presupposto, e dando come più credibile l’ipotesi di “pescare” tra i campioni del 2006, l’identikit risponderebbe - ma questo è solo frutto di un ragionamento - molto più a quello di Gennaro Gattuso o Fabio Cannavaro che a quello di Daniele De Rossi. Tra gli altri profili ipotizzati, farebbero al caso sia Stefano Pioli sia Roberto Mancini: il primo è però promesso sposo della Fiorentina, la FIGC non intende inserirsi anche per le difficoltà e i costi della risoluzione del contratto con l’Al Nassr; il secondo si è proposto, ma per ora il suo nome non è stato oggetto di discussione concreta. Non è da derubricare in maniera netta, specie se non si trovassero alternative valide, ma lo strappo con Gravina - al netto del pentimento in pubblica piazza del Mancio - non è mai stato del tutto ricucito. Si direbbe da scartare, invece, un altro nome la cui carriera è stata legata all’azzurro come quello di Thiago Motta.