ESCLUSIVA - Paola Piola ricorda il padre Silvio: "Scoprì che il calcio andava oltre i cannoni della guerra... E che emozione l'incontro con Pelè" - VIDEO

09.12.2011 19:30 di  Marco Ercole   vedi letture
Fonte: Marco Ercole - lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Paola Piola ricorda il padre Silvio: "Scoprì che il calcio andava oltre i cannoni della guerra... E che emozione l'incontro con Pelè" - VIDEO
© foto di Laziosiamonoi.it

ROMA – Lazio-Novara è stata l’occasione per celebrare ancora una volta la storia di un mito, la storia del marcatore più prolifico di tutti i tempi del calcio italiano, la storia di una vera e proprio leggenda. Silvio Piola ha scritto a suon di gol le prime pagine della gloriosa storia biancoceleste e dal calcio italiano e internazionale in generale, e per mantenere vivo il suo ricordo, Lazio e Novara, due delle tre squadre più importanti della sua vita, prima dello svolgimento della partita di campionato hanno voluto omaggiare la famiglia con delle magliette con il numero nove. Sempre in quell’occasione il delegato allo sport del Comune di Roma, nonché tifosissimo laziale Alessandro Cochi, ha consegnato alla figlia di Silvio Piola, Paola, la medaglia di Roma Capitale. Il giorno dopo si è svolta infine l’ultima bella iniziativa dedicata al campione, quella organizzata dalla Fondazione Gabriele Sandri che nella Biblioteca del Calcio di Piazza della Libertà ha esposto immagini e cimeli inediti dedicati proprio al recordman di reti in maglia biancoceleste. Veramente tante emozioni quindi che la figlia Paola ha commentato in Esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it: «Dire che le ho vissute intensamente è un modo molto riduttivo di risolvere la questione. Le ho vissute e le sto vivendo a 360° con un bagaglio di affetto che non pensavo neanche di poter né reggere né provare. Andrò via dalla vostra città con il cuore pieno e arricchito da molte belle conoscenze, di persone che sono state parte della vita di mio padre e che da oggi sono parte della mia». Tante le istantanee che hanno colpito Paola, e molte di queste sono andate a colmare alcune lacune nella ricostruzione storica della vita del padre, una storia che probabilmente sarebbe stata diversa se non si fosse tinta dei colori biancocelesti: «Credo che la vita di mio padre, questi venticinque anni di calcio attivo ai massimi livelli, sia fatta di step, tutti molto importanti perché non si può dimenticare neanche l’avvio nel calcio, quindi nel suo caso la Pro Vercelli dove lui è arrivato partendo dall’oratorio. Lui ha iniziato a giocare in un oratorio con un prete di nome Don Sassi e con questi suoi amici che poi sono diventati suoi compagni come Piero Ferrari II, con cui ha giocato in maglia azzurra al mondiale, o Baldo De Petrini che ha sfiorato di poco la convocazione ai mondiali del 1938. Quindi questo primo momento è stato fondamentale. Credo che fosse stato preoccupatissimo di togliersi dalla sua terra natale e solo Roma poteva dargli questa comoda dimensione. Una città così calorosa, fosse stata un’altra città secondo me la storia avrebbe preso un’altra direzione, perché secondo me lui aveva bisogno di questo. Voi a Roma avete una modalità di accogliere le persone, di stare accanto con una familiarità così grande. Questo per me è stato determinante e la società Lazio gli ha messo questa comoda cornice che ha consentito a lui di raggiungere la sua maturità calcistica ed è qui in qualche modo che arriva anche alle convocazione della maglia azzurra»

Oltre a riempire quei pochi buchi che rimanevano nella memoria, le fotografie hanno anche fatto tornare alla mente dei ricordi e degli aneddoti bellissimi, il primo di questi è reso ancora più bello dalla circostanza storica in cui si è verificato, ossia l’immediato secondo dopoguerra: «Mio padre esordì in maglia azzurra contro l’Austria nel 1935, in quell’occasione, proprio perché allora forse si stava di più con i piedi per terra questa maglia azzurra è tornata a casa e mia nonna l’ha ricamata. C’è scritto con la “ò” con l’accento, che Silvio Piola segna in quella circostanza questi due gol. Questa maglia è diventata un simbolo e sta al Museo del Calcio di Coverciano dove è giusto che sia. Per me rappresenta un simbolo molto umano, molto vicino, e per mio papà è stato un momento fondamentale. Anni dopo, nel dopoguerra, mio padre era ritornato a Vercelli perché lì aveva la famiglia, il padre, la madre, il fratello Serafino e quindi in quel periodo era a casa. In quei momenti molto difficili si sparse la voce che un tedesco in alta uniforme lo stava cercando. Un tedesco che da giorni andava alla casa di Silvio Piola senza dire chi era e quindi si era creata un’inquietudine in tutto il quartiere, in particolare nella casa e mia nonna Emilia era particolarmente preoccupata. Papà si era negato qualche volta, poi alla fine visto come era fatto lui, disse “basta, vediamo cosa vogliono”. Da grande cacciatore si portò dietro il fucile, questo tedesco bussa alla porta, la porta si apre ed era il portiere austriaco Platzer, quello che tra l’altro aveva preso queste due pappine a quel tempo, loro si abbracciano e mio padre scrisse di suo pugno che in quel momento capì che il calcio, il gioco, il divertimento andavano oltre i cannoni della guerra». Altro particolare ed emozionante ricordo è quello legato all’incontro con un altro mostro sacro del calcio come Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelé: «Ho conosciuto Pelé a Italia 90, quando i campionati del Mondo erano qui in Italia e al Pala Trussardi a Milano avevano fatto questa manifestazione con Pavarotti tra l’altro e da lì nacque l’abbinamento tra la canzone “Vincerò” e lo sport, in particolare con il calcio. In quell’occasione c’era un campione del Mondo per ogni edizione dei mondiali di calcio e Silvio Piola rappresentava il 1938. C’erano Pelè, Maradona, Paolo Rossi, Schiavi, insomma tanti importanti calciatori e Pelè avvicinandosi a mio padre gli strinse la mano e gli disse “Muy obligado, se non ci fosse stato lei non avremmo potuto esserci noi”. Questo è molto bello perché significa che esiste una sorta di staffetta nel corso del gioco del calcio che si passa ovviamente solo se ci sono alcune doti, che non sono quelle atletiche ma anche altri aspetti della costruzione della personalità dell’atleta». Personalità e personaggi di un’altra epoca, figure che hanno scritto la storia del pallone. Piola è stato uno di questi, e la Lazio potrà sfoggiare per sempre e con orgoglio il ricordo di un campione del mondo, di una bandiera, di una di quelle persone che resteranno stampate indelebilmente negli almanacchi e nei libri di storia di questo sport.