Luciano Spinosi: "Il derby? la partita della città e dei tifosi"

09.04.2009 20:38 di  Giulia Costantini   vedi letture
Fonte: Costantini
Luciano Spinosi: "Il derby? la partita della città e dei tifosi"

Luciano Spinosi, ex terzino romanista, è uno che ha vinto tanto ed ha dato molto senza mai tirarsi indietro, ricevendo forse meno di quanto avrebbe meritato.
Un grande calciatore con una tecnica invidiabile, nonché tecnico in seconda negli anni d’oro della Lazio. Un vero romano, per lui il derby era la partita dell’anno. La lalaziosiamonoi.it lo ha scelto per un’intervista in attesa del derby capitolino. Un derby solidale, speriamo, dato che le due tifoserie hanno già dimostrato partecipazione disinteressata, sensibile ed altruista nelle occasioni ben note: la perdita dell’esimio presidente Sensi e la vicenda drammatica di Gabriele Sandri. Oggi la tragedia che ci colpisce tutti, il terremoto in Abruzzo che ha distrutto o compromesso la vita di migliaia di persone, dovrebbe ulteriormente renderci solidali con il nostro prossimo e ancor più con i nostri cugini concittadini. E’ grande la speranza che lo stadio torni ad essere un anfiteatro appassionato sì, ma anche festoso.

Come si avvicina al calcio?
“Ero bambino, vivevo in borgata. A quei tempi c’era solo il pallone, si giocava a calcio anche per strada ed ho iniziato così; poi, giocando nella squadra della borgata dove sono nato, mi sono fatto vedere nei tornei che si disputavano e la Tevere Roma mi ha preso; l’anno dopo sono passato alla Roma, in prima squadra, ed ho iniziato così la mia carriera da giocatore”.

A diciotto anni esordisce in serie A proprio con la maglia giallorossa. Che ricordi si porta dietro di quel debutto?
“Sono tanti e belli. Appunto a diciotto anni ho esordito in serie A con la Roma, poi l’anno dopo, proprio nel derby, riuscii a fare gol con la Roma e vincere 2-1. Essendo romano ed essendo anche a quei tempi romanista, è stata una cosa bellissima: un ragazzo di borgata che gioca in serie A con vicino dei campioni, beh non è da tutti giorni; a quei tempi, tra l’altro, non si giocava a diciotto anni, perché era difficile far esordire un ragazzo, ma la Roma ha avuto la forza di farmi esordire e le cose sono andate bene. Poi ho avuto la fortuna di andare anche alla Juventus dove ho fatto un’ottima carriera”.

Quale era il suo rapporto con il mister Helenio Herrera?
“I rapporti erano di buongiorno e buonasera, ci faceva lavorare, ci faceva correre tanto e si andava bene. Quando eravamo in ritiro non si vedeva mai, se non quando si mangiava, la mattina in allenamento o prima della partita: c’era poco dialogo, lui era una persona così. Herrera veniva, purtroppo, dalla situazione Inter dove aveva la squadra per poter vincere; qui alla Roma il massimo poteva essere la classifica. L’anno dopo io sono andato via, quindi non l’ho più avuto come allenatore, però posso dire di lui che era un allenatore serio, un grande preparatore fisico”.

Lei ha avuto tante vittorie ed ha introdotto molti campioni nel grande calcio, tra gli altri Francesco Totti. Forse questo non le è mai stato riconosciuto abbastanza?
“L’importante è dentro di me sapere che ho fatto esordire tanti giocatori in serie A, poi il merito è anche dell’allenatore della prima squadra che mi ha dato ascolto, perché, essendo io allenatore della primavera, sapevo chi poteva andare in serie A. Totti non era difficile farlo esordire, perché già a sedici anni si vedeva che sarebbe diventato un grandissimo giocatore”.

Cosa pensa di questo grande giocatore?
“In questo momento io vedo che avrà ancora due tre anni, perché è un giocatore fortissimo fisicamente, anche se avuto molti incidenti, sicuramente recupererà, perché dentro di se è un grande, uno forte, è uno che non si ritira mai, che vuole giocare sempre, anche quando non potrebbe; dal mio modo di vedere, forse ha giocato qualche volta di troppo e se si fosse riposato forse in questo momento sarebbe stato molto meglio. Oltre ad essere un ragazzo per bene, un ragazzo simpatico è un grande giocatore”.

Sembrerebbe che la squadra senza di lui faccia fatica.
“E’ vero quest’anno senza di lui hanno fatto pochi punti. E’ un giocatore che fa squadra, i colleghi lo vorrebbero sempre, quando c’è lui sono tutti più tranquilli”.

Dal 1997 al 2004 è stato alla Lazio, come allenatore in seconda. Come si è trovato?
“Devo dire la verità, quando sono arrivato alla Lazio avevo dei dubbi, invece sono stato accolto molto, molto bene: di questo sono contento. Ho fatto sette anni nei quali abbiamo vinto abbastanza prima con Eriksson, poi con Mancini e infine con Zoff ; quindi vuol dire che abbiamo fatto bene, era una società forte con Cragnotti e si è vinto facilmente, perché la squadra disponeva di giocatori molto bravi”.

Che ricordi ha di questi tre allenatori?
“Con Eriksson tanti ricordi: eravamo sempre assieme, finito l’allenamento si andava a giocare a tennis, poi la sera si andava a cena; è una persona eccezionale. Mancini ha iniziato piano, piano a stare con noi e poi è diventato un grande come Eriksson. Sono amico di tutti e due sono due grandi allenatori: dove vanno fanno sempre risultato”.

Tre sconfitte consecutive: Catania, Chievo e Siena. Cosa c’è che non va in questo momento?
“Bisognerebbe stare dentro lo spogliatoio per sapere perché non va. Venivano, prima di queste sconfitte, da quattro risultati positivi, all’improvviso non si può spegnere la luce, vuol dire che c’è qualcosa, mi auguro di no. Ci sono rimasto male quando, una settimana fa, Delio Rossi ha detto: “Non siamo ancora una squadra”, beh mancano dieci partite alla fine, se non sei squadra adesso vuol dire che si ha fallito. Mi auguro che possano fare una buona partita, perché poi il derby è una partita che non sai mai come va a finire, è una partita diversa dal campionato. Si incontrano due squadre che, in questo momento, non stanno al massimo: la Roma è avanti, però deve cercare di fare punti per poter arrivare in Champions e la Lazio deve poter fare qualcosa in Coppa Uefa o in Coppa Italia. Essendo romano mi piace fare il tifo per tutte e due anche se so che non sarà facile”.

La scelta di un ritiro anticipato porterà a qualcosa?
“Io mi auguro di sì per loro, mi auguro che si ritrovino, che parlino tra di loro per sapere cosa è successo e fare gruppo. A me non piace, perché ti innervosisci di più, soprattutto se è un periodo dove non c’è dialogo, questo per quanto si vede dal di fuori. Io avrei preferito lasciarli allenare a Formello, lasciarli tranquilli a casa con le famiglie, poi, magari il giorno prima, andare in ritiro. Io la penso cosi, poi magari mi sbaglio, però il mio modo di vedere e di pensare è questo”.

Un allenatore che ha perso il polso?
“Mi dispiace, perché a me questo allenatore è sempre piaciuto, però anche la società non lo ha aiutato: per esempio sono andati in ritiro e lo ha deciso il presidente, chiaro che il presidente conta molto, però senti prima l’allenatore, invece ho letto sui giornali che abbia deciso tutto il presidente, adesso non so con precisione, però se è così, non è bello, dal mio punto di vista. Se sabato vincono, ha ragione Lotito”.

In questa situazione come si arriva al derby?
Il derby è una partita diversa dal campionato, è la partita della città e dei tifosi. Purtroppo non è più come una volta, perché una volta c’erano più romani e adesso ci sono troppi stranieri che non sentono il derby come lo possono sentire i romani. Questo mi dispiace però è sempre un derby e questo è un derby molto particolare per tutte e due le squadre, perché dovrebbero vincerlo tutte e due”.

Che significato ha il derby per un calciatore?
“Io parlo per me. Essendo romano era la partita dell’anno, cominciavo un mese prima a pensare al derby, però quelli erano altri tempi. Quando si vince un derby, non dico che si è fatta l’annata, però è una bella cosa, attesa da tutti i tifosi.”

Cosa fa in questo momento?
“In questo momento penso al mio fisico, guardo la televisione, vado in giro, vedo le partite ed è bello, perché dopo quarant’anni stare un po’ fermo non fa male”.

Le piacerebbe allenare una squadra in prima persona?
Francamente preferirei allenare dei ragazzi, perché per le prime squadre, quelle dei grandi, è cominciato ad essere un periodo un po’ difficile”.

Continuerà a seguire sia la Roma che la Lazio?
“Certo, la prima cosa che faccio la mattina è leggere il Corriere e andare a sentire e vedere cosa succede nella Roma e nella Lazio, sabato sera sarò davanti alla televisione a vedere il derby”.