A 34 anni dalla scomparsa ricordato Maestrelli

Tanta Lazio del 1974 nell'impianto sportivo di Tor di Quinto oggi centro sportivo dei carabinieri della caserma Salvo D'acquisto. E' conservato là il busto di Tommaso allenatore dello scudetto n.1 della società.
Presenti, oltre ai gemelli Maestrelli, anche Enrico Montesano, Suor Paola e il Presidente della Polisportiva Antonio Buccioni che hanno ricordato un grande uomo, un indimenticabile della storia biancoceleste.
Maestrelli nacque a Pisa, ma a causa del lavoro del padre, che era impiegato delle Ferrovie dello Stato, crebbe cambiando diverse città, fino a che nel 1935, quando era tredicenne, la famiglia Maestrelli fu trasferita a Bari, dove trovò residenza più stabile.
Appena arrivò in città fece un provino con i pulcini del Bari, venendo in seguito tesserato.
A Bari fece le giovanili, fino a che nell'estate del 1938 l'allenatore ungherese della società, József Ging, lo aggregò alla prima squadra, quando Maestrelli aveva appena 16 anni.
Fu lo stesso Ging che lo fece esordire il 26 febbraio del 1939 a Milano contro il Milan; il Bari perse per 3-0, ma aveva dato modo a Maestrelli di debuttare in Serie A a 16 anni, 4 mesi e 19 giorni (il record è di Amedeo Amadei che esordì a 15 anni, 9 mesi e 6 giorni).
Iniziò il campionato successivo, quello del 1939-1940, nella squadra delle riserve del Bari, senza trovare mai spazio tra i titolari, fin quasi alla fine del campionato quando giocò da titolare le ultime 5 partite, contribuendo al raggiungimento della salvezza per la sua squadra con il suo primo gol in massima serie, nell'ultima partita di campionato contro la Fiorentina.
A fine campionato Maestrelli, che era stato richiamato alle armi, partì per prestare servizio militare. Come per tutti i giocatori sotto le armi, Maestrelli riuscì a giocare con il Bari solo quando gli era permesso; in totale 18 partite e un gol nel campionato che vide il Bari retrocedere in Serie B.
Nella stagione 1941-1942 la squadra pugliese, dove Maestrelli era divenuto titolare inamovibile, riuscì a conquistare la promozione nella massima serie. Durò un solo anno la permanenza in A perché il Bari retrocesse in seguito a degli spareggi salvezza con Triestina e Venezia.
Passato alla Roma di Fulvio Bernardini assieme al centravanti Mario Tontodonati nell'"operazione Amadei" (all'Inter),[senza fonte] della squadra fu anche capitano, proprio in uno dei periodi peggiori della storia della squadra giallorossa che si concluse con l'unica retrocessione in Serie B dei capitolini. Maestrelli non seguì la sorte della Roma perché era stato ceduto alla Lucchese.
Terminò la sua carriera di calciatore nel Bari, che per traversie societarie era retrocesso in quarta serie, contribuendo alle successive promozioni della squadra pugliese sino alla Serie B, come calciatore e in ultimo come vice di Federico Allasio.
Allenatore.
Dopo alcuni anni in cui lavorò come vice allenatore nel Bari, a Maestrelli fu concessa l'opportunità di guidare la squadra dopo l'esonero dell'allenatore Pietro Magni. Fu presto esonerato alla sua decima panchina, sconfitto a Genova dalla Sampdoria, e un risultato utile fu l'1-1 contro la Grande Inter di Helenio Herrera).
L'occasione di continuare la carriera di allenatore gli fu data dall'allora presidente della A.S. Reggina, (oggi Reggina Calcio) Oreste Granillo: Maestrelli sfruttò l'opportunità nel modo migliore, conducendo la squadra calabrese (mai andata oltre la Serie C) alla prima, storica, promozione in Serie B nel 1965. Maestrelli fu quindi premiato con il "Seminatore d'oro".
L'anno seguente la Reggina di Maestrelli sfiorò la promozione in Serie A. Il sogno naufragò nel pantano di Lecco (0-0 con i primi in classifica). Dopo altri due anni con piazzamenti a metà classifica, dove nel frattempo muore il suo giocatore Italo Alaimo (appena ceduto al Novara), nel 1968 Maestrelli decise di trasferirsi al Foggia. Con la squadra pugliese fece un primo anno (1968-1969) di ambientamento e sperimentazione, nel quale batté il Bari nel derby con un 4-0 (tutti i gol nel secondo tempo). Sfiorò anche la conquista della Coppa Italia, perdendo la partita decisiva contro la Roma di Helenio Herrera. In Lazio-Foggia all'Olimpico, contro la sua futura squadra - allenata nel frattempo da Juan Carlos Lorenzo e destinata a vincere quel campionato - Maestrelli mise in campo un Foggia che nel secondo tempo dilagò segnando due reti, la prima delle quali - di Dalle Vedove - fu simile a un "rigore in corsa" e gelò l'Olimpico; la Lazio, negli ultimi sei minuti, raggiunse il pareggio con le reti di Ghio e Massa, Maestrelli da allenatore aveva già affrontato la Lazio e Lorenzo, ma all'Olimpico non c'era mai entrato, perciò Lazio-Foggia del 29 dicembre 1968 fu la sua prima apparizione in panchina nello stadio che lo avrebbe visto vincere lo scudetto il 12 maggio 1974 e fu anche quello un Lazio-Foggia.
L'anno seguente (1969-1970) il Foggia del Presidente Fesce e di Tommaso Maestrelli, vincendo 3-1 con il Livorno all'ultima giornata, conquistò la Serie A, ed un secondo "Seminatore d'oro" si aggiunse al primo.
Il Foggia di Maestrelli fu, nel girone di andata, la squadra rivelazione del campionato 1970-1971 (5-1 alla Lazio con un gol dell'allora rossonero Luciano Re Cecconi). Nel girone di ritorno le prestazioni della squadra calarono di tono, ed alla fine retrocesse in Serie B (0-3 a Varese) per differenza reti. La squadra aveva perso una sola partita fra le mura amiche.
L'anno successivo Maestrelli passò alla Lazio, anch'essa retrocessa. Maestrelli volle la riconferma di Giorgio Chinaglia e restò anche Giuseppe Massa, tornante del vivaio. Luigi Martini arrivò a rinforzare il centrocampo diretto dall'anziano Giambattista Moschino. L'esperto Bandoni andò a chiudere la porta. Il ritorno della Lazio in Serie A fu immediato.
Per il campionato successivo (stagione 1972-1973) Giuseppe Massa fu ceduto, e Maestrelli arretrò Martini a terzino sulla fascia destra e trasformò l'attaccante di riserva Manservisi in un "pendolare" della fascia opposta; piazzò il cursore Luciano Re Cecconi (ex Foggia) davanti alla difesa, a sostegno del "regista" Frustalupi (ex Inter) e del mediano d'attacco Nanni. Sistemato il centrocampo Maestrelli costruì la migliore difesa del campionato (16 gol subiti) con Wilson "libero", Oddi "stopper" e Facco terzino a marcare la seconda punta avversaria. Per difendere la porta della Lazio Maestrelli aveva scelto il portiere del Novara (il più battuto l'anno prima in Serie B): Felice Pulici.
I gol avrebbero dovuto farli il confermo Giorgio Chinaglia e Renzo Garlaschelli: ne faranno 10 il primo e 7 il secondo.
La gara di esordio fu Lazio-Inter, ed il derby contro la Roma di Herrera finì 1-0 con gol di Franco Nanni; al ritorno la gara finì 2-0 per i biancocelesti). Con il 2-0 sul Palermo la squadra raggiunse la vetta. Il Milan di Nereo Rocco fu l'antagonista al vertice e, pur sconfitto (doppietta di Chinaglia) nello scontro diretto, si presentò a Verona - ultima giornata - con un punto in più della Lazio e di una ritrovata Juventus. All'ultima giornata il Milan perse 3-5 e la Lazio, momentaneamente prima, perse a Napoli 0-1 e venne scavalcata dalla Juventus (2-1 sulla Roma). Fu comunque raggiunto un traguardo importante per una squadra neopromossa. A fine stagione Maestrelli fu assegnato il terzo "Seminatore d'oro". Nel campionato successivo (1973-1974) la Lazio sconfisse il Vicenza alla prima giornata (3-0); vinse anche per 2-1 entrambi i derby con la Roma. La squadra resistette in testa nonostante l'inseguimento della Juventus (battuta 3-1 nel match decisivo all'Olimpico, con rete di Garlaschelli e doppietta di Chinaglia) e si presentò prima, con tre punti di vantaggio, a tre giornate dalla fine. A Torino, contro i granata, la Lazio perse 1-2 e la Roma batté 3-2 la Juventus: il vantaggio restò quindi immutato. Alla penultima giornata (12 maggio) Chinaglia, su rigore ottenuto da Garlaschelli (10 reti), batté il Foggia e sancì la conquista del primo scudetto laziale, con una giornata di anticipo.
La squadra ebbe la migliore difesa per il secondo anno consecutivo e primato di gol per Chinaglia (24).
La Lazio del 1974-1975, non ammessa alla Coppa dei Campioni (squalifica per gli incidenti nel ritorno di Coppa UEFA con l'Ipswich) partì bene in campionato e si trovava in piena corsa-scudetto quando a Maestrelli venne diagnosticato un tumore al fegato e pochi mesi di vita. I giocatori della Lazio, molto legati al loro allenatore, accusarono il colpo e giunsero solo quarti con Roberto Lovati in panchina.
La stagione successiva (campionato 1975-1976), con Maestrelli ricoverato, il Presidente Lenzini cedette alcuni giocatori importanti come Nanni, Oddi e Frustalupi, e affidò la guida della squadra ad un allenatore emergente, Giulio Corsini, che dopo nove giornate si ritrovò a lottare per non retrocedere. Quindi le condizioni di Tommaso Maestrelli migliorarono grazie ad una cura sperimentale, e riprese il suo posto sulla panchina della Lazio. Nel finale di campionato Maestrelli dovette anche fare a meno di Giorgio Chinaglia, partito improvvisamente per gli Stati Uniti. Maestrelli allora affidò la maglia n. 9 a un promettente ragazzo, Bruno Giordano. La Lazio si salvò all'ultima giornata, pareggiando 2-2 a Como: otto di due reti, rimontò con Giordano e Badiani. Stavolta la differenza reti fu favorevole alla Lazio ed a retrocedere fu l'Ascoli, fermato sul pari dalla Roma.
Andato in vacanza, in autunno il male ritornò. Maestrelli, al quale fu affidato il ruolo dirigenziale in veste di direttore sportivo del culb biancoceleste, allora raccomandò al patron Lenzini l'assunzione del tecnico brasiliano Luis Vinicio. Fu il suo ultimo incarico prima di salutare i suoi ragazzi ed andarsene il 2 dicembre del 1976