Caso tamponi, la Lazio si difende: ecco come è andata davvero

Immobile è stato schierato con l'ok dell'Asl Roma 1 visti i tanti casi di falsi positivi: dal Salisburgo fino alla ministra Lamorgese...
19.02.2021 10:15 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Fonte: Antoniomaria Pietoso - Lalaziosiamonoi.it
Caso tamponi, la Lazio si difende: ecco come è andata davvero
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

RASSEGNA STAMPA - Nonostante la corsa Champions sia entrata nel vivo, in casa Lazio è inevitabile parlare del caso tamponi e dei deferimenti per società e medici. Come sottolinea l'edizione odierna de La Repubblica, sarà cruciale nella vicenda il ruolo della Asl Roma 1.  I biancocelesti, nella loro memoria difensiva, spiegano che Immobile ha potuto giocare a Torino contro i granata dopo l'ok ricevuto proprio dalla Asl. Il dottor Enrico Di Rosa, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell'Asl, era stato preallertato il 29 ottobre con una mail dal dottor Pulcini, che, alla luce degli altri casi precedenti di falsi positivi (Hakimi, El Shaarawy, Mancini), aveva comunicato l'intenzione, qualora Immobile fosse risultato negativo ai due tamponi successivi, di dare l'ok per alla convocazione. Così dopo i test del 30 e del 31, entrambi negativi, Pulcini ha di nuovo avvisato telefonicamente Di Rosa, che "ha condiviso la proposta" di utilizzare Immobile. Tutto confermato dallo stesso dirigente Asl. Il 26 ottobre, prima di Bruges-Lazio, Ciro era risultato positivo al tampone Uefa del Synlab. La dottoressa Lapucci, dello stesso laboratorio, il 6 novembre sulla discrepanza di risultati ha spiegato: «Il test può essere inficiato dalla sensibilità dei diversi kit e da altri fattori » . Infatti è ammesso un margine di errore, sull'affidabilità dei tamponi, del 10%. Clamoroso fu il caso del Salisburgo: tutti negativi, poi 6 positivi, di nuovo tutti negativi nel giro di tre giorni. Lo stesso Immobile in poche ore fu sottoposto a 5 tamponi, che diedero tutti risultati discordanti. Tra le vittime della confusione, la ministra Lamorgese, costretta ad abbandonare una riunione del consiglio dei ministri per un tampone positivo: era sbagliato. In questo caos, la Lazio considera ingiusto già il deferimento, figuriamoci un verdetto negativo nel processo di marzo

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