FOCUS - 19 maggio 1999, l'ultima Coppa delle Coppe 'sceglie' il museo della Città eterna...

Leggere quei nomi nella distinta della gara forse oggi fa un po’ male. Se diamo un’occhiata ai marcatori poi, non ne parliamo. Un’armata di leoni affamati, con sete di vittoria e di gloria eterna. Dopotutto, quella notte del 19 maggio 1999 sembrava l’occasione perfetta per scrollarsi di dosso, almeno per un po’, la tanta rabbia per i torti arbitrali subiti in campionato. Di fronte, il Real Mallorca di Hector Cuper, che anni più tardi, sempre per mano della Lazio, si cucì definitivamente sul petto la nomea di eterno secondo. Eppure, per un po’, le meteore Ibagaza, Dani e Biagini hanno saputo comunque incutere un po’ di timore. Non tanto per i rispettivi curriculum, quanto piuttosto per il brutto ricordo dell’anno prima, al Parco dei Principi, dove la Lazio in finale di Coppa Uefa, venne travolta dall’Inter di un Ronaldo in formato Fenomeno. Ansia sì, ma solo per 7 minuti. Giusto il tempo per Bobo Vieri di salire nel cielo del Villa Park, e infilare Roa con un sontuoso colpo di testa. Il black-out è però nell’aria. Alla Lazio le cose semplici non son mai piaciute. Dani, proprio lui, fa 1-1 tre giri di lancette più tardi, facendo scivolare la gara in una lunga fase di stallo. Ci penserà poi Pavel Nedved nel finale a mettere ordine al caos ‘Vieri contro tutti’, scaraventando in rete il pallone della vittoria. La Lazio iscrive il proprio nome tra le grandi d’Europa, con il primo trofeo oltreconfine della propria lunga vita. La festa può iniziare, come è giusto che sia, anche sopra le righe, con un euforico Lombardo (e non solo) sotto la muraglia di tifosi biancocelesti, con tanto di casco da Bobby, tipico dei poliziotti inglesi (oggi non più in uso). Altro stile, altra Lazio.
ADDIO CUP WINNERS' CUP – Birmingham, West Midlands, nel cuore dell’Inghilterra. Il teatro ideale per consegnarsi alla storia. L’ultima arrampicata nel cielo, spinta dalla braccia dei vincitori. Questa la sorte della leggendaria Coppa delle Coppe (per inciso, The Uefa Cup Winners’ Cup, ndr), che proprio nel 1999 esce di scena, con il trionfo biancoceleste degli uomini di Eriksson. Non potevano non essere le mani di Nesta e compagni a portarla con sé nella Città eterna, lì dove monumenti, statue e chiese si mostrano al mondo come un museo all’aperto. Quegli uomini, come ogni artista che si rispetti, sapevano rendere semplici le cose difficili. E poco importa se qualche giorno più tardi non arrivò anche un più che meritato scudetto, strappato all’ultimo in circostanze fin troppo bizzarre. La storia ha i suoi tempi, e “al destino la sua puntualità”.
GOODBYE NOVECENTO – Non ci si abitua mai alle vittorie, ma le prime hanno sempre un qualcosa in più di unico e nostalgico. Ne sa qualcosa Alessandro Nesta, che alzò quella coppa con una sola mano. Un graditissimo errore di gioventù, che soltanto tre mesi più tardi ebbe modo di recuperare nella regale cornice di Montecarlo. Già, perché l’ultima Coppa delle Coppe permise comunque ai biancocelesti di aggiudicarsi anche la finalissima della Supercoppa Europea in agosto, proprio contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson. Altra storia e altri protagonisti, ma con lo stesso nome inciso sulla placca del trofeo. La chiusura perfetta di un secolo travagliato, quasi ad immagine e somiglianza della sua ‘gemella’.