Lazio | Sarri e il miracolo con squadra alle corde: pesa il patrimonio umano

05.11.2025 13:00 di  Alessandro Vittori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it
Lazio | Sarri e il miracolo con squadra alle corde: pesa il patrimonio umano

Torniamo indietro di 45 giorni. Non è assolutamente piacevole, ma serve per capire come si è arrivati a oggi. È il 21 settembre, la Lazio ha appena perso immeritatamente il derby e nella partita successiva a Marassi contro il Genoa dovrà fare a meno di ben sette giocatori, tra cui cinque centrocampisti sui sei presenti in lista. In classifica la squadra ha 3 punti in quattro partite e occupa la tredicesima posizione insieme a Sassuolo e Verona, con un solo punto di margine sulla terzultima. Un osservatore poco attento potrebbe pensare che da qui si inneschi qualcosa di illogico: la Lazio nelle successive sei partite contro Genoa, Torino, Atalanta, Juventus, Pisa e Cagliari porterà a casa la bellezza di 12 punti, dovendo fare a meno mediamente dai sei ai sette effettivi a giornata. In tale segmento di campionato soltanto l'Inter è stata in grado di fare meglio (con 15 punti), mentre squadre molto attrezzate come Napoli, Como, Juventus e Atalanta hanno avuto un rendimento inferiore ai biancocelesti. Scrivevamo prima che è estremamente superficiale pensare alla casualità, perché in realtà questo piccolo capolavoro ha marchiato a fuoco il nome di Maurizio Sarri e dei membri del suo staff.

VALORIZZAZIONE DELLE ECCELLENZE - Una volta alle corde, la Lazio ha fatto quadrato intorno alla sua eccellenza. L'allenatore ha imposto una decisione pesante, escludendo dalla lista un pupillo della società come Dele-Bashiru (infortunato e con una diagnosi rivelatasi più grave rispetto al primo bollettino) per ripescare un giocatore apparentemente ai margini come Basic. E proprio il croato sarà il simbolo della riscossa, collezionando prestazioni di livello, addirittura mettendo il marchio sulla vittoria contro la Juventus. La squadra si è compattata intorno allo staff tecnico, mostrando un carattere e una disponibilità che forse non si vedevano nemmeno nella Lazio arrivata seconda nel 2022-23 e che hanno permesso di recuperare la partita contro il Torino oltre il 100', dopo aver subito lo svantaggio al 93'. Una volta rientrata l'emergenza a centrocampo (purtroppo non quella complessiva), dopo la sosta di ottobre per le nazionali, Sarri è tornato al 4-3-3 e la fase difensiva biancoceleste è diventata ermetica: la Lazio contro il Cagliari ha collezionato il quarto clean sheet consecutivo, il sesto complessivo in stagione. Nei maggiori campionati europei ha fatto meglio soltanto l'Arsenal con 7 porte inviolate. Serie del genere non sono una novità per la gestione Sarri: nella stagione 2021-22 se ne registrò una analoga di quattro partite, nel 2022-23 invece ne arrivarono due distinte, addirittura di sei partite senza subire gol. L'evidente testimonianza di un'abilità straordinaria, frutto di studio, preparazione, applicazione e della scelta di affidarsi a una fase di gioco rispetto alla quale la squadra è sicuramente più attrezzata ed è possibile capitalizzare il lavoro seminato nella prima parentesi sulla panchina biancoceleste. Per dirla in parole povere, la Lazio non è diventata così ermetica soltanto perché ha scelto di esserlo. Qualcuno l'ha reso possibile. Semmai è il contrario, la Lazio è meno prolifica rispetto, per esempio, allo scorso anno, per una valutazione costo-beneficio. Sarri, che è universalmente riconosciuto per le sue idee di calcio propositivo, non ha dimenticato quel modo di giocare. Anzi, nel suo primo anno sotto il Colosseo la squadra in campionato realizzò 77 gol: furono i 58 subiti a non permettere di toccare i picchi straordinari raggiunti l'anno successivo.

PICCOLO MIRACOLO - Quello realizzato dal 21 settembre a oggi è un capolavoro, per usare una celebre frase di Sarri del passato, un piccolo miracolo. Due anni e mezzo fa il tecnico toscano ricorse a una celebre espressione di Troisi per descrivere l'impresa di condurre la Lazio davanti a Inter, Juventus, Milan, Atalanta e Roma. Stavolta è presto per fare espliciti riferimenti al sovrannaturale, anche se i numeri sviscerati, uniti alla profonda emergenza infortuni, seguita a un'estate paradossale con il mercato bloccato, suggeriscono proprio quello. Semmai si potrebbe trarre un insegnamento utile per il futuro: investire nel capitale umano di alto livello porta sempre i suoi frutti. Lo dimostra il rendimento della fase difensiva, ma soprattutto l'apporto dell'allenatore e del suo staff tecnico. È evidente che la Lazio abbia il suo campione in panchina, ora è compito della società favorire il suo lavoro fin da gennaio, sia in relazione a ciò che non è stato in estate, sia per quello che potrebbe arrivare nel finale di stagione. Perché se esiste ancora una prospettiva sul campionato basta tornare con la mente indietro di 45 giorni per capire a chi essere grati.

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