Lazio, la difficoltà di reggere la pressione: tra rossi e blackout la lista è lunga

Pubblicato ieri alle 8.30
23.04.2019 06:45 di  Alessandro Vittori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, la difficoltà di reggere la pressione: tra rossi e blackout la lista è lunga

Altra occasione sprecata dalla Lazio contro il Chievo, l’ennesima. In soli venti giorni i biancocelesti sono passati dall’euforia della vittoria in casa dell’Inter alla Caporetto di ieri, dal paradiso all’inferno. In mezzo mille rimpianti, Spal, Sassuolo, Milan e una corsa Champions forse definitivamente compromessa. Nel momento in cui bisognava fare lo scatto decisivo la squadra di Inzaghi ha frenato, in modo terribilmente brusco. Blackout inspiegabili, che vanificano il lavoro di mesi, di un anno intero.  

LAZIO, TROPPI BLACKOUT - Nelle ultime due stagioni la Lazio ha mostrato grande calcio. In particolar modo lo scorso campionato, ma anche in quello in corso il derby e i due blitz di San Siro rappresentano delle vere e proprie perle. Alla fine però nel calcio contano i risultati e il rischio di rimanere di nuovo con tanti rimpianti è molto alto. Lo scorso anno più o meno di questi tempi i biancocelesti buttarono al vento una semifinale di Europa League e il quarto posto in tre partite maledette. Salisburgo - Lazio, Crotone - Lazio e Lazio - Inter sono ferite mai rimarginate, da cui la squadra non è riuscita a trarre il giusto insegnamento. Spal - Lazio, Lazio - Sassuolo e Lazio - Chievo rischiano di essere, con modalità e sviluppi diversi, gli spauracchi di questa stagione. In un campionato che di passaggi a vuoto ne ha regalati anche altri: impossibile dimenticare il pareggio di Saponara al 99’ in Lazio - Sampdoria dopo il vantaggio di Immobile al 96’.      

LAZIO, QUANTI ROSSI - “Il rosso a Milinkovic è figlio dell’approccio sbagliato da parte di tutti”, è Parolo a dirlo. Spesso nei momenti difficili alla Lazio saltano le staffe. I rossi a Milinkovic e Luis Alberto sono soltanto gli ultimi di una serie cospicua. In stagione i precedenti sono Marusic a Siviglia nel momento forse decisivo per la qualificazione agli ottavi di Europa League e Radu a Milano contro l’Inter al 120’ del quarto di Coppa Italia. Meno importante, ma comunque influente per il piazzamento nel girone la sconfitta di Francoforte, dipesa anche dalle espulsioni di Basta e Correa. Tornando indietro nel tempo la mente va al rosso di Lulic in Lazio - Inter del 20 maggio, un minuto dopo il 2-2 nerazzurro, con i dieci minuti più importanti della stagione da giocare. Ancora più indietro c’è anche un precedente felice, la vittoria a Napoli per 4-2 che nel 2015 qualificò i biancocelesti al preliminare di Champions League. L’euforia del successo ha fatto cadere nel dimenticatoio lo svolgimento della gara, ma sul 2-1 per la Lazio, con i partenopei in piena rimonta, Parolo fu espulso. E per fortuna sul 2-2 Higuain ha sparato alle stelle la palla del sorpasso.  

LAZIO, AMMISSIONI - È la stessa squadra ad aver tratto queste conclusioni, come rivela Parolo dopo Lazio - Chievo: “Nelle ultime partite avevamo fatto bene, abbiamo mancato ancora quello step di maturità che ci si aspettava. Non siamo stati bravi a dare la giusta importanza alla partita. Sembrava avessimo superato questa fase e invece è tornata più di una volta, forse i troppi ‘bravi’ fanno male”. E il fatto che sia una testa pensante, il vice-capitano della Lazio a dirlo è eloquente. Del resto la stessa società per bocca del ds Tare in estate aveva dato questa chiave di volta agli errori della passata stagione: “La determinazione è ciò che è mancata l'anno scorso in alcuni momenti o partite. Come con il Salisburgo o l'Inter la squadra deve cercare fino all'ultimo momento di stare sul pezzo, ci sono stati blackout di pochi minuti che hanno compromesso una stagione intera”. L’individuazione del problema è il primo passo per la risoluzione. La Lazio ha l’occasione immediata del riscatto, una semifinale di Coppa Italia è il palcoscenico adeguato per la vera riscossa. Poi ci sono altre cinque giornate di campionato. Perché un discorso (la Champions) può dirsi chiuso soltanto quando lo impone la matematica.

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