IL PAGELLONE 2019 - Lazio, un anno di coppe e di campioni. Aspettando la Champions!

02.01.2020 06:30 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
IL PAGELLONE 2019 - Lazio, un anno di coppe e di campioni. Aspettando la Champions!

Con la Supercoppa ancora negli occhi. Si è chiuso così il 2019 dei tifosi della Lazio. E mentre qualcuno a Roma festeggia ancora, c'è chi ha trascorso un Natale senza gioie. I più fortunati hanno alzato al cielo due trofei, stravinto il derby dello scorso 2 marzo e si apprestano a celebrare una storia lunga 120 anni. Perché per l'ennesima volta sono il bianco e il celeste a colorare il cielo della Capitale. Sono stati 365 giorni contraddistinti dalle coppe messe in bacheca e dalle giocate dei fantastici quattro, che hanno rubato la scena e fatto innamorare un popolo intero. Da Milinkovic a Immobile, da Luis Alberto a Correa. Guidati dalla mano di un tecnico che continua a dimostrare tutto il suo valore. I buoni propositi rimangono quelli delle scorse stagioni: arrivare tra le prime quattro e tornare nell'élite del calcio europeo. Come da tradizione, Lalaziosiamonoi.it vi propone il Pagellone dell'anno solare. Buona lettura!

LA SOCIETÀ

LOTITO Claudio: Il Presidente vecchia maniera - Sbraita con Inzaghi al telefono. Piomba nei ritiri per "catechizzare". Coccola il suo Ds. Lo blinda rendendolo immune alle sirene ammaliatrici. Claudio Lotito è il padre padrone di questa Lazio. Sempre più capo, sempre meno despota. Se è vero che l'ultima sia la sua, è altrettanto reale che a Formello vige una nuova politica. "Uomini giusti al punto giusto". Ecco che da qualche mese sono entrati in organigramma: Annamaria Nastri (grande esperienza) in ambito marketing e comunicazione e Nicolò D'Angelo (ex Questore di Roma) Responsabile della sicurezza della Lazio. Infine Sara Zanottelli ancora da ricollocare bene nello scacchiere societario. Ha scelto di rinviare al mittente offerte importanti per i suoi pezzi da novanta, puntando fortemente sul gruppo consegnato a Inzaghi. È convinto del valore dei suoi calciatori, ma a volte per crescere non è sufficiente confermarsi, bensì rilanciare. Sul mercato delle scelte è quasi impossibile pensare a un Lotito che osi, anche se una Lazio cosi forte fa sognare i tifosi per un gennaio differente. Si fida dei suoi collaboratori e punta forte sul suo staff, almeno fino a prova contraria: ha condiviso acquisti e cessioni con il diesse Tare. In ambito di mercato il saldo è ancora da valutare. Anche se al momento le uniche risposte importanti arrivano da Lazzari. Tuttavia gli ottimi risultati della squadra ne esaltano la strategia. "Mai ingolfare la rosa" e mai "incrinare gli equilibri". Efficace la mano tesa del club alla gente, dalla politica dei prezzi, ai messaggi d’amore verso il proprio popolo. La sua gestione è oggettivamente: vincente. Serve il salto di qualità per spiccare il volo. VOTO 7.5

TARE Igli: "Cane segugio" - Resta la spina dorsale della Lazio. La rosa è frutto del suo intuito. Se oggi il forziere potenziale del club vanta centinaia di milioni, forte dell'impennata dei suoi talenti: il merito va ricercato in buona parte in lui. La sua lente di mercato nell'ultima sessione ha portato Lazzari, che ha completato lo scacchiere a centrocampo, ma sembra aver inceppato il fiuto con Vavro e Jony. Questi due tasselli non sono stati in grado attualmente di esaltare la rosa come da programma: aspettiamo. Il suo intuito è la sua forza. E grazie a questa dote, oggi la Lazio vanta calciatori in cima alle classifiche europee per rendimento. C'è un detto che recita: "Solo chi non lavora non sbaglia..." Mancano, infatti, all’appello dei successi: Durmisi e Berisha, veri flop del 2018/2019 che si sommano ai non pervenuti Vavro e Jony. Insuccessi attutiti però dall'exploit incredibile del resto della rosa. Igli Tare è cresciuto parecchio negli anni e per restare alla Lazio ha dribblato offerte importanti. È bravo, è seguito da parecchi club. Rimane una fortuna averlo alla Lazio. VOTO 8

PERUZZI Angelo: L'uomo nell'ombra è un raggio di sole - È il ghost writer di un best seller chiamato Lazio. Dietro le quinte, ma punto di riferimento per calciatori e staff. Il collante ideale per una squadra che ha appena iniziato a togliersi soddisfazioni importanti. Un simbolo ancor prima di essere club manager. Carica ricoperta da subito con passione, senza sentire la pressione e capace di capire i momenti. Ha scritto pagine importanti per il calcio italiano e quello della Lazio. È abituato a fare la differenza senza stare sotto la luce dei riflettori. Essenzialmente essenziale. VOTO 7

DE MARTINO Stefano: La comunicazione Lazio -  Lo scrittore giapponese Haruki Murakami disse: "Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più". De Martino di questo sunto ne ha fatto un mantra. Lui la Lazio se la sente cucita addosso. La respira, la vive, la coccola e su di essa ha inciso il suo marchio di fabbrica. L'impegno va al di là della comunicazione. Stefano De Martino in questo club ci ha stampato la faccia. Tanti gli step superati negli anni. Tante le salite scalate. Dalla rivista ufficiale inaugurata nel 2010 (fiore all’occhiello che ha raccolto un fiume di consensi a Riyad) all'Agenzia Ufficiale Biancoceleste messa online tramite APP nel 2016. Il suo ruolo di Direttore della comunicazione lo svolge a pieno. A volte l’impegno che lo vede costantemente al fianco della dirigenza e dell’allenatore, lo rende poco reperibile in prima persona, nella gestione delle questioni con i media, ma per questo è sempre disponibile e pronto il suo staff. Dalle segrete stanze della comunicazione biancoceleste è emerso, in questo anno solare, un gran lavoro sui social ed una veste grafica rinnovata per il canale tematico su Sky. Oggi Stefano De Martino è pronto a studiare nuove strategie. La Lazio deve crescere e lui sa come operare. I margini di sviluppo abbondano su web e social. Probabilmente è proprio in quella direzione che la società dovrà investire di più. Stefano l'onnipresente è pronto a "divulgare" il verbo. Lui che dal 2008 è a capo della Comunicazione Lazio e che i successi biancocelesti di "Lotito " se lì è vissuti tutti è pronto a sfidare di nuovo il futuro. Professionista serio, sa il fatto suo. VOTO 7.5

DIACONALE Arturo: "Grammofono" - È il portavoce della Società biancoceleste e spesso divulga comunicati a difesa di Lotito e della Società. A volte si muove in maniera tardiva anche se sempre contestualizzata. Riporta il pensiero della presidenza: parla da dirigente. Condivide con Stefano De Martino tutte le strategie di comunicazione con sempre maggior affiatamento. Arturo Diaconale nella Lazio ha speso la sua immagine e il suo carisma per difenderla in ambiti istituzionali e non. È pronto a bacchettare, quando ritiene ve ne sia bisogno. Laziale dentro e uomo saggio, si spende da collante fra la gente e il club. Il suo comportamento si conferma utile. VOTO 6.5

L'ALLENATORE

INZAGHI Simone: Lo Special SimOne - E adesso sono tre. Dalla Supercoppa del 2017 a quella del 2019, passando per il trionfo dello scorso 15 maggio in Coppa Italia contro l’Atalanta. C’è la sua firma su tutti i trofei alzati al cielo dalla Lazio. Anche quando è stato criticato, ha sempre rivendicato quanto di buono fatto in questi tre anni e mezzo alla guida dei biancocelesti. Adesso tutti applaudo Simone, che in un solo anno è riuscito a umiliare la Roma, sfatare il tabù San Siro e battere due volte il “maestro” Sarri. In estate ha deciso di rimanere per riportare la Lazio in Champions. L’obiettivo è alla sua portata. VOTO 9

LA SQUADRA

PORTIERI

GUERRIERI Guido: La forza di aspettare - È stato un 2019 emozionalmente carico quello di Guido Guerrieri. Ci piacerebbe parlare solo di campo, ma quando si perde un genitore a ventitré anni tutto passa inevitabilmente in secondo piano. E allora un anno può essere raccontato anche in sole due immagini: la dedica dei compagni dopo la vittoria sul Parma a marzo e l’esordio di fine maggio contro il Bologna. Un giorno atteso con pazienza per tantissimi anni: sedici dalle prime parate in biancoceleste da bambino, sette dalla prima convocazione tra i grandi contro il Tottenham. Nel 3-3 contro i rossoblù l’emozione gli ha anche giocato un brutto scherzo. Ma resta il premio meritato dopo due anni di lavoro lontano dai riflettori. VOTO ng

PROTO Silvio: Il Proto(tipo) di secondo - Il ruolo di secondo portiere alla Lazio è probabilmente tra i più difficili da giudicare. Per Inzaghi non esiste turnover tra i pali: Strakosha è il titolare, l'inamovibile, l'imprescindibile. Ecco allora che Silvio Proto si ritrova rilegato nella veste di secondo, col compito di rispondere quando viene chiamato in causa. Nel 2019 è successo 4 volte: spartite equamente nel corso delle due stagioni. Analizzando le singole prestazioni, il rendimento del portiere belga appare in crescendo: non benissimo nelle due apparizioni della scorsa stagione in Serie A, molto meglio nelle altre due (più recenti) in Europa League. Nella disfatta europea contro il Rennes, è uno dei pochi a salvarsi (forse l'unico) nonostante le due reti subìte in cui è esente da colpe. Un 2019 tutto sommato positivo per quel che gli si richiede, premiato anche dai suoi ex tifosi - quelli dell'Anderlecht - che lo hanno incoronato miglior portiere dell'ultimo decennio nella storia del club. VOTO 6

STRAKOSHA Thomas: A.K.A. Tommy Shelby - Indissolubile. Dinnanzi alle pallonate come al freddo e alle intemperie. Alla febbre, ai dolori. E pure alle critiche. Nulla può schiodarlo dalla porta - a volte in senso fin troppo letterale -, nulla può impedirgli di proteggere la propria famiglia. Sempre in campo, povero Proto. In questa stagione Tommy ne ha saltate due (le ultime, inutili, di Europa League) su ventitre. Sei sulle quarantanove totali giocate in tutto il 2019. È una certezza. Tra i pali lo è sempre stato e sulle uscite sta migliorando, soprassedendo sui rinvii. Palla al piede ancora non ci siamo. Ma un portiere deve parare e guidare il reparto, mostrare personalità. Portare qualche punto. Tutte caselle della “to do list” spuntate alla voce: Strakosha. Che in quanto a carattere adesso fa persino un po' paura. Come a Cagliari, quando all'ennesimo miracolo sull'ennesimo contropiede rossoblu urla ai suoi: “Troppo facile così. Fermiamoli in nome dei fottutissimi Peaky Blinders!”. Più o meno. VOTO 7.5

DIFENSORI

ACERBI Francesco: “Big Cojones” - Mentre voi leggete le pagelle, con in mano lo spumante e un originale piatto di cotechino e lenticchie, lui si starà allenando a Formello o avrà organizzato una partitella con gli amici tanto per sgranchirsi le gambe. Si sono inventati un’espulsione a Napoli per fargli saltare una partita in tutto il 2019. Se non la ricordate tranquilli, è passato quasi un anno. Un mostro di concentrazione, il Chiellini della Lazio, sta già studiando gli attaccanti della Top 11 del Cadore per l’estate prossima. Nel calcio, come nella vita, conta quello che si ha dentro e non ciò che si ostenta: ha più palle lui del vostro albero di Natale. VOTO 8

ARMINI Nicolò: Giovane promessa - Il capitano della Primavera, il talento da coltivare e far crescere in casa. Ha tutti gli occhi puntati addosso e non potrebbe essere altrimenti. Un percorso delineato nelle giovanili, da anni ormai stabilmente nel giro della nazionale. Il 2019 per il difensore della Lazio è stato senza dubbio un anno speciale. Per lui, oltre alla conquista della promozione in Primavera 1, è infatti arrivato anche l’esordio in Serie A contro il Bologna. Di lui si parla un gran bene, ma ha ancora bisogno di crescere e maturare. La volontà è quella di proseguire insieme ancora per molto tempo. VOTO 6

BASTOS Bartolomeu Jacinto Quissanga: Distratto - Il problema è sempre lo stesso: appena si distrae un attimo, ecco che la frittata è fatta. La precoce sostituzione in finale di Coppa Italia ne è la prova. Diversi gli errori in questo 2019, determinante (ai fini dell'eliminazione dall'Europa League) quello contro il Celtic in terra scozzese. Al contrario, con la giusta dose di concentrazione e di attenzione, diventa quasi insuperabile. Con la definitiva consacrazione di Luiz Felipe e la sorpresa Patric, nella seconda parte dell'anno le presenze da titolare si sono ridotte, ma per Inzaghi rimane una valida alternativa per la retroguardia. VOTO 6.5

LUIZ FELIPE Ramos Marchi: ‘Corri ragazzo corri!’ - Continua il percorso di crescita del brasiliano. Archiviato l'infortunio che ne aveva condizionato il rendimento, nell'attuale stagione è stato scelto da Inzaghi dal 1' in 12 gare di Serie A. Titolare sia nella finale di Coppa Italia che in Supercoppa, è andato a segno nel match di campionato contro i bianconeri. I numerosi ballottaggi vinti con Bastos dimostrano che il classe '97 ha conquistato la fiducia del mister, ed ora anche quella dei tifosi. Con umiltà e determinazione, il sogno è arrivare in alto, sempre in biancoceleste. VOTO 7

PATRIC Patricio Gabarron Gil: Da quinto a terzo - Il 2019 per Patric è l'anno migliore alla Lazio, quello in cui ha trovato il suo vero ruolo. Non solo in campo, dove Inzaghi l'ha reinventato terzo di difesa, ma anche nell'economia della rosa: non è titolare sulla carta, ma spesso è proprio lui a partire dal 1'. Nei primi sei mesi ha alternato buone prove (Milan in Coppa Italia, Fiorentina e Parma in campionato) a partite insufficienti (Spal e Sassuolo). La svolta, come quella di tutta la squadra, è arrivata a ottobre contro l'Atalanta: da quel secondo tempo non ha sbagliato più un colpo. VOTO 6.5

RADU Stefan: Evergreen - “Da marzo non sono stato più uomo”. La rottura con la società, la parola fine già scritta sulla sua carriera alla Lazio. E poi? Le scuse e il pentimento. Ha raggiunto i compagni in ritiro con qualche giorno di ritardo, è stato accolto dai tifosi come un amico che ha sbagliato. Lui a testa bassa è tornato di nuovo a lavorare. E si è tolto di nuovo belle soddisfazioni: con Coppa Italia e Supercoppa ha messo in bacheca altri due titoli. Sono sei in totale in dieci anni in biancoceleste. In campo non si tira mai indietro, è il titolare prescelto da Inzaghi, quello sicuro del posto insieme ad Acerbi. Non c’è Lazio senza Stefan. VOTO 7.5

VAVRO Denis: Gigante troppo buono - Un gigante serviva, ma per mettere paura all’avversario. Gli spaventi, invece, se li prende Vavro. Accanto ad Acerbi è un semplice scolaretto, per quello che è costato ci si aspettava avesse almeno conseguito il diploma. Inzaghi gli offre l’opportunità di farsi valere soprattutto in Europa. Quando non viene impiegato come centrale dei tre va totalmente in tilt. Non che altrove sia meglio. Quel metro e 93 non lo sfrutta quasi mai, quando ci prova è goffo e spaesato. Il pagellino di dicembre piange, così come i 12 milioni spesi per portarlo a Roma. Speriamo che Babbo Natale gli abbia regalato un po’ di cattiveria. VOTO 5.5

WALLACE Fortuna: Desaparecido - Si fa presto ad inquadrare il 2019 di Wallace con la Lazio, è il numero delle partite giocate a parlare per lui: cinque. Durante la seconda parte dello scorso campionato Inzaghi sceglie il brasiliano con la Juventus, l’Inter in Coppa, l’Udinese, la Sampdoria e l’Atalanta. In realtà, i contemporanei infortuni di Luiz Felipe e Patric sembrano aprirgli le porte della titolarità, ma il guaio muscolare alla coscia lo costringe ai box e alla panchina una volta tornato. In estate, il passaggio al Braga è scontato e l’addio alla Lazio non fa disperare nessuno. VOTO 4.5

CENTROCAMPISTI

ANDRÉ ANDERSON Pomilio Lima da Silva: La calma è la virtù dei forti - Il primo esame, quello con la Salernitana, è stato superato a pieni voti. Ora arriva la parte difficile: affermarsi nella Lazio dei grandi. A 20 anni non è semplice per nessuno, soprattutto se di fronte a te hai campioni del calibro di Milinkovic e Luis Alberto. Ma la calma è la virtù dei forti e il lavoro porta sempre i suoi frutti. Per ora il passaggio da Salerno a Roma lo hanno sostenuto virtuosamente solo in due (Strakosha e Luiz Felipe), Andrè Anderson vorrebbe essere il terzo, ma ci vuole tempo. L'importante è non forzare la mano. Il tempo darà le sue risposte. Se son rose, fioriranno. VOTO ng (6.5 con la Salernitana)

BADELJ Milan: Mea culpa - Arrivato come vice-Leiva, Badelj non è mai riuscito a ripetere le prestazioni offerte con la maglia della Fiorentina, che poi l’ha richiamato alla base dopo un anno difficile alla Lazio. Passo lento e cadenzato, buoni piedi, ma mai veramente ai suoi livelli a Roma. Ci si aspettava di più. Milan l’ha detto chiaramente, “è stata colpa mia se è andata così”, e in estate il ritorno alla Viola era l’unica soluzione rimasta. Peccato, Inzaghi ha provato ad inserirlo alternandolo nei ruoli di centrocampo. Il gol al Genoa è stato l’unico lampo del croato alla Lazio. VOTO 5

BERISHA Valon: Un passaggio per chiudere un’esperienza - Un frammento per sintetizzare un altro anno da dimenticare. Racchiuso tutto in quell’errore contro il Celtic e le successive lacrime che lo hanno accompagnato. Un passaggio che ha spianato la strada alla vittoria scozzese, mettendo virtualmente la parola fine sull’avventura europea della Lazio e anche sulla sua in biancoceleste. Perché se è vero che nei giorni scorsi anche il kosovaro ha festeggiato il successo in Supercoppa, gli unici veri sorrisi ultimamente sono arrivati solo con la maglia della Nazionale. A Roma i continui infortuni non gli hanno invece mai permesso di esprimersi sui suoi livelli e quel giocatore ammirato a Salisburgo non si è mai visto. Per Inzaghi è ormai l’ultima alternativa del suo centrocampo. Dopo l’investimento di un anno e mezzo fa, a gennaio può allora già cambiare aria. VOTO 4

CATALDI Danilo: From zero to Riad - Sta facendo molto silenzio e tanto rumore insieme. Il silenzio del lavoro, quello con il quale ormai si sta dimostrando una garanzia e una valida alternativa a centrocampo. Il rumore del pallone che insacca la rete in partite pesanti, in cui ha mandato in delirio il suo ormai riconquistato popolo laziale. Il derby dello scorso 3 marzo, in cui Danilo con una bordata gonfia la rete. L'incontenibile esultanza e selfie in campo a fine gara, giusto per restituire il favore a qualcuno. L'altro gol è nella memoria di tutti, ancora fresco. Un super gesto tecnico per una Supercoppa. Punizione del 3-1 nel finale di partita contro la Juventus a Riad. Szczesny ancora si starà chiedendo dove Danilo l'ha infilata, i tifosi della Lazio pure. Il trofeo poi se lo tiene stretto anche quando i controlli all'aeroporto si fanno severi. VOTO 7.5

DURMISI Riza: Finanziamento a fondo perduto - Dice la saggia Wikipedia, in finanza si definisce a fondo perduto un intervento finanziario caratterizzato dall'erogazione di un capitale del quale non si richiederà la restituzione. Ad oggi, quei 6,5 milioni di euro che la Lazio ha investito nell'estate del 2018 per assicurarsi le prestazioni di Riza Durmisi sembrano proprio avere quelle caratteristiche, quasi una liberalità elargita al Betis. Non per imprudenza, sia chiaro: il danese si era messo in bella mostra in Liga nella stagione 2017/18, l'investimento discreto sembrava essere giustificato dalla velocità da esterno a tutta fascia funzionale al 3-5-2 di Inzaghi. Finisce però ai margini della rosa dopo appena un anno dal suo arrivo, fuori dalla lista Uefa e dalle gerarchie di Inzaghi, fino all'annuncio del prestito semestrale al Nizza che tra pochi giorni sarà possibile ufficializzare. VOTO 4

JONATHAN Rodriguez Menendez: È quasi magia - Quasi. O quasi per niente. In estate approda a Roma per far rifiatare Lulic, ma quando il capitano esce dal campo la differenza si sente tutta. Se chiamato in causa, spesso non convince.  Complice forse il ruolo non propriamente suo, quello dell’esterno a sinistra. Piede delicato, ma tanta - troppa - timidezza. Avanti e indietro, questo il diktat di Inzaghi per i suoi motorini di fascia. Lui avanti ci va, ma indietro non torna. E quando lo fa sbaglia: nasce dal suo errore il gol di D’Ambrosio in quel di San Siro. Prova a rifarsi pennellando il cross decisivo sulla testa di Caicedo a Cagliari. Buon segnale, ma è ancora troppo poco. VOTO 6

JORDAO Bruno: Esordi e addii - 2019 lampo alla Lazio per Bruno Jordao, il giovane centrocampista portoghese sempre dipinto a braccetto con Pedro Neto. Una rappresentazione che evidentemente un fondo di verità ce l'ha: esattamente come il suo connazionale, Jordao trova il suo esordio in maglia biancoceleste nel 2019 per poi abbandonare la Lazio pochi mesi dopo, direzione Wolverhampton. Esordio con gol contro il Reading (Coppa di Lega) e prima rete segnata tra i professionisti. Poco importa se dopo un quarto d'ora è stato sostituito per infortunio, nel 2019 di Bruno Jordao c'è almeno una partita da non dimenticare. VOTO ng

LAZZARI Manuel: Manu Freccia - È servito un po' di tempo, poi Lazzari ha lasciato il segno. Nelle prime uscite non era inserito negli schemi, ma una volta a suo agio è tornato la freccia della Spal. Un assist per il centesimo gol di Immobile, un gol al Celtic Park e il marchio nelle sfide con la Juventus. L'azione del 2-1 di Lulic a Riyad è partita da un suo cross, un suo strappo ha costretto all'espulsione Cuadrado in campionato, in campo aperto ha sempre infilato i bianconeri. Inzaghi l'ha inseguito tanto e ora sulla destra ha uno stantuffo a tratti irresistibile. Chiedete ad Alex Sandro. VOTO 7

LEIVA Lucas: La Grande Muraglia - Non delude mai, perché è l’unico giocatore in Serie A che fa le due fasi in maniera perfetta. Lui difende per attaccare, ruba palla, entra in tackle con il solo obiettivo di buttare la sfera in avanti e far segnare. È l’ago di una squadra perfetta. Quando manca, non c’è equilibrio. Non si può fare a meno di lui perché è un leader e un giocatore di caratura internazionale. Le finali sa solo vincerle: contro la Juventus ha portato a casa il terzo trofeo con l’aquila sul petto. Diciamolo ancora: Biglia per Leiva è stato l’affare del secolo. Ad ogni finale c’è una prova in più. VOTO 7.5

LUIS ALBERTO Romero Alconchel: Sim Sala Spem! - La formula magica applicata alle partite pesanti: ha chiuso l’anno sbloccando la Supercoppa con la Juve, alla faccia del fantasista. È diventato un fuoriclasse. Vujadin Boskov diceva: “Grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri”. Ecco, lui gioca col telepass e non ha neanche bisogno di perdere tempo con gli spicci al casello. Quelli, li lascia come mancia agli altri assist-men del campionato: in questo girone d’andata (neanche finito) è già arrivato in doppia cifra, lo guardano tutti dal basso verso l’alto. A bocca aperta, come i bambini di fronte ai maghi. VOTO 8.5

LUKAKU Jordan: Fake Jordan - Sbaglieremmo a definire disastroso il suo 2019, anche perché quel 2019 non è mai cominciato. In un anno vede il campo quattro volte totali, tormentato dai problemi alle ginocchia che ne hanno totalmente compromesso una stagione e mezza. E un trasferimento invernale al Newcastle, con quella non idoneità fisica a far saltare il banco. L’unico sorriso se lo regala a Firenze, con l’assist decisivo a Immobile per i tre punti del Franchi. Il resto è un viavai continuo dalla Paideia. Un anno mancato, forse l'ultimo treno, passato come la speranza e la pazienza dei tanti estimatori. Di Jordan rimane il potenziale inespresso, a prendersi la scena in Serie A è ancora una volta "l'altro" Lukaku. VOTO 5

LULIC Senad: Capitano coraggio, gol e trofei - La storia si ripete ancora: Lulic segna in una finale e la Lazio conquista un trofeo. Sei anni e mezzo dopo il 26 maggio 2013, il bosniaco decide ancora un atto finale e trascina i suoi compagni. Due gol fotocopia con due minuti di ritardo (73’ invece di 71’), ma la sostanza non cambia. In mezzo un altro anno pieno di tenacia e sgroppate sulla corsia di sinistra. Durmisi, Lukaku e Jony si devono accontentare delle briciole, perché il numero 19 rimane il titolare della fascia. Gol importanti e pesanti, ma soprattutto due trofei alzati con la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana che si tingono di biancoceleste passando per le sue mani. Un totale di 345 gare disputate con l’aquila sul petto e non averne mai abbastanza. A quasi 34 anni, Senad ha l’entusiasmo, la voglia e la grinta di un ragazzino. La Lazio e Inzaghi non riescono a fare a meno di lui. VOTO 8

MARUSIC Adam: Two is megl' che one - Una cosa la si è capita: la concorrenza gli fa bene, molto bene. Con Romulo prima, e Lazzari poi a mettergli pressione per un posto da titolare sulla fascia destra, il montenegrino nel 2019 ha smesso di adagiarsi sugli allori dell'anno precedente. Certo, Lazzari per il momento resta di un livello superiore, difficilmente sostituibile, ma Marusic è lì, pronto per l'occasione. Nota negativa: qualche infortunio di troppo che lo ha messo fuori causa per diverse partite (specialmente in Europa League, con annessa squalifica di tre giornate), non permettendo a Inzaghi un adeguato turnover. VOTO 6

MILINKOVIC-SAVIC Sergej: Chiamatelo Top Player - Un gol per regalare alla Lazio un trofeo ed entrare nella storia. Dodici mesi per reinventarsi e diventare un centrocampista totale. Sergej è imprescindibile, lo è anche nelle nuove vesti, quelle da tuttocampista. Il serbo oggi gioca di fatto accanto a Leiva, ha compiti di copertura, deve dare equilibrio, non è più solo esteta. Meno contributo in zona offensiva forse, ma molta più sostanza senza la quale il modulo a quattro tenori sarebbe insostenibile. Il gol contro l’Atalanta è stato il momento della rinascita, la reazione a una stagione - quella scorsa - vissuta tra mille difficoltà per una preparazione fisica, quella post mondiale, fatta a singhiozzo. In questo campionato è tornato dominante, meno appariscente forse, ma sempre in cattedra. Il mercato non l’ha distratto, è maturato, adesso sì che può essere considerato un leader. Non solo tecnico. VOTO 8.5

PAROLO Marco: Il dodicesimo titolare - Un nuovo compito da assolvere, sempre con la grinta e la tenacia che lo hanno contraddistinto per tutto l’arco della sua carriera. Marco Parolo è stato in un certo qual modo il “sacrificato” di Simone Inzaghi in questo 2019. L’esplosione di Correa e il conseguente spostamento di Luis Alberto sulla linea mediana del campo, lo hanno di fatto escluso dall’undici titolare. Questo non ha però inciso sulla sua importanza all’interno della squadra. A 34 anni Parolo si è ricucito un nuovo ruolo: quello di jolly, gregario, di operaio al servizio della Lazio, oltre che uomo spogliatoio, vice-Leiva, vice-Luis Alberto, vice-Milinkovic. Il suo futuro verrà deciso insieme alla società. VOTO 7

ROMULO Souza Orestes Caldeira: Un passato agrodolce - Resta legato alla Lazio. Lo dimostra il post pubblicato dopo la vittoria della Supercoppa Italiana dall'attuale calciatore del Brescia. Sei mesi che non ha dimenticato Romulo, quelli in biancoceleste. Valida alternativa, dedizione alla causa e una Coppa Italia sollevata al cielo contro l'Atalanta. Poi l'addio che ha reso agrodolce il suo passato recente, la Lazio decide di non riscattarlo e lui non ha inizialmente digerito benissimo la scelta del club. Il presente di Romulo si chiama Brescia , e proprio gli azzurri che incontreranno i biancocelesti il prossimo 5 gennaio. Con la maglia della Leonessa ha trovato continuità con 17 presenze coronate con un gol e tre assist. La corsa alla salvezza però resta tutt'altro che facile. VOTO 6

ATTACCANTI

ADEKANYE Bobby : Il ragazzo si farà – Venti anni, un fisico importante e tanta voglia di arrivare. Il giovane olandese è stato il primo acquisto estivo del club biancoceleste. La punta, inseguita a lungo dal diesse Tare, ha convinto nel ritiro precampionato ed è stato aggregato alla prima squadra. I numeri di Immobile, Correa e Caicedo, però, hanno ridotto le possibilità dell’ex Liverpool. L’esordio in campionato contro il Genoa e le tre presenze in Europa League, impreziosite da un assist contro il Cluj all’Olimpico, lasciano ben sperare per il futuro. Arriverà anche il suo momento. VOTO ng (ng con il Liverpool)​​​​​​​

CAICEDO Felipe: Scusa ma ti chiamo amore - Avete presente il film di Moccia? La Quattrociocche, Raoul Bova...? Perfetto. Ora accartocciatelo e buttatelo nel cestino dei ricordi, perché il 2019 di Caicedo è stato tutto l'opposto. Verrebbe da dire bellissimo, intanto. Una serie evento sviluppata in sette puntate. Sette grandi tappe in un crescendo di emozioni per firmare la rivalsa, nelle gerarchie di Inzaghi e nel cuore dei laziali. Frosinone, Empoli, Roma, Sampdoria - per chiudere col botto il finale di mid-season -, poi Sassuolo, Juventus e Cagliari a suggellare con un graffio al 98' la candidatura agli Emmy Awards come miglior serie tv drammatica. Tutti gol pesanti, alcuni come macigni. Per lunghi tratti è stato il miglior marcatore della Lazio, prima della nuova ascesa al trono di Re Ciro. Caicedo ci ha smentiti e ora è un perno di questa Lazio, bravi a crederci: lui, e Inzaghi. Quindi scusaci Felipe. Scusaci, se ti chiamiamo amore. VOTO 7.5

CORREA Carlos Joaquín: L’ecologista di talento - Un centesimo per una lira. Quello che manca veramente ad un potenziale crack non ancora compiuto. Uno scrigno di genio e imprevedibilità a disposizione di Inzaghi. Elegante, talentuoso, perfettamente funzionale agli automatismi offensivi della Lazio, ma troppo poco letale per quello che potrebbe davvero offrire. Resta comunque uno degli assoluti fuoriclasse della rosa biancoceleste. Nonostante qualche pecca sottoporta, il Tucu ha già dimostrato di essere decisivo in tante occasioni, come nella finale di Coppa Italia contro l’Atalanta o nel gol vittoria al Milan per sfatare l’odiato tabù San Siro. Mai reti banali, quasi sempre decisive ed esteticamente impeccabili. E allora basta centellinare talento. La Lazio vuole spiccare il volo, Correa può davvero condurla alle stelle. VOTO 8

IMMOBILE Ciro: L’immortale - Chi lo vedeva con l’acqua alla gola a metà anno, puntando su una scarsa verve realizzativa tra campionato e Nazionale, non aveva fatto i conti con la sua immortalità. Pungolato, criticato, messo in discussione: Ciro chiude l’anno solare col miglior score della sua carriera, inanellando record e aumentando il giro dei gol. In testa alla classifica cannonieri, al comando per la Scarpa d’oro, spalla a spalla con mostri sacri del calcio europeo. 22 reti nel 2019, 105 totali in maglia laziale, ma quello che i numeri non dicono è la sostanza dei gol: tra ottobre e dicembre, nelle nove reti consecutive in campionato, Ciro è maledettamente decisivo. E soprattutto laziale a tutti gli effetti, nei momenti di sbandamento (vedi la sostituzione polemica con Inzaghi) e in quelli bui di squadra o personali. Mai acqua alla gola segnò un nuovo inizio simile, nonostante sia stato addossato di responsabilità spesso non sue. Signori, è il miglior attaccante italiano, uno dei primi cinque bomber europei, a uno così non lo uccidi mai. VOTO 8.5​​​​​​​

NETO Pedro: ‘Nessun rimpianto, nessuno rimorso’ - Nell'estate del 2019, il portoghese ha lasciato Roma per il Wolverhampton. L’anno era iniziato bene per l'attaccante, che aveva esordito sia in Coppa Italia che in Serie A. 42' in campionato non gli sono bastati, si è trasferito in Premier, dove è quasi sempre subentrato, bucando le porte di Watford e West Ham. Neto, con la Lazio, aveva mostrato cose interessanti ma, per la conferma, sarebbe stato necessario più tempo. Tempo che il club ha pensato non valesse la pensa dargli. Seguendolo con i ‘Wolves’, a Formello non c’è alcun rimpianto. VOTO ng​​​​​​​

Alla realizzazione del Pagellone 2019 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Marco Valerio Bava, Francesco Bizzarri, Mirko Borghesi, Elena Bravetti, Gabriele Candelori, Claudio Cianci, Saverio Cucina, Valerio De Benedetti, Leonardo Giovannetti, Tommaso Guernacci, Federico Marchetti, Andrea Marchettini, Francesco Mattogno, Alessandro Menghi, Antoniomaria Pietoso, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Francesco Tringali, Alessandro Vittori e il nostro direttore Alessandro Zappulla.

DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2020 A TUTTI VOI!

Pubblicato il 1/1/2010 alle 00.00