Lazio, Biglia dice tutto: "Mi voleva una big, non meritavo gli insulti. La fascia? Era di Klose, poi..."

La fascia di capitano, gli insulti ad Auronzo e le lacrime al momento dell'addio. Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Lucas Biglia ha svelato diversi retroscena della sua esperienza alla Lazio. Al termine dei quattro anni a Roma, l'amore dei tifosi si è trasformato in risentimento per la decisione di non rinnovare e trasferirsi al Milan. Al suo posto è arrivato Lucas Leiva, nessun rimpianto per quanto riguarda la società biancoceleste. Mentre l'argentino, a distanza di anni, ricorda ancora con dolore alcune vicende avvenute all'interno dello spogliatoio. Come quando Pioli decise di farlo capitano: “È successo un casino. Battute a parte, fu un onore. Una responsabilità. All'inizio avrebbe voluto dare la fascia a Klose, ma era a fine carriera e disse di no. La scelta era tra me e Candreva, Pioli scelse me. Poi Antonio si rifiutò di fare il vice, ma tra noi nessuna polemica”. 

RIMPIANTI E INSULTI -  “Le 6 finali perse sono il maggior rimpianto. Me ne bastava una, una soltanto, e sarebbe stato più semplice prendere molte decisioni. Gli insulti e le critiche che mi presi ad Auronzo due giorni prima di lasciare la Lazio. Non me li meritavo. Mi hanno fatto male sul serio, perché con la Lazio mi sono sempre comportato in modo corretto. Lo dovevo a Tare, che un giorno venne a vedermi in Belgio e a fine partita disse che sarei diventato il regista titolare della Lazio, e ai tifosi stessi".

LACRIME E ADDIO - “Per restare a Roma ho detto no a una big europea. Non posso dire quale, ma non meritavo di essere chiamato mercenario. Il mio rinnovo con i biancocelesti è stato il più lungo della storia, volevo restare. Scelsi il Milan per provare una nuova sfida, che male c’è? Non meritavo gli insulti, e quando ho lasciato la Lazio ho pianto”.